ABBÀ, MADRE - Maria Santissima Madre di Dio
La liturgia di questi giorni ci ha fatto concentrare giustamente sul “bambino che ci è stato dato” a Natale; Gesù, il Figlio “nato da donna”… e oggi il focus è sulla madre, perché non c’è figlio, senza un principio materno e paterno. E Maria la madre che si prende cura dell’entrata nel mondo del verbo fatto carne, è colei che aiuta anche noi ad entrare nella “pienezza del tempo” attraverso il ricordo della nostra adozione: siamo figli nel figlio e non più schiavi dei padroni degli idoli della vita, che magari nell’anno appena concluso, ci hanno condizionato, costretto, soggiogato, ferito e sottratto vita. Figli di Dio e non figli di nessuno, NON siamo dei Bar-abba, ma portiamo in noi il sigillo di quello stesso Spirito che ha riempito il ventre di Maria e che ci fa gridare ABBA’ PADRE, e che ci restituisce l’immagine e la somiglianza di Gesù che ci chiama a vivere e respirare a pieni polmoni la libertà dei Figli di Dio, perché Abbà-dona possibilità e non abbandona nella disgrazia! Certo il regalo della libertà porta con sé cose promettenti e piacevoli ma anche brutte sorprese, tante fatiche ed insuccessi. Non capiremo, e forse non ci piacerà, tutto quello che in questo nuovo anno accadrà a noi e nel mondo, ma in tutto questo la Buona Notizia è che non siamo soli, ci è stato dato un figlio che ci fa figli e fratelli tutti, ci è stato dato un Padre Nostro che è nei cieli e così sulla terra, e che ci fa eredi del Regno, e allora, alla luce di questa abbondante e misteriosa comunione, possiamo dire che forse saremo manchevoli in tutto ma che in realtà non manchiamo di nulla, perché Lui è con noi! Ed in questa economia di Salvezza, ci è data anche una Madre… Vogliamo lasciarci accompagnare proprio da Maria, la quale, “pur non comprendendo tutto” quello che le stava succedendo, “ha conservato tutto gelosamente nel suo cuore” in una meravigliosa sinergia fra realtà e preghiera. Fratelli e sorelle, non possiamo permetterci di cadere nella sindrome di Erode che voleva controllare e calcolare tutto, è troppo importante la vita per sprecarla in inutili battaglie, e allora anche quando non comprendiamo tutto, può essere tempo di pienezza, se ad abitare quel vuoto c’è Dio. Ammettiamolo: tutti, ma proprio tutti dal più credente al più ateo, stavamo aspettando la fine di questo 2020. Ma non illudiamoci, anche se possono mutare le circostanza, solo il Signore può far la differenza nel bilancio dei nostri anni! E’ Lui la pienezza e non quando abbiamo la pancia piena. Ma per poterlo credere, nelle difficoltà dei giorni, abbiamo bisogno anche di una ‘benedizione’, la parola buona di qualcuno, che si contrapponga al “non c’è posto per loro”, non c’è posto per te, e che ci fa sentire subito profughi, esiliati e mendicanti di amore. Abbiamo bisogno di una parola buona che invece pronunci, in tutto questo marasma esistenziale, il materno “In questo mondo figlio, c’è posto per te, tu vali, tu sei prezioso”. Ecco il nuovo anno si apre proprio così, ancora una volta con il grande botto della benedizione, la buona parola che Dio stesso pronuncia su di noi. E Maria è l’immagine di colei che fa del turbamento e dell’incomprensione il grembo del miracolo, la pancia piena di grazia e non del cibo delle false sicurezze, falsi idoli e falsi amori.
E’ stato questo, sicuramente, un anno difficile per tutti, nel quale possiamo dire che consapevolmente o inconsapevolmente è cresciuto il bisogno della Madre, simbolo di colei che aiuta il figlio a crescere, ad attraversare le paure; Colei che genera alla vita. E Maria Nuova Eva, ci rigenera a vita nuova, con il suo sì, ci insegna a rinascere dall’alto pur nel più basso della terra. E’ come una mamma in una famiglia un po’ rovinata e disgraziata che vuole portare grazia e tenere uniti, come una madre che sa tenere alto il clima della festa anche quando finisce il vino, che insegna l’eleganza spirituale di chi resta con quelli che restano, che istruisce sull’arte della cura riunendo i tanti segmenti e frammenti esistenziali che noi siamo, laddove la prova ci ha spezzati. E proprio come per i discepoli al cenacolo in vista della Pentecoste, è ancora e per sempre, la Nuova Eva, che pesta la testa del nemico, come mamma che tenta di eliminare tutto ciò che può compromettere il “potere” del figlio. Allora grazie Maria, perché riattivi quella promessa originaria di tutte le mamme e papà della terra: “tranquillo, non temere, io sono con te. E finche ci sarò io, tu avrai diritto di crescere sereno”.
E allora se è vero che non c’è sempre bisogno di sapere e conoscere tutto, c’è sempre bisogno di un principio materno che ci rimetta al mondo, che ci dica che il mondo è vivibile, che ci sia una mano tesa per rialzarci e rimetterci in carreggiata. C’è sempre bisogno di essere rigenerati dall’amore.
E anche se le premesse e le promesse sono le stesse di qualche ora fa, oggi dichiariamo nella fede, un nuovo inizio, perché le misericordie di Dio non sono finite ed Egli ha il potere di fare nuove tutte le cose.
All’inizio di questo anno nuovo, la liturgia, come sempre, ci ha fatto guardare al vecchio… al Signore che parlò a Mosè e ad Aronne. Impariamo che il segreto del nuovo inizio, è saper tirare fuori dalla sapienza del cuore, cose antiche e cose nuove come lo scriba saggio sa fare… che davvero la memoria del recentissimo anno passato, pagato a caro prezzo, continui ad insegnarci che siamo fratelli tutti, che siamo fragili tutti, che siamo figli tutti, che non ci salviamo da soli.
E ho chiesto di terminare l’omelia in musica… perché la madre e il padre sono l’armonia e la sinfonia della casa… E la cosa bella è che questa musica c’è già… sta a noi aprirci, ascoltarla, canticchiarla, farla nostra, danzarla! Maria stella del mattino, regina della pace, che hai il potere di intercedere, iniziaci ad una nuova era, una nuova fase, un nuovo inizio come a Cana… con quelle parole sante di quella dolce melodia nuziale: “Fate quello che egli vi dirà”.
E allora ci sentiamo già meno affannati, perché come Abramo ad Isacco sul monte, in qualunque barca e mare saremo quest’anno, sappiamo che Dio provvederà.
Ti benediciamo e ti chiediamo di benedirci Maria, come in un bacio della buona notte, come un abbraccio del buon risveglio che ci aiuta a starci dentro, a rimanere al centro della volontà di Dio, e allora anche noi saremo in grado di benedire il Signore in ogni tempo e di essere benedizione per ogni uomo e donna che abitano questo oggi e il domani che verrà. Amen
Auguri di buon tutto, nonostante tutto, auguri di cuore per un anno da Dio.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. (Lc 2,16-21)