FRATELLI TUTTI - Epifania del Signore
Il Vangelo di oggi ci ripropone, in altra forma, un passaggio del prologo di san Giovanni, che è risuonato più volte in questo tempo: “Venne fra i suoi, ma non lo hanno accolto”, e venne proprio come luce nelle tenebre, come stella nella notte! Ma Scribi, farisei e sacerdoti del tempo, si erano dimenticati dell’antica profezia. Avevano la Scrittura e la stella, ma non bastava. Erano gli studiosi, gli esperti, gli scienziati delle Scritture eppure abituati a quelle parole non riuscivano a farle vivere, a credere che si potessero compiere. Quante volte abbiamo le cose sotto il naso e non le vediamo! Quante volte abbiamo accanto delle persone meravigliose, ma l’erba del vicino è sempre più verde, la donna del vicino… L’uomo della vicina… i figli del vicino… E quante volte abituati al mistero del Signore, al suo Natale, alla sua Pasqua, ne perdiamo il senso! Abbiamo bisogno di un supplemento di luce per vedere e riconoscere. E oggi ci arriva da lontano. I lontani, si mettono in cammino, con una marcia in più, attratti dalla forza di una luce nuova, incuriositi da un cielo diverso. Anche noi siamo naturalmente richiamati dalla luce che viene delle cose e delle persone, anche noi veniamo calamitati dalle cose belle e buone della vita, anche noi siamo conquistati dalla stella, immagine di una speranza che brilla nella notte. E così certe situazioni, certi sentimenti, certe reazioni, alla fine ci dimostrano che, lontani o vicini, siamo un po’ tutti uguali e pian piano comprendiamo quel passaggio della scrittura che dice che il Padre mentre creava l’uomo, pensava al Figlio. Siamo davvero fratelli tutti, fragili tutti, poveri tutti, e possiamo dialogare con ciascuno, perché in comune abbiamo l’eredità del Padre. Il dna del cielo.
Oggi Epifania, Manifestazione del Signore, si festeggia la Festa dei Popoli: “ti adoreranno Signore TUTTI i popoli della terra” perché le cose umane buone e vere, sono per tutti, sono di tutti, parlano la stessa lingua! Papa Francesco ce lo ha ricordato bene nell’enciclica Fratelli Tutti. E subito qualcuno si è sentito minacciato, ed ha iniziato a dire che questo Papa fa confusione, dice che va bene tutto, che è tutto uguale, che per lui non c’è differenza tra musulmano, ebreo e cristiano… Ma in realtà papa Francesco può dialogare con tutti, perché solo chi conosce bene la propria identità, appartenenza e differenza, può farlo senza paura di perdere qualcosa. Erode non sa chi è, e nel confronto con un altro ipotetico re, perde la testa, ha paura e si lascia divorare dal tarlo della gelosia, fino a diventare un assassino, emblema di certi toni violenti!
Caro Erode, “i re tutti si prostreranno” perché davanti alla possibilità di vita buona, davanti alla luce che mette in luce e fa vivere tutte le cose, tutti si devono inchinare, pena la tenebra, il fallimento, la paura, il freddo, la solitudine e la morte. Caro Erode stiamo imparando che la vita non è sacrificabile né sull’altare del potere, né su quello dell’egoismo o del benessere insensato, né su quello della sola scienza, fatta di tutte quelle tante domande (In quale città? Quando?) che vogliono sapere tutto e che oggi diventano l’idolo dell’informazione. Se le Scritture rimangono questo o sono l’illusione di avere la risposta puntuale a tutto, non si aprirà nessun cammino. I magi sono uomini di scienza ma anche la scienza deve rispettare la profezia. Una stella in cielo non può dirci scientificamente di una nascita in terra. Il testo ci dice che i magi provarono una grandissima gioia “nel vedere la stella”, ma questo sarebbe stato troppo poco. Deve aggiungere che entrarono nel mistero e adorarono il bambino. Certe tesi si dimostrano solo nell’amore! Ci sarà manifestazione e rivelazione di Dio nella nostra vita solo se avremo il coraggio di uscire dal nostro castello, per adorarLo, incontrarLo, riconoscerLo come dono e se saremo capaci di donarGli noi.
In tutto questo i magi hanno accolto la stella, la profezia ma anche la notte: perché le stelle le vedi brillare solo di notte, meraviglioso rebus per le nostre notti…
Il Covid, immagine di una brutta notte, ha spostato il paradigma dell’altro, quello dell’amico-nemico, perché ci ha detto che anche l’amico, il padre, la madre, il figlio, l’amore della vita, poteva contagiarci, essere portatore di male… ma al contempo ha fatto emergere con più forza ancora, l’importanza e il bisogno dell’altro, il fatto che non ci salviamo da soli, e che l’altro è “un rischio” che occorre assolutamente assumersi. Nell’altro, magari proprio in quello che non avremmo mai immaginato: lontano, straniero, “inutile”, di un’altra fede, potremo scorgere il riflesso di una luce buona perché lo Spirito del Signore soffia dove vuole! E non possiamo dimenticare che nella Scrittura, le più belle professioni di fede le hanno fatte gli stranieri, i lontani… il pagano, la donna Siro fenicia, il centurione. Ecco le genti, alla sua luce diventano “i gentili”, gli ingentiliti dalla grazia! Che anche i nostri muri possano essere ammorbiditi e disarmati.
Il Signore viene ad incoraggiarci a camminare con i fratelli tutti, perché altrimenti il rischio è quello di adorare noi stessi, o peggio il nostro problema, il nostro male, di credere alla bruttezza della befana piuttosto che alla luce del Dio Bambino. Una luce che vuole fare risaltare la bellezza e il buono che c’è piuttosto che umiliare sottolineando il difetto, la mancanza, l’imperfezione…
Il Signore viene a firmare e sottoscrivere per te un contratto-luce vantaggioso, che porterà te stesso ad essere luce e fuoco… Crediamo in un Dio che ci dice “sei tu la luce del mondo”, sii tu la mia stella, perché le persone, il mondo, incontrandoti, guardandoti, possano dire: il Signore è veramente venuto ad abitare in mezzo a noi!
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. (Mt 2,1-12)