TI AMO DA MORIRE, TU AMAMI DA RISORGERE - Domenica di Pasqua (Anno B)
Ci sono delle cose che conosciamo così bene, o presumiamo di conoscere così bene, da darle ormai per scontate!
E forse la Risurrezione è proprio una di queste, nel senso che fa parte del Kit di informazioni del credente… E così accade che ogni anno ci confrontiamo con i giorni di passione, morte e risurrezione di Gesù, e non so voi ma almeno io mi sento molto ben descritto dalle parole usate dal Vangelo che ponendoci davanti l’incredulità e lo smarrimento degli apostoli dice: “non avevano ancora capito la Scrittura!”… E non illudiamoci, anche se questa mattina siamo a Messa, forse non siamo migliori degli apostoli.. (“In quell’ora solo uno è rimasto sotto la croce, fino alla fine!) Perché ammettiamolo, ogni volta ci delude e riempie di amarezza quella morte in croce, come le morti che viviamo dei nostri affetti più cari, in quei giorni sprofondiamo nel più basso “ateismo”, tanto da volerci mettere una pietra sopra - una lapide che possa tumulare e chiudere il dolore una volta per tutte - e così masso dopo masso, ci troviamo con un cuore di pietra impermeabile anche alla Pasqua, alla vittoria sulla morte, ad una Parola che vada fuori dalle comuni coordinate di pensiero. No, questo non è un giorno come gli altri. E non si tratta semplicemente di una intrigante conversazione religiosa! Davanti ad un mistero così grande mancano le parole e ogni espressione risulta insufficiente (!) In quella corsa di Giovanni e in quel passo più pesante di Pietro intuiamo subito che c’è dell’altro… come per quelle donne che abbiamo incontrato nella veglia di questa notte, andate al sepolcro mosse da un inspiegabile non-senso; sanno che se qualcuno non sposterà la pietra, per loro sarà impossibile farlo, eppure vanno ad ungere il corpo, un corpo che era già stato sepolto… Ma seguono un intuito, sanno che dovranno confrontarsi con quella pietra, emblema delle pietre che ogni uomo e ogni donna si portano nel cuore, soprattutto quando si trovano a vivere il tema della morte. Forse sono state incoraggiate del detto di Gesù che quando ancora era in vita aveva invitato a parlare alla montagna per smuoverla, a parlare alla roccia, e così inconsapevolmente, precedute dal sole appena sorto, vanno incontro al risorto, per parlare ad un sepolcro. E scoprono che “la destra del Signore ha fatto meraviglie”. (sal) Laddove la scienza e la realtà oggettiva avrebbero potuto solamente ripetere ed attestare il semplice dato sensibile che tutti conoscevano già: il referto di un uomo morto; ecco il Padre può ancora qualcosa… La Pasqua con il volto di queste donne ci insegna che dobbiamo avere il coraggio di abitare la prova e il silenzio: quel tempo nel quale non abbiamo risposte e magari siamo molto arrabbiati rispetto a quanto ci accade. La Pasqua ci insegna nel volto di Giovanni e di Pietro ad alzare lo sguardo, lasciandoci mettere in gioco dalla testimonianza di altri. La Pasqua ci dice che la fede è il cammino per guarire dalle ferite della sfiducia e della delusione. ma anche noi dobbiamo collocarci all’interno di questa storia e non starete più ai margini… Ora da Cireneo, ora da Giovanni sotto la croce, ora da Veronica che asciuga il volto, ora da Maddalena che vuole vedere il suo Signore… Il Vangelo non è un gioco di ruoli ma c’è il tuo volto che devi mettere in questa storia della salvezza… Certo non sarà facile ma Gesù ci aveva detto che il regno di Dio era questione di potature e di semi che dovevano morire per portare frutto… E Lui è quella parola fatta carne e carne di fiducia e amore al grado sommo, fiducia che riesce a “tirare fuori” dal vero uomo, il vero Dio che è in lui. E così scopriamo che in realtà quella pietra è spostata non tanto per far uscire fuori il Cristo -già nel seno del Padre-, quanto piuttosto per far entrare noi nel mistero della morte e della risurrezione. Fino a quando non faremo questa esperienza Gesù rimarrà semplicemente il morto su cui fare il lamento, e la nostra fede si ridurrà ad essere il luogo della Legge o della rassegnazione, oppure il luogo nel quale chiedere di tutto e di più mettendoci sempre noi al centro, fosse anche ora sulla croce, ore nel sepolcro.
La Pasqua nell’immagine del sepolcro vuoto vuole riempire i nostri vuoti e ricordarci che la vita ricomincia sempre, e che non possiamo più permetterci quel dare per scontato che prende la forma del “pensavo fosse qui”… forse anche noi stiamo cercando Gesù nel luogo sbagliato…. Lasciamoci stravolgere dal Crocifisso Risorto che oggi, ancora una volta ci dice “io ti amo da morire, tu amami da risorgere…” Perché sempre, secondo quanto attesta Paolo, “se con lui moriremo, con lui anche risorgeremo”.
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. (Gv 20,1-9)