SIAMO PECORE - IV Domenica di Pasqua (Anno C)
La liturgia di questa domenica ci offre l’immagine del Buon Pastore e ci ricorda che noi siamo pecore; pecore che per chissà quale motivo sono state destinate ai pascoli di questa città, pecore bisognose di ristoro e di cura, pecore bisognose di un pastore… Un gregge senza pastore è disordine, un ovile senza guida è confusione.
Delle catacombe in avanti, quando i primi cristiani cominciarono a cercare immagini per rappresentare il Dio in cui credevano, lo dipinsero subito come il pastore bello che ha sempre una pecora sulle spalle.
Siamo nati fragili, per quanta palestra e fitness possiamo fare siamo ontologicamente fragili (!), e la nostra vita ha trovato la possibilità di sbocciare proprio perché qualcuno ci ha tenuto in braccio, ci ha preso sulle spalle e si è preso cura di noi. E da allora ‘cercare qualcuno che si prenda cura di noi’ è un bisogno fondamentale!!!
Questa notte, con una settantina di giovani abbiamo vissuto il Canto nella Notte, pellegrinaggio da Avigliana alla Sacra di San Michele, e ho provocato i ragazzi facendoli salutare con un belato: siamo pecore in ricerca del pastore! E in questa ricerca l’unico modo per non perdersi è ascoltare la voce del Pastore… La Parola ce l’abbiamo e ce l’abbiamo in abbondanza, ma non basta: abbiamo bisogno di sentire e riconoscere una voce, la voce è ben di più che la parola; e come in qualunque relazione, solo con il tempo, si impara a riconoscere la voce dell’altro!!!
Se, in qualche modo la Parola di Dio, oggi, ha radunato qui il suo gregge, solo “la voce” di Dio lo potrà far ritornare qui, solo quella voce ci potrà far rimanere qui… più umani e meno bestie! Ovvero solo se incontreremo qualcuno che sa rispondere ai bisogni profondi del nostro cuore in un incontro intimo, in una esperienza radicale, che abbia il sapore della confidenza… Fino a quando rimarremo in superficie, a pelo d’acqua, non riusciremo mai a capire e percepire il mistero dell’amore del Signore; occorre immergersi con tutto noi stessi in questa avventura, che è avventura di santità.
Papa Francesco nel documento sulla santità, Gaudete et Exultate al numero uno scrive così: “Il Signore chiede tutto,…(perché si offre tutto e tutto ti dona!)… e non si aspetta che ci accontentiamo di una esistenza mediocre, annacquata ed inconsistente”.
Nella nostra vita siamo degli abilissimi dj, mixiamo moltissime voci, quelle più aggraziate e quelle disgraziate, quelle dolci e quelle sguaiate e spesso all’interno di questa fusion ci sono le voci DEI MERCENARI a cui non interessa il nostro bene, ma solo il loro obiettivo, il loro guadagno.
Più diventiamo familiari con la voce del Pastore, tanto più facilmente saremo capaci di riconoscerla, anche quando eventualmente ci saremo persi un po’, anche quando saremo lontani, anche quando starà ormai calando la notte…
E solo da questo RICONOSCERSI reciproco, pastore-pecora, può scaturire dal cuore la RICONOSCENZA.
Le parole del mercenario e del pastore spesso sono le stesse. Tutti oggi inneggiano alla felicità, all’amore, al bene, al benessere, alla gioia… ma se il mercenario promette, in realtà poi non mantiene e non realizza la sua promessa, perché non può, è perché in realtà delle pecore non gli interessa un gran che; per il Pastore invece, le pecore sono ragione di vita, e gli costano la vita! E fa sul serio: quello che dice lo porta a compimento!
Oggi la pubblicità è l’emblema di questa voce distorta. Ma, per fare degli esempi: poi quel profumo che sullo schermo ti fa vedere una vita felice, piena, sensuale, realizzata, … davvero ti farà funzionare e vivere bene il tuo rapporto di coppia o con l’altro? O forse sentiamo già in partenza, in quel profumo, puzza di inganno?!? Quei biscotti davvero ti aiuteranno a vivere con il sorriso le dinamiche familiari fin dal primo mattino?
Non bastano le parole, è la voce a fare la differenza!… Come per il bambino è la voce di madre e padre a fare la differenza, quando quei versi stupidi, simili a belati irrazionali *, diventano intellegibili… danno sicurezza, calmano perché dicono: sei mio, sei importante, ci sarà un domani, ti sarà assicurato ciò di cui hai bisogno…
Papa Francesco ce lo dice in tutti i modi, la universale chiamata alla santità, non è la perfezione greca, non è il non sbagliare o cadere mai, quanto mettersi in ascolto di questa voce! I santi sono questo, e “non sono vite perfette e senza errori”! - Il santo non ha tutti i 10 nella pagella delle virtù e nelle prove della vita! Fratelli e sorelle il grano nasce insieme alla zizzania nella vita di tutti! Allora non facciamo orecchie da mercante e mettiamoci in ricerca di questa Voce… non c’è scusa che regga: nell’ovile di Cristo c’è posto per tutti anche per la pecora nera! Ce lo ha detto bene la voce della sua Parola: “Nessuno può strappare queste mie pecore dalla mia mano”! Spesso siamo noi a mollare la presa del bene, alla prima difficoltà. Ecco di che cosa sono piene le mani del Padre e del suo Cristo: di ostinato amore e generosa misericordia, mani piene di speranza; che hanno la forte presa, che diventa “pretesa”, di non lasciarsi scappare qualcosa di bello… (e per lui bella è perfino la pecora perduta!). Affidiamo i nostri passi alle Mani che sanno dove mettere le mani in noi, in quell’intricato sistema delle nostre gioie e dolori.
E questa liturgia, nel contesto del mese dedicato a Maria, mi ha fatto venire in mente una immagine mariana poco conosciuta: quella della Divina Pastora… che raffigura la vergine con un cappello e un bastone da pastore. Storicamente questa devozione proviene dalla Spagna, proprio ad opera di un curato cappuccino che avrebbe visto in sogno questa immagine, oggi molto famosa in Venezuela. Ecco affidiamo al Buon Pastore, per intercessione di Maria, Divina Pastora, e dei pastorelli di Fatima, i nostri pascoli, i nostri ovili, i nostri sentieri, le nostre ferite perché seguendo la voce giusta possiamo avere vita in abbondanza, vita piena, che ci fa “esultare e gioire”!