POZZO SENZA FONDO - III Domenica di Quaresima (Anno A)
In questi tempi di ‘coronavirus’, come segno di solidarietà e “socialità-in cattività’”, andiamo sui balconi o sul web. Ai tempi di Gesù, si andava attorno al pozzo e lì nasceva e si rinnovava la vita e la speranza, prendeva forma la quotidianità, nasceva l’amore e si “dissetava” l’intera comunità…
Gesù dopo una intensa attività pastorale è molto stanco, si lascia andare, e si permette di essere “un pozzo senza fondo”, non pone limiti, cioè, alle sue richieste di vita e umanità, nemmeno quando si tratta dei samaritani, nemici da contagio: “dammi da bere". La donna da parte sua portava la vergogna sul volto, e un peso sul cuore così opprimente da portarla ad uscire a mezzogiorno, un orario inopportuno per andare a prendere l’acqua ma così comodo per non essere visti da nessuno, per non incontrare domande scomode e sguardi giudicanti… Situazione ancor più indaginosa di quando noi cerchiamo delle partenze intelligenti per evitare il traffico o le code in Posta, e più vicino a quando cambiamo strada per evitare gli altri.
Entrambi stanchi e assetati ma, fatto curioso, alla fine, nessuno dei due berrà… E fatto ancor più curioso, la donna che era così preoccupata della mancanza del secchio da parte di Gesù, dimenticherà la sua anfora, perché distratta da un’acqua che non conosceva, così come i discepoli, che erano andati ad acquistare il pane, rimarranno sorpresi dalla risposta di Gesù: “ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. E nessuno si trova a conoscere veramente ciò che cerca e di cui parla. E quella santa ignoranza rilancia la vita. La Samaritana molto concretamente si permetterà di chiedere “da dove?” verrà quell’acqua sconosciuta, a Lui che neppure aveva con sé uno strumento utile per raccoglierla. In altre pagine della Scrittura ritornerà quel “Da dove?”. "DOVE troveremo tutto il pane necessario”, “DA DOVE ci verrà l’aiuto?”. Ma non è affare di evidenza, di calcoli o di strumenti. “Da dove?”. Dalla stessa sete e fame di Dio che intercetta la nostra fame e sete e sfama e disseta in un modo tutto suo! In quell’incontro, senza partire da quello che noi dovremmo fare e dare in un atteggiamento moralista. E così scopriamo ancora una volta che è Dio che vuole dare a noi: “Se tu conoscessi il dono di Dio!”.
E nel finale quella donna è ancor più stupita perché Gesù le ha detto tutto quello che ha fatto e vissuto. Oggi non sarebbe così difficile perché memoria di quanto fatto e vissuto è Facebook o Instagram, che ricordano le date importanti o le giornate speciali, una volta erano i diari o gli album fotografici, ma la questione non è solo quella di elencare episodi… ma del sentirsi amati e non giudicati in quella narrazione, del sentirsi compresi e di vedere che in quel dipanarsi della nostra storia, c’è una storia di salvezza che ci ricorda che abbiamo un posto che ci viene riconosciuto, preparato e custodito dal Signore stesso. Per vivere la vita abbiamo bisogno di trovare il nostro posto e il nostro pozzo, qualcosa che ci disseti e ci appaghi. Questa donna ha cercato tanto… è passata da tante e tante storie… Il cuore di quella donna è stato riempito e svuotato, accarezzato e spezzato almeno cinque/sei volte, tanto da non poter più contenere senza disperdere, come un’anfora crepata che nell’andare perde il suo contenuto, come una vita stropicciata dalle delusioni che non spera più. E non siamo forse così anche noi sempre bisognosi di essere rabboccati da qualcuno e in qualche area della nostra esistenza?!?
Colei che sola aveva un mezzo per attingere al pozzo, è disarmata, “sbroccata”, l’appellativo che volgarmente si attribuisce a chi è fuori di testa; ecco lei esce fuori dai suoi schemi, esce fuori dal suo passato di dolore e confusione, e fuori dal suo vano bisogno, forse perché ha trovato qualcuno che ha fatto nascere in lei la domanda giusta. In troppi, come del resto gli stessi discepoli al ritorno dalla loro spesa, non le avevano chiesto neppure “cosa stesse cercando”… Ma da quel dialogo con Gesù riparte la vita! E’ chiamata, come del resto noi, a lasciare "Massa e Meriba”, i luoghi della disobbedienza, della lamentela e della mormorazione… nella piena consapevolezza che il fatto che ci siano venti contrari non significa che Dio sia contro di noi, e che ci siano circostanze avverse e terribili, come quelle che stiamo vivendo in questi ultimi giorni, non significa che Dio ci abbia lasciati soli, che ci abbia voltato le spalle che sia andato lontano da noi… Egli è sotto lo stesso sole di mezzogiorno di quella samaritana e del nostro, con la stessa sete, e la stessa stanchezza!
“Da dove?” E soprattutto “dove?” andremo a bere ora che anche le chiese sono chiuse? Ora che “anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare” (Ger 14,18). Non in un tempio, ma laddove c’è lo Spirito e la Verità, anche su di un balcone o nella rete del web possiamo essere pescati dal suo amore perché Dio è dov’è la fame e la sete dell’uomo che cerca una speranza e un amore che non deludono!
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». (Gv 4,5-42)