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TOUR DESERTO-MONTE - II Domenica di Quaresima (Anno C)

E di quaresima in quaresima la liturgia ci propone questo itinerario: dal deserto al monte Tabor, che ci ricorda che per vederci chiaro nella vita, occorre “ritornare in noi stessi” e “ascendere”,, prendere cioè delle sane distanze dalla tentazione che ci opprime e dal problema che ci soffoca, perché non sempre affrontare di petto le cose, è la soluzione migliore o più efficace, e questo soprattutto perché quando si è troppo vicini, troppo “dentro” la situazione, si fa fatica a mettere a fuoco i dettagli e a vedere l’insieme… Dal monte invece, vivi lo spettacolo dell’orizzonte più ampio, e trovi la boccata di ossigeno necessaria!

E Gesù per "vedere meglio” è salito sul monte, il testo dice “per pregare”. La preghiera può essere il collirio che ci aiuta a vedere meglio, a “vederci più chiaro”, tanto che Gesù si trasfigura di Luce! Fratelli e sorelle la preghiera dona la luce buona per fotografare la realtà e trasfigurarla… Perché spesso ci lasciamo spaventare e deformare dal problema… L’incontro con il Signore è ‘illuminante’, fa splendere il volto! E la Parola dice (cfr. Lc 11:34 ) “Se l'occhio tuo è limpido (è luminoso!), anche tutto il tuo corpo è illuminato; ma se è malvagio, anche il tuo corpo è nelle tenebre”. Abbiamo bisogno di incontrare e di essere volti pieni di luce! E luce e tenebre si inseguono sempre nelle nostre storie, come per i tre testimoni scelti Pietro, Giacomo e Giovanni, che, saliti in alto, “caddero” in basso, “con la faccia per terra”, per udire dal punto geograficamente più alto del Vangelo, il Tabor, quanto pronunciato al Giordano, nel punto più basso, e cioè che Gesù è il Figlio amato e Dio resta Padre affidabile, nel profondo degli abissi, nel deserto, quanto nell’alto dei cieli, sulla vetta del monte. Il Signore è Re nelle gioie e nei dolori! A volte sono necessarie queste cadute per ridimensionarsi un po’. E nei testi sacri la salita non è mai intesa come semplice pratica ginnica, o tour ludico, ma come un elevarsi spirituale della persona, una crescita, un ampliare gli orizzonti, un prendere consapevolezza. Come si fa? Questo avviene alla presenza di Mosè ed Elia, cioè grazie alla Parola di Dio e alla profezia…

(In questi 40 giorni di cura quaresimale riprendiamo e riscopriamo la Parola di Dio, è fondamentale, il resto sono parole nostre, ma solo la Sua Parola non passerà mai!!)

Gesù infatti dirà di non essere venuto ad abolire Legge, quanto a portarla a compimento! E quella Luce dal volto si propagherà anche sulla sua veste; come a dire che anche tutto quello che ci portiamo addosso, come un vestito e tutto quello che la vita ci ha appioppato “gratuitamente”, godrà di questa Luce!

Non è facile crederlo nella vita di tutti i giorni, e biblicamente quando si affronta qualcosa di importante e non facile, si fa presente uno strano torpore che oggi ‘abita’ i discepoli, lo stesso torpore che ha toccato Adamo prima del dono di Eva, padre Abramo, e sempre i discepoli nel monte degli ulivi. Questo sonno, che richiama sicuramente anche lo smarrimento e lo stato depressivo del momento, è anche immagine dell’iniziativa di Dio, del suo prendere in mano la situazione quando l’uomo non ha il controllo e le forze vengono meno; immagine di tutto quello che a noi non è così evidente e spiegabile… Simbolo di tutto quello che sfugge… Certo, il salmo 127 ci ricorda che il pane che mangiamo deve essere frutto del lavoro, delle nostre fatiche, dell’alzarci presto e coricarci tardi, ma poi ci disarma nel finale ricordandoci che il Signore “ne darà ai suoi amici NEL SONNO". E tutti ricorderemo che Gesù stesso nella barca sembra dormire: ma non è il morto di sonno o il disinteressato, quanto l’abbandonato… come il bambino nelle braccia della madre, sicuro, in pace. Sa di quella Luce anche nel buio della tempesta!

A tutto ciò Pietro, l’abile nel trovare scorciatoie, chiede di fare 3 tende… Fa esperienza della bellezza, della luce, dell’amore, e propone le capanne: immagine di ciò che trattiene, conserva, ripara, il desiderio di “portare a casa” un dato acquisito e magari un cammino terminato per un traguardo tagliato… ma tutto questo può diventare anche un inganno e una trappola! Non si finisce mai di camminare e convertirci alla Luce! E inoltre non sempre quello che sembra ci doni vita la dona realmente… per questo il Signore ci aiuti in questa Eucaristia a mettere a dormire quell’aspetto che consapevolmente o no ci sta intrappolando e ci faccia risvegliare nella Luce della volontà di Dio…

Quell’abbraccio di Luce serve a questo, serve “a valle” non in cima, nella quotidianità, nella routine.

L’esperienza con Cristo è un’esperienza vivente, non si lascia trattenere né fissare in alcun modo, come d’altronde le cose belle, preziose ed importanti della vita che sono dei doni simbolici dell’Amore e della Luce di Dio, ma che purtroppo sono suscettibili di cambiamento e di fine… infatti alla fine di quella visione “resta solo Gesù”. Questa è l’unica certezza che ci serve! Tutto può cambiare ma Lui NO, ricorriamo a Lui, la sua Parola non passerà e nemmeno la Sua Luce, se la accogliamo.


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