UN PROGRAMMA DI VITA - Solennità di Onnissanti (Anno A)
Fratelli carissimi, la gioia dell’incontro con il Signore oggi è ancora più ricca perché ci troviamo a celebrare l’amore fedele del Padre, nel contesto dei 60 anni di vita sacerdotale del nostro confratello padre Bonaventura, colonna di questa comunità.
Allora con il cuore pieno di gratitudine per quello che sei per noi, soprattutto strumento della misericordia nelle tante ore di confessionale, volto di accoglienza nell’ufficio parrocchiale, parole di pace e bene per i terziari francescani e per tutti noi… Ci uniamo al tuo “grazie” a Dio, un Dio che MAI delude e chiediamo per te ogni grazia del corpo e dello spirito perché Ti possa ulteriormente confermare nella tua bella vocazione francescana e e sacerdotale, e tu possa essere ancora e per sempre RE, sacerdote e profeta nelle sue mani a servizio dell’Amore e della Parola.
Qualche giorno fa la Scrittura ci palava di tempi difficili, e diceva che per resistere al “giorno cattivo”, occorre indossare l’armatura di Cristo, rivestirsi dei suoi sentimenti, “indossare lo scudo della fede per spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno”. Fratelli e sorelle quello che stiamo vivendo non è certo un tempo facile. Eppure la storia ci consegna che è proprio in momenti come questi che vengono fuori uomini e donne così, che sanno rivestirsi di Cristo, i santi, a cui è dedicata la nostra celebrazione. Nei momenti bui, appare la luce di occhi che sanno guardare oltre. I santi sono la generazione che cerca il volto del Padre in ogni cosa, in ogni tempo, in ogni sorriso e in ogni lacrima, e che riflette quel volto non rassegnandosi ad un presente senza futuro, ad un oggi senza domani, senza speranza; Uomini e donne che accolgono la s-fida della vita, quella cioè di FI-DARSI laddove sembrerebbe impossibile e inutile.
Certo è che sentendo che il santo “viene dalla grande tribolazione” non è che ci venga proprio tanta voglia di familiarizzare con la santità. L’inganno è quello di pensare che se non soffri tanto in questa vita non puoi entrare in Paradiso, che detto così non sarebbe nient’altro che il premio per il male subito. Ma il sangue di cui parla la pagina che abbiamo ascoltato, è quello di Cristo, non il nostro. Dio non ha bisogno del tuo sangue, della tua sofferenza… Nello stesso tempo, la Parola è molto concreta e sa bene che “ciascun giorno porta con sé la sua pena”… E di questo ne siamo ben consapevoli, basta sentire i nostri discorsi per sottoscriverlo: una lamentela continua! E in questi giorni il Signore mi ha suggerito l’immagine del popolo di Israele insidiato dai serpenti velenosi, ricorderete quell’episodio, nel quale viene incaricato Mosè di innalzare un serpente di bronzo su di un asta… ed è curioso che venga detto che Dio vede, interviene, ma i serpenti rimangono, non vengono uccisi, o eliminati, ma quand’anche il serpente avesse morso, nel guardare quel serpente innalzato, il popolo avrebbe trovato salvezza. Parlare di santità in questo oggi difficile, non è per edulcorare la pillola, o per dire che se facciamo i bravi, i problemi verranno meno, e il Covid sparirà… ma per consegnarci una verità ben più profonda… quando la nostra vita è insidiata e morsa dal veleno che intacca il corpo o lo spirito, occorre tenere lo sguardo fisso sul figlio dell’uomo che è stato innalzato, che è stato trattato da peccato, per vincere ogni peccato e non perdere nessuno.
La santità che ci vuol fare celebrare la Chiesa oggi, è anzitutto quella di Cristo che trasverbera poi nella “moltitudine di ogni tribù, lingua, popolo e nazione”, e che va oltre il nome scritto su calendario. Allora la felicità, la “beatitudine”, non è tanto il risultato di uno sforzo umano, quanto piuttosto la disponibilità a ricevere un dono: la presenza di Dio nelle fragilità della propria vita. Celebrare i santi allora non è semplicemente una forma di pietà, o un esibire dei reperti da museo, quanto piuttosto richiamare quelle pietre vive che ancor più che interessate agli eventi prodigiosi, ai miracoli, hanno scoperto e rilanciato la verità del Vangelo. E lo sappiamo bene, la parola di Dio giunge a noi solo attraverso la testimonianza di credenti credibili, che danno forma e carne al mistero nascosto dai secoli. Questo sono stati per noi san Francesco, santa Chiara, il nostro Ignazio da Santhia, i più recenti Chiara Luce Badano e Carlo Acutis, santi della porta accanto.
Il testo delle beatitudini è volto della santità, certo presenta un programma di vita difficile, situazioni paradossali, ma per prima cosa ci ricorda che si entra nella santità, sempre da discepoli, da persone cioè che hanno da imparare in ogni circostanza della vita, senza cedere e soccombere al regime delle circostanze, alla violenza del dato reale, alla crudezza del dato sensibile. Anche quando si manca di una vita “ricca” del successo umano, della consolazione, della capacità di reagire, della giustizia, si può essere beati, perché si può comprende che non tutto dipende da noi, che non siamo il centro di tutto, che non possiamo avere tutto, e non ci possiamo auto-salvare. Quelle elencate allora possono essere condizioni favorevoli per cercare Dio e fidarsi di Lui, fino a dire: “per me vivere è Cristo”. ((E le ultime quattro beatitudini dicono che sono felici coloro che hanno misericordia per gli altri e non giudicano, sono felici coloro che hanno uno sguardo di fede sulle situazioni e non cercando il proprio interesse, sono beati coloro che mettono pace e non zizzania, felici coloro che sono perseguitati perché non hanno taciuto la verità e non hanno accettato di scendere a compromessi con il male.))
Questo è stato Gesù, questo sono i santi che contemplano il volto di Dio, e fra tutti, la Regina, è Maria, che li ha instancabilmente portati a questa via dove chi si umilia, e ha cioè preso confidenza con la terra, con il poco, il piccolo, il semplice, il vuoto, il silenzio, sarà innalzato nella gioia del cielo.
Padre Bonaventura: uomo innamorato di Maria e della Santità, li conosce tutti, tutti i profili dei santi… e fra Luca ne approfitta per farceli festeggiare ogni giorno, ci ha regalato delle composizioni dedicate proprio a Maria, versi frutto di “ispirazioni improvvise a cui non ha saputo resistere”:
Dalle spire avvinghianti del male
creature ogni giorno si distaccano,
e buttate nei fiotti fluenti
dell’acqua della vita
risorgono in Cristo,
e figli,
sono a te restituiti
Rallegrati!
Fiorisci di gioia
o vergine Maria:
se la morte regna ancora,
ogni giorno
è pure Pasqua!
Dilaga nel mondo il male, ma regna pure Cristo,
il Risorto, il Vivente!
Alleluia!!
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Mt 5,1-12)