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DALLA QUARANTENA AI QUARANTA GIORNI DOPO PASQUA - Ascensione (Anno A)

Alla luce di questa festa liturgica, riceviamo lo spunto per fare il passaggio dalla Quarantena ai quaranta giorni post-risurrezione: troviamo cioè nell’Ascensione, una riproposta del mistero di Pasqua per chi si fosse perso che il Crocifisso è Risorto… attualizzando nell’oggi potremmo dire: per chi si fosse lasciato prendere troppo dallo scoraggiamento del prezzo così alto che il nostro paese, la nostra regione, la nostra città, ma direi l’umanità intera, ha pagato e ancora sta pagando in questa Pandemia.

Il Crocifisso Risorto viene ripresentato nella luce dell’Ascensione per farci elevare lo sguardo, per farci alzare gli occhi al cielo, a ricordarci che solo da Dio, in ogni situazione, può venire l’aiuto.

Da allora il cielo, lo spazio sconfinato sopra il nostro capo, che ci segue in ogni nostro vagare, diventa immagine della rivelazione del nostro Dio, icona del compimento che ci viene messo a disposizione per sempre.

Possiamo tradire e dubitare, possiamo cadere e perderci un po’, ma tutto, dall’inizio alla fine, è contenuto sotto il cielo di Dio, suo mantello e scudo, tutto nello spazio di questa promessa di Dio: “sono con voi sempre, fino alla fine dei giorni, finché resiste un pezzetto di cielo, c’è l’annuncio: Figlio io non ti mollo! E in quel cielo prende forma la nuvola di Giacobbe, quella di Israele, quella di Mose, quella di Paolo a Corinto e di tutti gli uomini che lo hanno cercato e lo cercano con cuore sincero e a cui è stata ripetuta la stessa parola: io sono con te”.

L’Ascensione diventa sintesi di tutta la storia della Salvezza. Dio c’è ed è per noi, e il suo cielo è gonfio di benedizioni. Non c’è da attendere altro… ma quanto è difficile crederlo! Era così anche allora… Gesù parlava del Regno del Padre suo e ai suoi interessavano le sorti del regno politico e sociale di Israele, Gesù parlava di salvezza, ma ad essi interessava guarigione, Lui operava segni, ma a loro interessava il miracolo di essere saziati a gratis, il Signore dava un’altra possibilità e perdonava i peccati, ma essi volevano cose più concrete…. Le ricerche e le domande ossessivo compulsive e maniacali dei discepoli non sono forse come le nostre?….

Ascensione è fare memoria che a cambiare debbono essere ancor prima che le circostanze, i nostri occhi e il nostro cuore, perché più o meno la storia si ripete con una certa ciclicità, e i drammi i mali sono più o meno gli stessi da sempre… si stava meglio prima del Coronavirus, no? Eppure ci lamentavamo moltissimo ugualmente e magari oggi rimpiangiamo quei giorni… Questo ci conferma che bisogna cominciare dal di dentro. Io credo che la pandemia abbia contribuito, a modificare il nostro paradigma di priorità, e stia ridisegnando l’assetto bisogno-desiderio-felicità. Ecco per non perderci le riflessioni sin qui portate avanti, in quelle rinate chiese domestiche che lo spirito ha aperto nelle vostre case, occorre continuamente elevare non solo gli occhi, ma anche la mente e il cuore al cieloe non alla ricerca di un analgesico per i tanti mali che accusiamo, quanto per attingere “una visione”, da tradurre in viaggio, in un percorso che facendoci uscire da noi stessi, ci riporti al cuore di noi, passando sempre dal fratello. L’ascensione ci ricorda la tridimensionalità della fede: l’alto, l’interno, la terra.

Gesù è A-sceso nel profondo delle cose, nell'intimo del creato e delle creature, e da dentro “spinge” come benedizione, forza, visone, compito… come invito cioè a non trascurare i doveri concreti di questo mondo! Ma sempre con quella consapevolezza che ci ha fornito la seconda lettura: i confini di questo mondo, sono e resteranno sempre il punto reale da cui partire, ma non possono contenere il tutto della vita!

Gesù sta per lasciare i suoi eppure è un momento di gioia, perché sta dilatando i confini dell’esistenza, sta effettuando un passaggio di consegne: “fare discepoli fino agli estremi confini della terra”. Ascensione è allora anche passaggio di testimone ai testimoni. E lo Spirito mi suggeriva l’immagine di un’ascensione familiare, quando cioè Gesù avrà fatto memoria dell’apprendistato a bottega da papà Giuseppe, nel momento dell’adultità, della maturità, della soddisfazione del primo tavolo costruito da solo…. quando Giuseppe non era più al suo fianco ed eppure era lì, e riviveva in quell’esercizio fatto di colla e segatura… Ecco “Ascensione" come un nuovo inizio… una vita adulta, dove si è chiamati a camminare con le proprie gambe. La Chiesa è questo: fare nel nome di Gesù, nel potere dello Spirito, quanto il Padre vuole, quanto Gesù, il maestro, ci ha insegnato, e così “fare discepoli”, liberare cioè uomini e donne da inutili schiavitù, librarli al paradigma della figliolanza, amministrando il «potere» di Cristo, che significa l’indicare a tutti, la possibilità di mettersi in cammino con il Risorto, e fare le cose che lui faceva, amare come lui amava!

 
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt 28,16-20)
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