NON PERIRE, CONVERTITI! - III Domenica di Quaresima (Anno C)
Molte volte la Bibbia riporta dei fatti così strani da sembrare inverosimili, oppure così crudi e violenti da sembrare inopportuni. Ma basta aprire gli occhi per vedere che questa è la descrizione della vita e dell’umanità, un’umanità meravigliosa piena di luce, ma spesso così ferita e bisognosa di cure, bisognosa di un Salvatore, di luce nelle tenebre. Oggi troviamo nel Vangelo il riferimento a fatti di sangue, violenza, catastrofi naturali. Gesù parte da questi avvenimenti di cronaca nera per parlare di un’altra morte. Se è vero che non è conseguenza del peccato la tragedia dei Galilei o delle persone morte nel crollo della torre, è però il peccato (il male che ci abita, lo spazio che diamo alla tenebra!) ad impedirci di trovare la vita anche se siamo vivi. È questo il male contro cui dobbiamo lottare… e pertanto la cura, che qui diventa comandamento, grido del padre per il bene del figlio, è: “CONVERTIRSI”! Qui risiede il segreto della vita… come a dire “volgetevi a me, state sotto il mio sguardo, cercate la mia presenza… non sarò la risposta al male ma il compagno forte e fedele con cui attraversarlo”…
Con quanta ostinazione e perseveranza di fronte al mistero della sofferenza, continuiamo a farci del male cercando le ragioni e le cause che hanno portato quella situazione o quell’altra circostanza. Ma oggi ci viene ricordato che non è questa la via buona da percorrere. Questo può accendere un fuoco che a differenza di quello del roveto di Mosè, ci consuma e toglie tutte le energie e le forze. Solo e sempre una è la risposta del Signore allo scandalo del male: “Io sono colui che ci sono” e che attraverso con te questo male! Io sono colui che potrai sperimentare proprio quando mi cercherai; se mi invocherai io risponderò! Ma attenzione è richiesto questo coinvolgimento personale e intimo. Perché Paolo ci ha ricordato che tutti, in tanti, erano sotto la stessa legge, sotto la stessa pratica eppure “la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto” … il rischio è che se non cogliamo questa opportunità di fare sul serio con il Signore, il Signore rimarrà un semplice mantello esteriore con la conseguenza di non farlo agire in noi per superficialità e incredulità e di “perire -così- tutti allo stesso modo”… Perché non lo incontriamo mai per davvero! Ma rimane sempre e solo Lui che può fare la differenza!
Quel “perirete” non è una qualità esteriore ma interiore-spirituale. Se non ci convertiamo una “morte” è alle porte. Quella dell’insoddisfazione, del vuoto dentro, della infecondità…
Dentro al mistero della vita occorre entrare in punta di piedi, anzi a piedi nudi… per mantenere bene il contatto con la realtà e i suoi interrogativi, perché l’incontro con il Signore non ti sposta in un altro luogo, non ti preserva dalla prova del deserto e del fuoco… La vita è questa domanda, talvolta così diretta e spietata, ma a cui occorre sempre dare una risposta. Non è possibile rimandare all’infinito, e questo per una semplice e fondamentale ragione: noi siamo finiti e così il nostro tempo! Non dobbiamo rimandare a domani quanto l’oggi ci chiede, poiché l’oggi è l’unico tempo certo.
Domenica dopo domenica, anno dopo anno, seminiamo nel nostro cuore il seme della Parola di Dio, (quella che domenica scorsa era rappresentata da Mosè ed Elia nella nube della trasfigurazione). Ora, dobbiamo ammettere, che troppe volte questa Parola non porta più frutto, perché noi continuiamo a soffocarla. Nel racconto del fico viene messa in luce la caparbia fiducia di Dio nella possibilità che la vita riesca comunque a portare frutto, e che il frutto ricompensa e vale di più dei tre anni di sterilità.
Il cammino quaresimale è questa cura che ci incoraggia ad abbandonare le domande e i percorsi con cui spesso proviamo a evitarci il rischio della ferita o della caduta, o della sconfitta. Lasciamoci lavorare dal contadino per continuare a sperimentare che il Signore è “lento all’ira e grande nell’Amore”. L’obiettivo di Gesù è sempre e solo quello di far fiorire la vita. Alla luce di questa Parola mettiamo i nostri anni di fatica, di insuccessi, di delusioni, di nulla di fatto e dichiariamo con fede che quelli sono stati anni di semina… E poiché l’incontro tra Gesù, contadino paziente, e noi, fichi secchi, è già avvenuto un anno fa, oggi non può più essere il giorno della proroga…
La Pasqua, che si avvicina, e che celebriamo in ogni eucaristia, è questo inno contro lo scoraggiamento, è il manifesto della speranza, il proclama dell’impossibile che diventa possibile! Il gustoso canto del frutto della vittoria.