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TEMPO DI "MIETEZZA" - XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

In queste settimane la parola ha dei toni agresti, il Signore continua a parlarci della terra, per non farci dimenticare la concretezza del vivere e per tenerci… con i piedi per terra! E dopo il tempo della semina, raccontatoci domenica scorsa, oggi è come se con un drone la Parola ci facesse alzare in quota per avere una visione d’insieme del campo e ci mostrasse che non solo ci sono diverse tipologie di terreno, ma anche diverse colture. Infatti in questo campo, grano e zizzania si mescolano e si confondono. Fin da subito siamo tentati anche noi di cercare un colpevole e di lasciarci andare al giudizio che forse il contadino non abbia fatto un buon lavoro, che abbia usato del seme scadente. Ma la scorsa settimana, ricorderete, è stato posto l’accento proprio sulla bontà dell’unico seme caduto nei diversi terreni. Proprio per questo la parabola deve mettere in conto l’opera esterna di un nemico avvenuta “mentre tutti dormivano”, nel buio, di nascosto, nelle tenebre come fa fare la vergogna, come fa la menzogna, che fa il peccato… e proprio per “gettar zizzania!”. Siamo condotti con una certa leggerezza, tipica della parabola, al peso tutto intero della realtà, al cuore delle “cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”. Non deve stupire… Alla “cosa molto buona” di cui si compiace il Signore al termine della creazione, si oppone fin da subito un nemico che accompagnerà la vita con il contro-canto delle cose brutte, con le tentazioni all’interno delle tante occasioni messe a disposizione. Ma in tutto questo resta vero che “non c’è Dio fuori di te, che abbia a cuore tutte le cose”.

Il Signore accompagna ogni suo figlio con la forza dello Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza e che intercede con "la voce della creazione”, con i gemiti inesprimibili del grano scosso dal vento che fa appello al padrone pieno di forza e potenza perché lo aiuti a crescere senza soffocare, perché aiuti il discernimento. Purtroppo noi viviamo con la continua fregola di vedere tutto, comprendere tutto, capire tutto… ma ci sono gli occhi nuovi della fede che ammettono altri orizzonti e che non vogliono lasciarsi offuscare dalle cose che “rimangono nascoste”. Il libro del Qoelet ci dice che Dio “ha fatto bella ogni cosa a suo tempo”, e fratelli e sorelle le parole di Dio sono indelebili! E’ vero, non è sempre facile vedere l’opera di Dio in mezzo a noi e discernere tra le due facce della medaglia. Spesso l’inganno è subdolo, ma proprio per questo ci viene ricordato che non è compito del servo quella di estirpare, non è vocazione dell’uomo il giudizio finale, il rischio sarebbe di far male al buono che c’è… e quel Dio che non vuole “che nessuno si perda e che tutto sia salvato”, prende su di sé in modo singolare l’autorità di quel giudizio definitivo che deve avere la precisione dell’operazione chirurgica.

Quante volte il desiderio di mettere immediatamente a posto una situazione ci ha fatto fare errori di valutazione, ci ha fatto commettere sbagli enormi, ci ha fatto rovinare e ferire il buono… Quante volte siamo animati ed elettrizzati dallo spirito di Giovanni Battista con “la scure già posta alla radice degli alberi” , con in mano il ventilabro per ripulire l’aia e il fuoco per bruciare”… (Cfr. Lc 3), o da quello di Pietro che per difendere Gesù estrae la spada dal fodero (Gv 18,10). Ci sentiamo i giustizieri finalmente arrivati, che vogliono fare piazza pulita, fare campo pulito, ma spesso il rischio è quello di fare solo terra bruciata, e il deserto… non porta alcun frutto!!

Il nostro Dio non vuole lasciar crescere la zizzania perché sadico e connivente con il male ma perché vive nella speranza che quell’erbaccia possa essere come il ladrone pentito sulla croce, e possa in qualche modo attuarsi una mutazione misteriosa e trasfigurarsi in grano, come l’acqua che si trasforma in vino, come il malato che viene guarito, come il peccatore che viene perdonato, il morto che risorge…

Nell’Antico Testamento si racconta di quando Davide fu insultato ed oltraggiato dalle maledizioni di Simei, e anche in quell’occasione, chi era con lui disse “lascia che io gli tagli la testa”… Davide dirà: “lasciate pure che maledica” perché io possa imparare qualcosa da questa afflizione vissuta in Dio. E continuarono il cammino insieme - il testo dice - “Simeì camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide”. Grano e Zizzania. Si può imparare qualcosa anche dall’erba cattiva: il tempo e l’arte della “MIETEZZA” - una parola che non esiste, ma che vuole coniugare il mietere con la mitezza: la capacità cioè di attendere i tempi del Signore nella certezza che tutto ciò che non è buono non passerà la dogana di Dio. Lo abbiamo visto domenica scorsa, nel nostro cuore abitano al contempo terreni buoni e terreni improduttivi… anche qui in questo momento tra noi c’è buon grano e zizzania, nelle nostre famiglie, nella chiesa di Dio… ma Dio viene proprio per questo, viene a salvarci, Dio viene a farci misericordia! A dirci: NON SEI UN ERRORE ANCHE QUANDO SEI UN ORRORE E UN DISTURBO…Non sei un errore anche se fai errori. E allora benedetto questo tempo di consapevolezza perché forse se la mietitura si fosse compiuta ieri o forse solo un attimo fa, io sarei già stato reciso dal campo di Dio. Ecco che con questi occhi con cui siamo guardati possiamo guardare il campo di Dio, il campo dell’umanità e semplicemente riposare e gioire, perché… Dio ha fatto bene ogni cosa!

 
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”». Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». (Mt 13,24-43)
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