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CONCEDITI DI CAMBIARE IDEA - XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Tornare sui propri passi e cambiare idea non è sempre segno di debolezza, anzi può essere l’atteggiamento capace di mettere in moto la conversione, quello di chi ha il coraggio e la maturità di mettersi in discussione: c’è sempre qualcosa che possiamo imparare e capire meglio! Il peccato originale è fin dalle origini quello di voler conoscere il bene e il male a prescindere da Dio, diventando l’idolo di sé stessi nella presunzione di sapere tutto da noi.

Quando si assolutizzano i propri gusti si diventa ladri del “frutto proibito”, e tutto il resto viene giustificato rispetto al “non ne ho voglia” o “non ti ascolto” perché tanto mi vuoi solo fregare. Ma più dei tuoi capricci, dei tuoi gusti, della tua voglia o del tuo solo punto di vista, è importante non perdere mai la relazione con il Padre. Gesù utilizza la metafora della relazione padre-figlio per descrivere la storia tra Dio e il suo popolo, mettendo in luce le difficoltà e i rischi dell’orfano… “l’Edipo colpevole”, quello che vuole evaporizzare consciamente il Padre, è colui che in nome di una illusoria libertà butta all’aria l’eredità del padre e la relazione con il fratello, come nella parabola di quegli altri due figli, e si dimostra un fallimento totale che ha il retrogusto di carrube e maiali e tristezza per tutti.

Il “no” che viene pronunciato nel dialogo della parabola di questa domenica, ricorda proprio quello che i bambini cominciano a ripetere a cantilena da un certo punto della loro crescita con l’intento di dare forma alla propria identità, di tarare i limiti fino a dove potersi spingere, per non essere delle semplici propaggini dei genitori o dei pappagalli. E quel “si” finto come quello di Giuda, sembra quello di chi ha fretta di togliersi dall’impasse, quello di chi fa del quieto vivere il proprio stile di vita, di chi ama evitare discussioni e conflitti. E’ vero il sì è capace di far scendere in campo l’arte della captatio benevolentiae, ma quante volte l’abbiamo pronunciato solo per paura di perdere l’affetto, la stima, l’immagine costruita, le persone, e così abbiamo nascosto quello che portavamo veramente nel cuore. Nessuno degli scenari prospettati è un bel panorama. La vita impone quotidianamente questa prova tra parole e fatti, che non sono sempre in perfetta coerenza. Le une costituiscono la prova di sbarramento degli altri e viceversa, e superarne l’esame è indice che attesta che ci troviamo dinanzi a persone mature e trasparenti di cui potersi fidare.

Ed è disarmante che in questo “test” pubblicani e prostitute passano avanti. Forse perché per lo meno, quello che sono è così evidente, da non aver bisogno di nascondersi o difendersi con sotterfugi e schizofrenie, o dietro a forti immagini false… Molto spesso si trova più verità in loro e più disponibilità ad accogliere salvezza, di chi si sente già un salvato, un arrivato, un uomo/donna risolto. Essi sono in un apparente e conclamato “no” a Dio e ai suoi comandi, ma quando il Signore passa, sono i primi ad accorgersene per la qualità diversa della relazione chiesta ed offerta… Si gioca a carte scoperte, con una nudità, che non è più per sedurre, per attrarre a sé, ma che ha a che fare con la verità, l’unica capace di rendere davvero liberi! Chi non ha il coraggio di dare un nome alle cose che vive, e a quello che è diventato, inganna se stesso e gli altri… e il suo cuore è nella menzogna. E’ una dura partita quella tra il pio disobbediente e il disobbediente pio, dinanzi al quale dichiarare un deluso e deludente pari e patta. In realtà qui vince solo colui che ha il coraggio di disobbedire al proprio orgoglio, ed ha il coraggio di ri-bellarsi santamente, e cioè di voltarsi a guardare la guerra che non aveva voluto combattere, la guerra con se stesso… per affrontarla fino in fondo fino ad esporre il proprio vero sé e trovarsi nudo e bambino nelle mani del Padre. E’ molto più “facile” cambiare un comportamento - “basta” un forte atto di volontà - molto più difficile convertire un sentimento o una emozione… Allora è necessaria una formazione permanente per cambiare il cuore, perché guardando ai sentimenti del Figlio Gesù, quel cuore sia secondo Dio, conformato per mezzo dell’azione dello Spirito che si muove in noi, e questo Spirito attesta “Tu sei mio figlio”… lascia che mi compiaccia di te…

 
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». (Mc 21,28-32)
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