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LO CAPIRETE… - Giovedì Santo (Anno A)

Liturgicamente questi sono i giorni dell’esegesi dell’amore vero. Gesù ci spiega come non mai, cosa voglia dire amare. E per orientarci tra le Sue parole e farci cogliere il significato pieno di ogni espressione del Suo volto e dei Suoi gesti, cerca l’intimità con i suoi amici: l’amore non è improvvisazione ed occasionalità! E così Gesù ci invita nella stanza del piano superiore, non come semplici ospiti, ma come familiari. E conoscendo la nostra ottusità, con la sua domanda, ci aiuta ad aprire gli occhi e ci fa intuire che quello che sta avvenendo è qualcosa di davvero importante: “Capite quello che vi ho fatto?” - “Lo capirete…”. Non si può pretendere di capire tutto e subito. L’amore ha i suoi tempi. Spesso desideriamo arrivare a certi appuntamenti “prima”, “presto…”, fuor di metafora è quando vogliamo raggiungere “subito” il Mistero di Dio; ma ogni triduo santo comprendiamo quanto questo sia un pensiero ingenuo! “Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo” Sal 138,6). E’ così immensamente grande la gloria di Dio! Ora della gloria, che scopriamo non essere un’ora diversa dall’ora della morte…

Per farci capire, il Signore, si mette all’altezza dei suoi piccoli, cioè si abbassa e ci lava i piedi, si prende cura di noi, ci serve, perché questo è il linguaggio che può raggiungere tutti, e tutti predisporre all’ascolto. E così ci troviamo radunati e raccolti come chicchi della spiga, come acini di un unico grappolo d’uva, come gli Ebrei attorno all’agnello alla mensa della pasqua, e Gesù diventa per noi Agnello di Dio, il sangue versato che fa passare-oltre l’angelo sterminatore, l’impero delle logiche di male… Con la nostra preghiera vogliamo “sporcare” gli stipiti delle porte di casa a professare la nostra fede e quei segni, che potranno essere “macchie” per gli altri, per noi saranno segni di benedizione… Non servirà a niente e a nessuno dire “non sono sporco” ... I sepolcri imbiancati contengono morte! Non avere il segno del sangue dell’agnello, vorrà dire non essere vivi dell’amore di un Dio che si è abbassato e sporcato lavorando la terra, nascendo sulla paglia, scrivendo sulla sabbia, servendo a mensa, lavando i piedi… proprio a chi li ha sporcati andando alla ricerca di come l’avrebbe tradito… Amore puro ed incondizionato! Per questo Giovanni metterà nel suo Vangelo la lavanda dei piedi al posto dell’ultima cena; quel gesto ha la stessa fragranza di quel pane spezzato e il profumo di quel vino versato!

Gesti di piena comunione che Gesù metterà a testamento come eredità preziosa che non ci lascerà mai orfani, mai affamati, mai poveri, mai soli! Mai senza niente da fare, perché è sempre il tempo per amare e togliere un po’ di sporco! Ma, detto questo, resta pur vero che a questa mensa non siamo così comodi e a nostro agio, perché vorremmo un pasto “più leggero”, gesti meno compromettenti, una parola più semplice, che magari ci confermasse, che ci coccolasse e alleggerisse, invece ci vengono consegnati gesti e parole cruciali, che oltre che a metterti in croce Gesù, ci mettono “in croce”… in un crocevia dove diventa fondamentale scegliere da che parte andare e come comportarsi lungo il viaggio con i personaggi che si alterneranno nella storia della nostra esistenza. Ci sia chiaro che per comprendere e conoscere davvero il Signore, dobbiamo prendere parte con Lui, perché da lontano non si mettono a fuoco i dettagli! E allora la nostra preghiera cambia: non più “Padre salvami da quest’ora”, ma “Padre, in quest’ora salvami!” e aiutami ad abbassarmi e ad essere cristiano soprattutto con Giuda. Solo così celebrerò la mia ultima cena nei segni del pane, del calice, dei piedi lavati, del perdono, dell’abbassamento, segni che annunciano “la morte del Signore …affinché Egli venga!”. Non morte per la morte e per la fine di tutto, ma morte per la vita! Mistero che solo dal Signore può venire…

 
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». (Gv 13, 1-15)
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