LA "GAVETTA" DEL DUBBIO - III Domenica di Pasqua (Anno B)
Siamo ancora nel pieno del clima Pasquale. L’anno liturgico prevede questi 50 giorni nei quali ritornare sulla Risurrezione attraverso i racconti delle apparizioni del Risorto, perché quello che è avvenuto a Pasqua è un avvenimento che non può essere sepolto e chiuso in un passato storico, ma deve orientare e vivere nel nostro oggi… Un oggi nel quale il Crocifisso-Risorto appare ancora una volta mettendo al centro elementi nei quali cercarlo e attraverso i quali Gesù stesso promette di farsi trovare: la comunità, le Scritture, lo spezzare il pane, paradigma di una Emmaus mobile che ci raggiunge ogni volta ci raduniamo insieme per accendere la memoria di quegli Eventi. Ma purtroppo siamo talmente abituati a Promesse che poi cadono nel vuoto, da far sorgere una marea di “dubbi nel nostro cuore”, proprio come accade ai discepoli… eppure il Maestro l’aveva detto ed era tutto scritto (!) E così mentre il Cristo risorge, i discepoli muoiono di dubbi e di paure! Ma forse è solo dopo la “gavetta” che passa dal dubbio e dall’errore, solo a seguito della gaffe di parole inopportune e atteggiamenti sbagliati, (scappare, barricarsi nel cenacolo, rinnegare la conoscenza del Maestro) che i due di Emmaus, Pietro stesso, e la prima comunità… hanno finalmente cominciato a capire il dono della risurrezione che richiede quel “pensare secondo Dio e non più secondo gli uomini”… vivendo il passaggio dall’essere “semplicemente” discepolo al diventare “testimone”; parola che ricorre con forza nelle letture di questa domenica, e che connota la vera missione di tutti i credenti.
E testimoniare significa diventare il luogo, lo spazio - o meglio - la persona, in cui il Signore stesso si racconta. Significa diventare la pagina del suo Vangelo, una sua parabola! E a consacrare ed attestare questa trasformazione, non sarà il modo in cui parliamo di Cristo, quanto piuttosto il parlare con Cristo fino a diventare come Cristo. E quindi oggi siamo noi, sei tu, quel sepolcro aperto da cui può ancora uscire il Risorto, e questo ogni volta che apri il cuore, che apri la bocca, che stendi la mano per essere strumento di amore, ogni volta in cui continuiamo a combattere le nostre battaglie contro il male nelle sue molteplici forme; siamo noi la pietra rotolata via, se risorgiamo da una fede smorta e sbiascicata, che ci fa vivere una vita incolore. Ecco l’appello: “convertite la vostra condotta”. Perché se proclamiamo che “Cristo vive”, ma la speranza in noi è morta e la gioia in noi è ancora sepolta, e le relazioni sono ancora finte e vuote… ma chi ci crederà ancora? Quando lasciamo spazio alla tristezza mortale e alla paura, e amiamo più le tenebre della luce, rendiamo Gesù “un fantasma” che vola sopra la nostra vita, che fluttua in mezzo alle nostre assemblee e liturgie. E questo equivale a dire che la nostra fede è frutto di fantasia, un elaborato mentale, un dato non reale, che non può portare cambiamento alcuno. Invece il risorto è Colui che continua a camminare al fianco di chi vuole muovere i passi sui sentieri della vita nuova… e si fa conoscere come il vero uomo di compassione, che patisce il nostro patire… come Colui che condivide la nostra fame e spezza il pane nel più semplice e quotidiano dei gesti, in quel continuo richiamo al suo “testamento” scritto nel Cenacolo: “mi dono fino alla fine perché vi amo”. E gli apostoli si arrendono davanti ad una vita che vince la vita uccidendo la morte, e che si festeggia dinanzi ad una porzione di pesce arrostito. “Lo Spirito ha le ossa”… ! Il Risorto si mostra così carne ed ossa, e questo ha la forza di una luce che si alza sopra ogni dubbio e che ci vuole rendere protagonisti, come in un quadro di Caravaggio, partecipi della bellezza drammatica di quell’ultima - e al contempo eterna - cena. E così quel passato storico si illumina a portare una pace nuova sul presente, nella testimonianza di chi ha visto e ha creduto … e di cui anche noi speriamo di fare parte. Allora perché ti rattristi anima mia? Spera in Dio, perché il Signore è vivo e tu non sei mai solo!
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». 8lc 24,35-48)