PACE DI FUOCO - XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Oggi la pagina del Vangelo è antipatica e per certi versi imbarazzante, perché ci annuncia di un Gesù che è venuto a portare “il fuoco”, e subito si apre un link alle notizie di cronaca dell’estate che spesso ci portano la "brutta notizia" di incendi appicciati qua e là. Un Gesù che è venuto a portare “la divisione” e non la pace… e subito pensiamo alle liti in famiglia alle tante guerre… Evidentemente si tratta di un fuoco-altro, di una divisione-altra. Comunque tutte cose che di primo acchito risultano urticanti, scomode, “rumorose” per un udito delicato come il nostro che ama molto di più essere accarezzato e confermato che provocato e messo in discussione!… E’ molto più facile seguire parole concilianti, promesse di bene e prosperità, che sono proprio i codici utilizzati dalle pubblicità e dai programmi politici, piuttosto che parole dure. Ma la Parola di Dio non è sempre per alzare il morale quanto piuttosto, potremmo dire in un gioco di parole, “alzare la morale”, essere parola capace di denunciare, e che chiede assunzione di responsabilità e cambiamento, e ogni cambiamento è lotta, è fatica, è sudore come dinanzi ad un fuoco! La Chiesa e la fede non sono degli anestetici o semplicemente delle “isole felici” dove si dovrebbe stare meglio. Si dice che se Buddha medita, Gesù grida! Il Vangelo è infatti voce controcorrente, come lo sono stati i profeti di Dio. Proprio per l’esercizio della sua parola, nella liturgia di oggi, troviamo Geremia “gettato nella cisterna”, affondato nel fango, nella melma. Come i tre giovani nella fornace ardente, e Daniele nella fossa con i leoni, o Giuseppe nel pozzo del tradimento dei suoi stessi fratelli… Come a dire che è inevitabile nei passi della vita, prendere qualche buca e cadere, o cadere nei tranelli degli altri… Ma anche in quel fango, Dio non abbandona! E’ il senso della visita di Gesù fino nelle profondità degli inferi. La Scrittura nella sua profonda concretezza, prende in considerazione la possibilità di toccare il fondo, ma come ci ha ricordato la solennità dell’Assunta, da poco festeggiata, “Dio rovescia i potenti dai troni e… innalza gli umili”; e ancora: “Chi si abbassa sarà innalzato”! In quella cisterna, tra quel fango, può avvenire una nuova creazione.
E l’uomo nuovo per forza di cose deve entrare in uno scontro e una divisione con l’uomo vecchio. Processo doloroso… ma quante volte ci si dimentica che la perla è la malattia dell’ostrica!!! Prima ancora di chiedere di uscire da quella fossa, chiediamo al Signore di entrarvi dentro con noi!
Geremia disturba, “scoraggia i guerrieri”, proprio perché sposta l’annuncio su una battaglia più importante, quella con Dio. A ricordarci che la battaglia sul campo della vita si vince a partire dalla guerra interiore, dalla lotta per la conversione, che spesso consideriamo così poco strategica, e che è invece il segreto per la vittoria. Allora quel “fuoco” che Gesù “è venuto a portare” diventa immagine dell’alleanza che Yahweh ha sancito con Abramo, passando in mezzo agli animali del sacrificio, o a quella con Mosè nel roveto ardente, a quella sulle offerte di Gedeone, o sull’altare allestito da Elia, alleanza di fuoco, come “patto di sangue” che il Signore vuole rinnovare con noi oggi … Un fuoco che richiede il paradossale passaggio in acqua, l’immersione, un battesimo… come un bagno nella verità… attraverso cui ogni aspetto della vita e ogni legame deve passare… La condivisione piena spesso corre il rischio della divisione totale, perché non ci può essere verità senza distinzione. Dio non è neutrale, non è tutto sullo stesso piano e con lo stesso valore! Con il suo passaggio Gesù ha tante volte aperto e diviso le acque della politica, delle folle, della religione del tempo, dell’opinione pubblica come al corteo di persone faziose che volevano lapidare la donna piena di peccati, e ha diviso il velo del tempio… Il fuoco, l'alta temperatura morale, o meglio ancora, “umana”, che il Vangelo è venuto a portare, è il luogo nel quale possono avvenire e compiersi le grandi trasformazioni epocali ed esistenziali. Che quel fuoco torni ad abitarci, come nel cenacolo di Pentecoste, come Elia sul suo carro….perché il cristiano non porti solo parole ma diventi la parola che annuncia… non parli solo di luce, ma diventi luce! Non critichi solo la politica ma faccia azioni politiche giuste e umane.
E ci lasciamo con l’invito di Paolo che ci chiedeva la perseveranza “nella corsa che ci sta dinanzi, tenendo lo sguardo fisso su Gesù”. Senza perderci d’animo!. Allora, come il tedoforo delle olimpiadi, anche noi vogliamo giocarci questa corsa della vita, con la fiamma accesa per non far vincere il buio della cisterna, né quello della caduta o della notte, nella quale tutto si confonde ed è abitato dalla paura e dall’ambiguità.
In un momento di silenzio ri-focalizziamo il nostro sguardo, perché sia fisso su Gesù, e Gesù stesso completi quanto oggi ci voleva dire, facendoci cadere le squame dagli occhi.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». (Lc 12,49-53)