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COPRIFUOCO CHE SALVA - Pentecoste (Anno B)

La psicologia ci dice che molto spesso in un dialogo con il terapeuta le cose che contano si dicono sulla soglia della porta, sono insomma le ultime… e la Bibbia nel libro del Qoelet dice che "vale più la fine di una cosa, che il suo principio” (7,8) a dire che le cose davvero importanti si vedono alla fine. E nel finale della sua storia Gesù, promette l’altro Paraclito, dona lo Spirito Santo per il compimento della Pasqua. Comprendiamo un po’ di più la durezza di quel “E’ bene per voi che io me ne vada”, altrimenti la nostra fede in Lui sarebbe finita e bloccata, inchiodata su quella croce, perché limitata alla sfera sensoriale, senza così poter essere per tutti e per sempre. Gregorio di Nissa diceva: “Se a Dio togliamo lo Spirito Santo, quello che resta non è più il Dio vivente, ma il suo cadavere”. Ecco allora la Pentecoste diventa un perpetuare i festeggiamenti di Pasqua fino alla fine dei tempi!! Ed è indubbio, questa festa, segna uno spartiacque per la Chiesa delle origini, una vera e propria rivoluzione sul prima e dopo della missione dei discepoli, sulla stessa loro vita! Uomini che avevano fatto una esperienza meravigliosa del Signore Gesù, corredata anche da tanti miracoli e prodigi, ma… che senza l’intervento dello Spirito Santo sembravano ‘sospesi’, gli stessi uomini di sempre… Ecco, ieri come oggi, occorre l’aiuto di qualcuno che ci faccia mettere insieme le profonde intuizioni e la vita personale, fare sintesi tra i buoni propositi e la quotidianità, fare unità tra la Parola e la carne… perché tutto quello che è accaduto non rimanga un ricordo, non sia un fatto culturale o una comprensione intellettuale, come talvolta può accadere anche a noi nel nostro cammino di fede…. Ecco lo Spirito Santo è amore che ci spinge ad amare, Colui che “ci guiderà alla verità tutta intera” che è sempre una danza armonica tra dentro e fuori. Lo Spirito Santo ci farà sentire scomodi nelle mezze verità… e lo farà consegnandoci puntualmente l’esegesi di Gesù, narrandoci delle cose del Padre e del Figlio e portandoci ad avere in qualche modo, gli stessi occhi di Gesù, il suo stesso cuore sulle cose della vita. Lo Spirito ”dirà tutto ciò che avrà udito e annuncerà le cose future”. Siamo sempre un po’ abitati da una sorta di curiosità ancestrale riguardo al futuro. Tanto che, a volte, anche il popolo cristiano diventa idolatra e scade in una insana ricerca di oroscopi e presunti maghi. Ecco le cose future nessuno le conosce, Gesù stesso dirà “non spetta a voi conoscere i tempi”; la cosa che ci è stata consegnata è la meta; è che Gesù “ci prepara un posto”, che tradotto significa che ci attende un futuro con Lui, - “perché dove sono io siate anche voi” - un domani nel quale, come ci viene descritto nel libro dell’Apocalisse: ogni credente non avrà “più fame né sete […] e dove Dio asciugherà ogni lacrima”. Insomma un futuro di amore e pace! Ecco questo tempo “nell’attesa della sua venuta” è pieno di Spirito Santo, non siamo degli orfani, non siamo degli abbandonati. E per questo facciamo nostro l’invito di san Paolo nella lettera a Timoteo: “Ravviva il dono di Dio che è in te”. Uno Spirito ‘di fuoco’, ricevuto nel battesimo e confermato nella Cresima, se rimane assopito in “modalità aereo”, e non è confermato nella vita, non serve a nulla!! E il primo mantice per ravvivare la fiamma, rimane la preghiera e meglio ancora una vita fatta preghiera, capace di rinnegare l’elenco delle opere della carne ascoltato nella seconda lettura. E non apriamo la giostra delle giustificazioni, raccontandoci mezze verità che hanno come sottotitolo quel “ma è troppo difficile, ma allora è impossibile”… Proprio per tutti i tuoi “è impossibile, è troppo difficile”, ti è stato dato lo Spirito Santo di Dio, che intercede per te con gemiti inesprimibili, gridando Abbà Padre”. Mettersi sotto il fuoco della sua presenza, è il coprifuoco che ci salva!

E se siamo abitati da una Babele interiore, immagine di tutte le confusioni possibili e del cuore che diventa duro - pensate che un midrash comment così: “quando si rompeva un mattone, tutti piangevano, quando moriva un uomo, nessuno se ne dava pensiero” - ecco anche a Babele invochiamo lo Spirito Santo, sicuri che è Lui, la vera “porta di Dio” (questo significa la parola ‘Babele’) e certi che qualcosa sta già accadendo proprio come nella creazione, quando lo Spirito aleggiava sulle acque del caos primordiale.

E se ti senti piccolo ed inadeguato ricorda che il Signore è dalla nostra parte, e apprezza non solo chi sa bene amare ma anche chi riconosce di non saperlo ancora fare bene. Per questo a partire da questa Pentecoste, mettiamoci sul serio alla scuola dello Spirito, come discepoli che hanno tutto da imparare. Siamo tutti manchevoli, ma il profeta Isaia ci rincuora ricordando Dio che dice: “Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola” (Is 66). Se là fuori c’è un pubblico ministero che va in cerca della nostra vita per farci continuamente le pulci - colui che la Bibbia chiama l’Accusatore-, non dimentichiamoci che dalla nostra parte c’è il PARACLITO, l’avvocato che conosce la Legge del cielo, anzi colui che prende il posto dell’imputato e lotta per lui.

Allora se sei stanco, ricordati che se lo vuoi, nella tua battaglia può lottare Dio stesso. E dal tuo canto ama e spera fino alla fine. Solo quando tutto è finito, Gesù può dire “tutto è compiuto”.

 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». (GV 15,26-27; 16,12-15)
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