FESTA DI FAMIGLIA - Onnisanti (Anno C)
È bello che il ritmo della settimana si spezzi... e ci si possa ancora fermare per celebrare questa “festa di famiglia” che accorcia le distanze con il cielo, nel ricordo -non tanto degli “effetti speciali” di alcuni- quanto piuttosto della possibilità di tutti, di vivere la vita così come l’ha pensata Dio.
Questo sono i santi: fratelli e sorelle che hanno accolto e fatto proprio l’invito di Dio alla vita piena e beata. Quel Dio che guarda ai suoi figli sulla terra e, nonostante tutto il male, continua a chiamarli: “stirpe eletta, gente santa, regale sacerdozio!” - “un popolo che Dio si è acquistato, perché proclami le virtù di colui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”. (1Pt 2,9). In ogni azione liturgica non facciamo altro che celebrare questa meravigliosa luce, la Pasqua di Gesù, Santo dei Santi, Signore dei Signori. Il dono di poterci accostare ad un trono, “il trono dell’agnello”, non come sudditi e schiavi, ma come figli: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). Per questo diventare santi non significa diventare eroi, ma essere semplicemente FIGLI che riconoscono Dio come loro padre e come loro “eroe” (proprio come fanno i bambini!). Se il Signore fa parte della nostra vita: il popolo diventa “santo”, la terra diventa “santa”, la quotidianità diventa parabola “santa”, la gioia diventa “santità”, la sofferenza diviene via “santa”, persino il peccato è chiamato in ballo e può diventare il punto d’incontro con la grazia della conversione. Ogni aspetto contribuisce a rendere bianche le vesti se immerso in quel paradossale e simbolico lavaggio del sangue dell’agnello, e cioè, se la vita si “sporca” della vita di Gesù, se si “imbratta” della sua divina-umanità, cosa che avviene tutte le volte che lasciamo a Dio il suo posto e noi prendiamo seriamente e responsabilmente il nostro.
I 144.000 mila salvati di cui parla la prima lettura, non restringono e chiudono la porta della salvezza, ma in quel numero simbolico è già “prenotato" il nostro posto, c’è la combinazione che spalanca il cuore di Dio alla moltitudine, moltitudine che si apre alla lode: “ Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”. E a fare da inclusione, a sigillo, la parola più importante: AMEN… “So che ci sei e io ci voglio essere con tutto me stesso!” Il mistero di Dio, ha bisogno di questo AMEN, ha bisogno della mediazione dei santi: cioè della testimonianza di chi si fa terreno per accogliere il seme della Parola e le permette di mettere radici nella propria carne…fino a diventare il volto di Dio in questo mondo. È questo che Gesù vuole insegnare alle folle che incontra, e oggi a noi: non c’è da inventarsi una santità prodotta dall’impegno ascetico, ma vederla già presente tra gli uomini di buona volontà, tra coloro che in ogni aspetto della vita, anche quello più graffiante e doloroso, lasciano le vecchie idee, e si abbandonano a Cristo: e così mentre il mondo dice “Beati i ricchi, beati i forti, beati i ridanciani”, il Signore risponde “beati coloro che vivono la loro vita in me, portando con fede i tratti del mio volto” - e allora - ”beati i poveri in spirito, quelli che sono nel pianto, i miti, coloro che hanno fame e sete della giustizia”, se in queste cose troveranno la strada per la conversione, e allora sarà un “perdere la vita” per ritrovarla rinnovata e trasformata! A noi stabilire e decidere chi ha torto e chi ha ragione!
La valle oscura della fatica, dell’incomprensione, del dolore, non piace proprio a nessuno(!), ma sapere che se anche la dovessi attraversare, con me c’è qualcuno, e quel qualcuno ha il volto del buon pastore, del padre buono, di Dio stesso, beh... questo fa la differenza!
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Mt 5,1-12)