LASCIAR FARE A DIO - Battesimo del Signore (Anno A)
All’inizio della creazione il Signore Dio, guardando l’opera delle sue mani, disse che era “cosa buona”, e l’uomo, cosa “molto buona”… ma subito dopo, quasi a farci ricredere di questa attestazione buona, si assisterà ad una escalation di peccati e mali senza numero; che sembrerebbero far fare una “brutta figura” al Creatore, come se avesse sbagliato qualcosa… Ecco che il compiacimento pieno del Padre si rinnoverà e tornerà a fare sentire con voce “di petto”, piena e solenne, per il Nuovo Adamo, il figlio Gesù: quella voce tornerà a cantare il “piacere”, (il compiacimento) per un uomo dinanzi al quale egli non avrà nulla da ridire, modello dell’umanità da Lui pensata, e sul quale porrà il suo sigillo: “ho posto il mio Spirito su di Lui”. L’uomo di cui si compiace il Padre, non è il supereroe, ma colui che è ripieno del dono del suo Spirito: capacità di leggere gli eventi e di vivere la vita, alla luce della sua presenza e della sua Parola, e che sempre incarna lo stile del figlio e non quello dello schiavo.
E proprio come ci ha insegnato la prima lettura, quello Spirito, quella dolce presenza, sarà “per sempre”: “Non verrà meno e non si abbatterà”. Anche se talvolta sembra proprio che le inventiamo tutte per stancare e fiaccare il cuore del Signore… Ma se non c’è riuscita la lancia di Longino, né l’indifferenza dei suoi “che non l’hanno accolto”, tanto meno ci riuscirà il tuo peccato; semplicemente perché Lui è più grande del tuo peccato!
Questa consapevolezza è la prima ‘prigione’ da cui veniamo liberati: non siamo noi a renderci “piacenti - piacevoli” al Signore per le nostre presunte buone e devote azioni, ma è Lui ad amarci alla follia, è Lui che passando tra le fila di noi peccatori “benefica e risana tutti coloro che sono sotto il potere del male”, in ogni sua forma. E così quella stessa voce, di quel giorno al Giordano, il punto più basso della terra, (già solo questa geo-localizzazione è così simbolica da far venire i brividi!) ecco quella stessa voce, si rende udibile per noi, in qualunque punto e altitudine del cammino della vita ci troviamo. Fratelli e sorelle, sopra il nostro capo c’è ancora cielo aperto! E come ci ha fatto pregare il salmista: “La voce del Signore è sopra le acque”… per mettere a tacere la tua tempesta, “La voce del Signore è forza”, per azzittire quelle altre voci che vogliono sedurti e portarti lontano dal bene, “la voce del Signore è potenza”, per vincere i capricci del male.
Allora senza perderci in quei ragionamenti “alla Giovanni”, vogliamo “lasciar fare” al Signore: seconda liberazione. Essere liberati dal voler tenere sempre strette le briglie del carro della vita arrivando talvolta all’eccesso di voler insegnare noi a Dio il suo “mestiere”. Oggi alla luce di quella voce, vogliamo prendere l’iniziativa di perdere ogni iniziativa, cioè vogliamo abbandonare su questo altare, ogni fardello e affanno che portiamo. Finalmente, ad un certo punto, dopo le prime obiezioni, e lo smarrimento, Giovanni si renderà conto che Dio, attraverso il Figlio, ha deciso di mettere in atto “ogni giustizia” dentro la storia umana, e “lo lasciò fare” (Mt 3,15). I Magi sono stati mossi da una stella, Gesù dalla stalla che noi siamo, tanto da farsi così prossimo da rischiare di essere confuso con le pecore ribelli e con i disgraziati della terra, “a rischio di contagio”, tra la nostra lebbra. Ma Gesù non si scandalizza di noi, che per brutti che possiamo essere, siamo suoi, e forse siamo in vita proprio per essere il suo compiacimento e magari quello di nessun altro(!), proprio, come una bellissima stella alpina che nessuno noterà mai, perché ad un’altezza impossibile, in un punto impervio, e magari dietro ad una roccia… eppure Dio lo sa e la conosce… eccone il suo senso. Questo Gesù ancora una volta viene a prenderci al Giordano, nel luogo in cui il popolo di Israele si era fermato prima di entrare nella terra promessa. Magari anche noi siamo arenati e impantanati in qualche confine della nostra vita. Ecco il Signore vuole portare a compimento e a compiacimento l’opera delle sue mani, nella luce della profezia di Isaia, vuole sbloccarci, guarirci, liberarci, dal non senso. In questo Giordano, Gesù, ci insegna ad immergerci nelle motivazioni della nostra esistenza. Gesù scende nella volontà del Padre e la assume. Anche noi, prima di partire o ripartire per qualunque progetto umano, abbiamo bisogno di riconoscere e aderire alla volontà del Padre e alla nostra chiamata. E come dicevano i padri: “Se uno obbedisce a Dio, Dio obbedisce a lui”. L’obbedienza è come la traversata del mar Rosso, mette in conto sempre una piccola morte, ma solo così Israele muore come schiavo e nasce come popolo libero. Lo stesso accade nel Battesimo che è un voler “Lasciar fare” a Dio nel nostro tanto fare, nello scoprire che lasciar fare a Dio è la nostra salvezza.
Ecco spesso la vita ci mette in coda, in fila, ma oggi abbiamo ricordato che tra la folla c’è Gesù che ha scelto questa umanità come il suo posto migliore, e non gli verrà tolto! Allora se Dio è con noi… chi sarà contro di noi e chi ci separerà dal Suo amore?
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». (Mt 3,13-17)