SPUTARE SANGUE - Corpus Domini (Anno B)
Darsi “corpo e anima” per una buona causa, “versare sangue” per una persona, “sputare sangue” in un contenzioso, sono espressioni che usiamo nel nostro comune parlare per dire una sovrabbondanza di impegno, fatica e amore… La solennità che stiamo celebrando è la sorgente di questa capacità. Se per noi eccezionalmente e simbolicamente possiamo usare un simile linguaggio, Cristo realmente, gratuitamente e per tutti. Entriamo in un livello “superiore”, come la stanza nella quale si è celebrato, sotto il velo dei segni, il misterioso dono del corpo e sangue di Gesù. Una stanza che chiede di elevarsi perché se si semina solo nella carne si raccoglie solo nella carne, che sarebbe un po’ come azzerare e livellare le speranze perché significherebbe dire che sappiamo già dove possiamo arrivare, fino dove possiamo spingersi, dove possiamo pescare, ignorando completamente quel “rilancio dalla parte destra”, che può portare ad una pesca miracolosa. Sarebbe come dire: guarda alla salute, all’età che hai, alle conoscenze che hai, ai soldi e beni che hai o non hai, somma tutto questo e la tua vita sarebbe fatta e finita. Ed invece la Storia che ci racconta Gesù dice qualcosa di diverso… un pugno di rozzi e fragili discepoli, una condanna a morte di croce, tradimenti all’orizzonte… e poi invece una Risurrezione che stravolge tutti i conti e porta a compimento ogni promessa. Perché la vita non è una ricetta nella quale basterebbe la giusta dose di ingredienti e il gioco sarebbe fatto. Per fortuna, c’è sempre un oltre, che sia il credente che il non credente, non può non considerare, pena: una vita frustrata ed incompleta. C’è un oltre che invita ad elevarsi. C’è una stanza al piano superiore che chiede di essere abitata. Solo in questo luogo-non-luogo, quel pane e quel sangue diventano Lui…
È urgente leggere l’Eucarestia, come casa, come tavola da pranzo come talamo nuziale, non è blasfemia ma è l’estasi dagli occhi aperti che reclama la parte spirituale in noi… quella di cui tutti facciamo esperienza: basti pensare all’innamoramento, che stravolge in toto la vita e che mescola gioie e dolori, sacrifici e beatitudine in un abile processo di continue metamorfosi.
C’è una stanza superiore che chiede di essere abitata… Non è l’appello ad un certo qual senso di superiorità, perché solo gli umili, i piccoli, i semplici… riescono a passare dalla porta stretta; il Vangelo è chiaro: solo chi si abbassa sarà innalzato… al piano superiore! Non ti verrà mai chiesto un “passaporto vaccinale” contro i virus esistenziali, ma se è vero che non ti verrà mai chiesta la scansione della tua fedina penale, la fede personale, quella sì… E forse qualcosa in noi cambierà, e finalmente inizieremo “a vedere”, quando davvero tutto quello che celebriamo toccherà la nostra vita (“Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!” Es 24,7b). Se davanti alle difficoltà, se nel momento in cui mi rendo conto che ci sto perdendo qualcosa, subito mi tiro indietro o mi viene il dubbio di ripensarci, vuol dire che quell’impegno non era autentico.
La Lettera agli ebrei (cap.12,1-4) dice così: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù […] Egli […] si sottopose alla croce […] Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità […], perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue […]”.
Quando dopo una caduta, un urto, una ferita, entra in campo il sangue… significa che si tratta di qualcosa da prendere seriamente in considerazione! Diventa subito una questione seria… Sull’altare siamo nello stesso ordine simbolico. Niente di cruento, ma semplicemente di esistenziale, vitale: “la vita di ogni carne è il suo sangue” ( Lv 17,14). Proprio come i patti venivano stipulati nel sangue, una parola chiave per entrare nel mistero della santa Eucaristia è alleanza, quella che il Signore oggi vuole rinnovare con noi. Egli ci ricorda: MIO CIBO E’ FARMI CIBO… e grazie a questo cibo anche noi possiamo entrare in quella santa forza della trasformazione che davanti ad un muro di risentimenti sa perdonare, dinanzi alla chiusura di una porta, sa usare ancora tenerezza e misericordia… davanti alla morte sa rilanciare nel futuro di Dio. Quante volte l’amore non corrisposto manda il cuore in frantumi, ecco… che possiamo leggere le contrarietà come l’occasione per dare briciole di noi che altrimenti rischierebbero di diventare pane duro, o peggio, di marcire. Quelle briciole possono diventare il più buono di noi perché aprono all’interno del cuore, e le vite a pezzi possono diventare tozzi di pane da condividere in un gioioso banchetto della vita!
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. (Mc 14,12-16.22-26)