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IL GPS DEI MAGI - Epifania del Signore (Anno A)

E lo sappiamo tutti, nel mondo antico se volevi viaggiare, avevi bisogno di stelle, soprattutto in mare aperto o nel deserto. E se ci sono stelle che tramontano nell’oceano e ti ingannano, ci sono stelle che ti orientano verso un porto sicuro. Di questo secondo tipo, è la stella che splende sul brano del Vangelo di oggi, e che diventa una domanda piena di luce, perché in realtà anche per i viaggi di oggi SERVONO LE STELLE! che cosa, chi, orienta la mia vita?! Il GPS dei magi, questi sapienti uomini persiani, scrutatori del cielo, è la buona stella, già narrata dai profeti, qual è il mio GPS?

Di luce ci ha parlato ieri l’evangelista Giovanni, ricordandoci che si può anche non accoglierla, ignorarla, ma mai si può bloccare la luce, quella luce arriverà infatti fino agli estremi confini della terra: l’oriente.

E così i lontani, i magi, icona dell’uomo in ricerca, vivono il loro personale esodo sotto una buona stella, attratti da una bellezza nobile, mossi da una sana curiosità che invocava speranza e sapienza antica, capace di far alzare lo sguardo, accendere una intuizione, aprire la strada e convertire la postura: per non rimanere ripiegati su se stessi, curvi come quella donna del Vangelo, bloccati come Erode, uomo in gabbia, tra le ricchezze del suo palazzo da difendere.

Spesso presi dalle fatiche, dalle battaglie e paure di ogni giorno é come se fossimo anche noi così, come se dicessimo anche noi: io non ho tempo per alzare gli occhi al cielo e cambiare prospettiva, io non ho la forza, non ho il coraggio, non ho voglia, la vita invoca realtà! Non ho tempo per sognare… condannandoci così a non cambiare mai… e a disporci, paradossalmente, ad ADORARE IL NOSTRO PROBLEMA e le nostre tenebre… Non si tratta di essere sognatori, ma di accogliere la realtà a 360° e se compirai questo giro dovrai accorgerti che quella stella c’è, è reale… Nessuno pretende sia tu a cambiare il mondo, ma il mondo sta cambiando in quella luce che nasce, e che anche tu, puoi ancora accogliere, per essere parte di quel “nuovo sole che sorge”. Che questo nuovo anno sia allora un nuovo modo di guardare e vedere, un nuovo sguardo verso l’alto e verso l’altro. Perché quel punto di vista può aprire nuove possibilità e spazi di libertà, perché se non fai entrare la luce di quella stella, che fuor di metafora è la presenza viva e operante del Signore, soprattutto nei tuoi punti di vulnerabilità, nelle tue fatiche, nei tratti spigolosi del tuo carattere, nell’imparare a volerti bene e a prenderti cura di te, della tua salute, delle tue relazioni e degli altri… continuerai a combattere contro i mulini a vento, perché i tuoi buoni propositi rimarranno sempre tali e non si concretizzeranno mai, e continuerai a combattere contro quelle cose da cui avresti dovuto imparare la lezione già lo scorso anno, ma che si ripresenteranno, “con più luce e forza di prima”, perché durante un intero anno non hai fatto altro che dargli da mangiare, che nutrirli con le tue paure, la tua ansia, il tuo pensiero ricorrente. Quello che ti porti dentro può mutare, cambiare, guarire, grazie a qualcosa che si sta muovendo fuori di te e che vuole prendere parte di te… e che qui fratelli ci stiamo richiamando l’un l’altro.

Occorre allora diventare proprio come quei Magi, e come quegli stranieri che un po’ ci danno fastidio, forse proprio perché sanno uscire dalla loro terra in cerca di vita, vero pungolo nella nostra comoda-tenebra, nella nostra opulenta e annebbiata terra… La promessa che dischiude questa liturgia è che se farai entrare la luce di Cristo in te, le tenebre non saranno un problema, ma TU SARAI UN PROBLEMA PER LE TENEBRE!

Di questa luce vogliamo “rivestirci” come ci invitava il profeta, perché la parola rivendicava per noi un diritto di appartenenza “viene la TUA luce”, quella luce è TUA… non dobbiamo farcela scappare…. Forse che oggi, proprio lo straniero lontano, aprendo lo scrigno dei suoi problemi, “facendoci dono” delle sue difficoltà, della sua lingua scorretta, ci regalerà una via, ci aiuterà a trovare dove abbiamo smarrito e perso Dio, ci aiuterà a capire che la stella serve sì a farci guardare in alto ma per poi ri-orientare gli occhi in basso, lo sguardo sulla terra, per vedere quanta luce già c’è e per essere portatori di una luce che abbiamo visto, che abbiamo ricevuto, in cui abbiamo creduto! E tutto questo a partire da quella casa riempita dalla tenerezza del bambino con sua madre… Buona luce.

 
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. (Mt 2,1-12)
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