TETRIS - V Domenica di Pasqua (Anno A)
“Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio”
In questa domenica è istituito un diritto di precedenza alla Parola e alla Preghiera: anche tra le cose buone, non è tutto sullo stesso piano! Quando manca questo discernimento, il rischio è che il buono diventi buonismo. La parola senza preghiera resta un semplice flatus vocis, emissione di voce, una fra le tante.
La parola pregata diventa lode e come ci ha fatto pregare il salmo: “per gli uomini retti è bella la lode” e questo perché … “Dio dimora nelle lodi del suo popolo” (Sal 22,4), ”Dio non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo” (At 7,48), e gli è gradito il “sacrificio della lode”, cioè: “il frutto di labbra che confessano il suo nome” (cfr. Eb 13:15). A conferma di ciò l’evangelista Matteo riporta: “Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). In questo senso siamo pietre vive di un edificio vivo, questo mistico scambio è la Chiesa! Troppo spesso, siamo pietre morte di un edificio molto attivo, però poco spirituale e molto mondano, che lo trasforma in “covo di ladri” e non in “casa di preghiera” (cfr. Mt 21:13); perché quando rubiamo la centralità di Colui che abita, (magari proprio in nome delle tante cose da fare!), restano quattro mura ed uno spazio vuoto!… E’ il pericolo che vive la novella comunità di Gerusalemme, nella quale la preoccupazione delle mense assorbe la vita… E così il ritornello di domenica scorsa continua a farci da eco e da ombra redarguendoci dalla continua smania del fare e ancora fare… “Che cosa dobbiamo fare?”; per ricordarci ancora una volta, che Dio non ci ama per le nostre performance ... e che non ci sarà niente di quello che potremo fare a far si che Lui ci ami di più ... e niente che non faremo, che ci farà amare di meno! Gesù continua a ripetere: “Non sia turbato il vostro cuore”. Per essere pietre vive una è la cosa necessaria da ripetere a tutte le Marta della terra: la centralità e l’immersione (battesimo) nella Sua Parola, amalgamata con la malta della preghiera… E’ questo il cemento della fede, che si fa obbedienza concreta! Questo permette quel mirabile e misterioso tetris di incastri, non per una torre di babele, ma per un edificio stabile e ordinato dove gli spigoli dell’uno si incastrano nelle sporgenze e rientranze dell’altro, e tutto ha Cristo come roccia, come fondamenta, come architetto ed ingegnere, che dona stabilità, che ci permette di restare in piedi: “Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In Lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio Santo nel Signore; in Lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito”. (Ef 2, 20-22)
Nel Vangelo di oggi ci troviamo dinanzi al congedo di Gesù dai suoi, ed è normale l’essere scossi dei discepoli, perché senza pietra angolare l’edificio è debole, vacilla, crolla, perché la separazione e l’abbandono fanno paura a tutti. Per questo è importante che il Signore ci parli di una nuova dimora, di casa, di un posto preparato proprio per noi, e che si presenti come la via e il compagno di viaggio, per arrivarci e incontrare il Padre. E lo fa con la gioia e la dedizione di quando noi assicuriamo ospitalità ad un amico, diamo le informazioni necessarie per raggiungerci e facciamo di tutto per rendere grazioso il luogo dell’accoglienza e la permanenza nella nostra casa. La casa è il simbolo della sicurezza e della pace, una delle prime cose che un bambino impara a disegnare! Il nostro Dio è un Dio di comunione e relazione e vuole che “dove sia Lui, siamo anche noi”! La notizia di avere un posto preparato è importante, perché risponde a quel bisogno di appartenere a Qualcuno e di avere qualcosa di nostro, senza affitti e mutui sulla testa. Allora buio, paura e vuoto non si presentano più come luoghi da evitare, ma spazi da abitare con il Suo Spirito. E in questo Spirito la promessa è quella di “fare cose più grandi di Lui”. La prima è il saper vedere Dio all’opera nelle cose di sempre. Che Dio veda l’uomo sembra scontato e doveroso, ma che noi possiamo vedere Dio nelle cose di ogni giorno non lo è! E’ con questa luce che possiamo spendere e dare la vita per l’altro, preparandogli un posto perché sia a suo agio nel mondo e possa vivere, dando il meglio di sè… Chiunque crede in Cristo è in potenza di fare le opere che Cristo fa, perché inabitato, ispirato, fortificato, illuminato dal suo stesso Spirito e dallo stesso principio vitale non può che scaturire la stessa vita! Colui che ha detto “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5), oggi ci dice che con Lui, nel suo Nome, nel suo Spirito, possiamo fare tutto… e di più ancora!
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». (Gv 14,1-12)