IL DELTA DI MARTA - V Domenica di Quaresima (Anno A)
Qualunque sia l’angolo di mondo che abitiamo, in qualche modo oggi ci troviamo tutti a Betania: la “casa dei poveri”, la “casa della sofferenza”. E Lazzaro quest’anno ha il nome di Giancarlo, Nazareno, Silvano, Ilaria, nonna Teresa … i nomi di chi è caduto nella battaglia Covid, o in quella della malattia o del semplice scorrere dei giorni, perché come ci ha ricordato Gesù “Le ore del giorno sono 12”, come a dirci che la sera e la notte, il giorno, le porta naturalmente con sè… Ma se fin dal mattino ci lasciamo prendere dal buio, quel giorno è notte fin dal suo sorgere, e la battaglia è persa in partenza…
Per questo stiamo “esorcizzando” il buio che questa quarantena porta con sé con il ritornello “andrà tutto bene”, anche se sappiamo benissimo che non sta affatto andando tutto bene! E allora perché non diventi un vuoto mantra dobbiamo “battezzare” quello slogan ricordandoci le Promesse del Signore: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28), o ancora “Non temere… io sarò con te” ( Is 41)… Ci stiamo provando Signore, ma quando tu non ti fai vivo, noi moriamo come mosche! E quando tu arrivi in ritardo come nella pagina del Vangelo di oggi, come un contro-canto-fuori-tempo, la melodia non torna più! E così ci sentiamo tutti nell’eco stizzito e sofferente di Marta: “ma se tu fossi stato con noi” che oggi è attualizzato in quel “ma se tu esistessi davvero, non avresti permesso un virus così bastardo in cerca di padre e figli”, se tu avessi amato davvero Lazzaro… non avresti risposto con la scelta di quella strana lentezza e inattività, che ancora una volta, qui per noi, ci pare così attuale! O forse c’è dell’altro? Forse dobbiamo credere che c’è rivelazione in quel vuoto?!? Forse è l’extrema ratio per richiamarci il primato all’azione del Padre e della forza della preghiera che supera spazio e tempo e ogni nostra conoscenza e potenza, azione e reazione?!?
Fatto sta che oggi ci sentiamo un po’ tutti con le spalle al muro. E sotto lo scacco di un pedone invisibile siamo tutti dei Lazzaro chiamati a superare il delta di Marta: tutti i credenti sanno che risorgeranno, tutti sappiamo che il Signore è il Signore della vita e della morte, che Egli è Onnipotente, ma quando tocca a noi, ci sentiamo “quasi atei”, completamente nudi, pulcini bagnati ed indifesi, come quel crocifisso sotto l’acqua in piazza san Pietro, come un claudicante Papa senza fedeli, come un Cristo in Croce… Signore, ma se non rispondi al bisogno, che bisogno c’è di te? Ma l’amore non è onnipotente come la somma di Zeus con gli altri dei… ma ha il volto di Cristo al Golgota, e le braccia di quella inoperosità inchiodata alla croce, che per assurdo ci vogliono proprio parlare di una misteriosa autorità e primato sulla morte… “abbi fede l’ultima parola sarà la mia, ma non sotto il segno dell’evidenza o del ragionamento, del calcolo o della potenza del mondo!” In questa luce comprendiamo un po’ di più dove il Signore ci vuole portare, anche noi da Lazzaro, per capire che la sua amicizia, non è quella che evita il problema, la sua potenza non è quella che ci salva “da”, ma ci salva “attraverso” (!), scendendo con noi nel luogo del “cattivo odore”. Se Gesù non arrivasse fino a lì, e non raggiungesse la morte in prima persona, non sarebbe il Dio dall’alfa all’omega, e lascerebbe un pezzetto fuori… E Dio, o è Dio di tutto, o non è Dio! E così per insegnarci il nostro destino, Gesù non si arrende davanti all’evidenza, non si ferma davanti al dichiarato decesso dell’amico amato: a rivelarci che anche se moriamo, non siamo fatti per morire, cioè la morte non sarà il nostro destino ultimo! E così Gesù continua ad amare e credere davanti a quella lapide che riflette già l’immagine della sua morte e lo smarrimento dei suoi al sepolcro. E’ turbato fino a lacrimare, e le lacrime di colui che ama, gridando sempre all’amato: “vieni fuori dal tuo sepolcro”! E come la lacrima sfuma i contorni ben definiti della realtà, anche a noi ci è chiesto di entrare in questa dimensione, dove lasciamo a Dio di tracciare perimetri e confini… E proprio come l’assurdo del parlare alla montagna, ora Gesù parla ad un morto e il morto obbedisce!
“Manda già cattivo odore”… Maria era quella del profumo, e Marta si preoccupava del cattivo odore… Marta, ma se davvero credi, allora perché vuoi fermare la mano del Signore? Prima gli attribuisci quasi un concorso di colpa, e poi, freni il miracolo? Ma che cos’è questo odore cattivo, al confronto del profumo e del vento di vita che porta con sé il figlio di Dio, capace di far rivivere un’intera valle di ossa secche (cfr. Ez). “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele” (Ez 37,12). Ora sta a noi… “Tu credi questo?” Solo se crediamo si fanno eucarestia, fraternità, vita e risurrezione… insieme a tutte quelle cose che si avverano solo se ci crediamo… che ci piaccia o no, è questa la prova del nove, quella che vince la decomposizione dei quattro giorni, e ci invita a credere più nella parola di Dio che in quello che vediamo, perché molto spesso sarà quella parola a farci vedere in modo diverso, con la luce di quel Sole che verrà a visitarci dall’alto “per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, e dirigere i nostri passi… sulla via della pace”.
In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. (Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45)