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PER “STARCI DENTRO”: FARSI PICCOLI E METTERSI AI FORNELLI - XXII Domenica Tempo Ordinario (Anno C)

Dato il Vangelo di oggi sugli “ultimi posti” … immaginavo di trovare le prime file dei banchi vuote! Forse non vi eravate preparati le letture! Ma scherzi a parte, avete fatto bene… perché sicuramente il Signore ci parla di un atteggiamento ben più profondo ed intimo di questo. Anche perché quando io ad esempio sceglievo gli ultimi posti, gli ultimi banchi, non era mica per umiltà, era per sentirmi meno coinvolto e responsabile e potermi distrarre con più libertà.! Quindi bando alla falsa umiltà, il Signore ancora una volta con questa parabola vuole parlarci del Padre e dello stile del suo Regno. E per farlo, prende lo spunto da quanto vede capitare sotto i suoi occhi: dallo sgomitare dei commensali per i primi posti… perché Gesù non separa mai vita reale e vita spirituale… noi facciamo invece molta più fatica, a partire proprio dal rapporto tra cena e ultima cena. Il Signore con molta concretezza ci dice che anche dalla tavola di tutti i giorni possiamo imparare qualcosa di Lui. E oggi ci serve come ‘piatto speciale’ la portata della piccolezza e dell’umiltà, che spesso, dobbiamo ammetterlo, attribuiamo maggiormente a quelle vite che riteniamo sfortunate e non riuscite. Ho trovato pochi genitori che per il figlio sognassero la virtù della piccolezza e dell’umiltà. Molto più volentieri ci perdiamo in sogni di grandezza! E non è sbagliato, perché siamo fatti per cose grandi! Ma la strategia che il Signore oggi ci insegna per ottenerle, è proprio la via dell’umiltà: perché solo “chi si umilia sarà esaltato”! E queste due virtù vengono condite con l’olio della mitezza. Troviamo nella prima lettura: “Ai miti Dio rivela i suoi segreti”. Ma c’è ancora qualcuno che vuole scoprire i segreti del Signore o ci interessano altre notizie, altri scoop? O forse pensiamo che il nostro Dio non abbia più niente da dirci?… Pensandola così corriamo il rischio di rendere Dio insipido e tremendamente noioso; invece il Signore vuole incontrarci ogni giorno, proprio come si mangia giorno dopo giorno! E oggi vuole dirci che la potenza per “starci dentro” è farsi piccoli! Lo abbiamo imparato la scorsa settimana: se non riusciamo ad allargare gli stipiti della porta stretta, dobbiamo restringere noi stessi, e farci piccoli! Non si tratta di un atteggiamento rinunciatario o dell’avere poca autostima, ma del modo concreto, della strategia pratica, per non incappare nell’ansia da prestazione o nel bisogno insaziabile di conferme, per le quali spesso ci buttiamo a capofitto sul banchetto della vita, per fare fare fare, con il rischio di dimenticarci persino di salutare lo sposo(!), o gli altri commensali, presi dal divorare tutto ciò che è possibile… ma che non è detto che ci faccia poi così bene. E dimostrandoci il Suo disappunto per questa corsa al podio, e per questo inutile affanno, Gesù ci insegna a restare al nostro posto, che in qualche modo deve sempre un po’ fare spazio alla logica dell’ultimo posto, per evitare il luogo del delirio di potenza, quello che ci farebbe sentire sempre un po’ più degli altri. Gesù ci chiede invece di mettere in conto precarietà e debolezza e la serenità del tenere un basso profilo… e questo ce lo ribadisce e consegna come atto di delicatezza, cioè prima che qualcuno o la vita stessa, ci rimetta al nostro posto con l’aggiunta del peso della vergogna! L’ultimo posto non è svilente, non è una punizione, ma la confessione, serena e pacifica, della nostra povertà che diventa paradossalmente vicinanza con il Signore, perché prima di affidarci il posto, il Padre, ha chiesto al Figlio amato, di sedersi all’ultimo posto, per non perdere nessuno dei suoi figli, e diventare il “mediatore dell’alleanza nuova”, (Eb 12,24), e il “primogenito dei fratelli”. E così, Colui che non ha trovato posto nell’albergo, e l’ha trovato sul Golgota, ce ne prepara uno nel Regno del Padre: “Da ricco che era, si è fatto povero, per diventare nostra ricchezza”… E la Parola si spinge oltre, ci fa capire che se “farsi piccoli” è la condizione necessaria, non è quella sufficiente: perché occorre anche imparare a fare grande il prossimo, e soprattutto gli ultimi!! Occorre cercare di valorizzare il fratello e la sorella, di tirare fuori il meglio dell’altro, e imparare a servirlo…. Spesso uno diventa “ultimo” secondo il linguaggio del mondo, perché tutti lo hanno allontanato e nessuno gli ha dato da mangiare. Occorre insomma prendersi la responsabilità di preparare il pranzo anche per gli ultimi… perché se ti abbuffi soltanto, il rischio è di non passare dalla porta stretta, e di non comprendere fino in fondo, chi cucina sempre, o chi non mangia mai!

Allora ci chiediamo: cosa accadrebbe alla nostra umanità se ci affannassimo tutti in una corsa al contrario? Non per il primo e il più grande e il più efficiente, dei posti, ma per l’ultimo? Una corsa ai fornelli per mettere a tavola l’umanità affamata? Ecco che la parola del Signore ci stimoli questa corsa controcorrente, dal sapore tutto profetico.

 
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». (Lc 14,1.7-14)
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