UN ABITO CELESTE - Epifania (Anno C)
Carissimi la festa dell’Epifania porta a compimento la celebrazione del Natale.
E il Natale ce lo ha detto chiaramente… E’ questione di luce, una luce che Dio, ha voluto deporre nel buio di questo mondo… E da allora diventa questione di lotta, di battaglia, tra luce e tenebre, tra la parte in ombra di noi e quella che incontrando il Signore può venire alla luce; per questo il profeta rivolge l’accorato invito: “Rivestiti di Luce”… perché quella luce non è venuta a caso, o come semplice effetto estetico che si aggiunge, ma per far risaltare la tua vita e salvarla dalle tenebre! E proprio come puoi scegliere e decidere tu quale abito indossare, puoi vestire una vita che accoglie la luce o che la rifiuta… E allora Isaia ce lo ripete: “Rivestiti di luce”: come una madre che invita il piccolo a vestire i panni riposti la notte prima sulla poltrona: c’è una possibilità che è proprio qua a tua disposizione… E il “vestito” che ci viene proposto è celeste, non nel senso del colore, ma nel senso che porta in sé la dimensione del cielo: “la gloria del Signore è su di te”… Fratelli e sorelle dobbiamo sì imparare a tenere i piedi per terra, questo sempre (!), ma anche a guardare un po’ di più il cielo! Spesso si dice che per credere occorra fede cieca: no, no, bisogna aprire gli occhi e “alzarli”, occorre cioè imparare a vedere questa luce, a credere davvero in questa grazia che ci sta sopra, che ci sta accompagnando, che sta indicando la via! - (Tieni la tua mano sopra la mia testa - ). Un mistero che - la seconda lettura ce lo ricordava - è unico in questa forma: “Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato - a noi - ( ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:) - e cioè - che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. - Per far rivivere lui in noi stessi. Mi manifesto perché tu possa manifestarti come figlio erede della luce. Questa grazia, questa luce è roba tua!
Siamo dei privilegiati ad avere un Dio così vicino, così generoso, così bambino… e così in dialogo da aiutarci attraverso piccoli grandi segni, che vanno colti… non per diventare visionari o creduloni, ma figli con una fede viva! Il Signore parla ancora oggi, ancora oggi si manifesta! Apri e alza gli occhi (!) Il racconto del Natale è di segno in segno: un angelo per Maria, un sogno per Giuseppe, una cugina per Elisabetta, un bambino nella mangiatoia per i pastori, una stella sopra una stalla per i Magi, e persino Erode ha il suo, anzi tre segni (!) tre magi, ma non bastano i segni se sei ripiegato troppo su te stesso, te li perdi, se non esci “dal palazzo” non li vedi, non li apprezzi… troppo concentrato a guardarti i piedi, - “Che cosa ti sta incurvando? Offriglielo! Sia il tuo dono da “magio randagio” - e poi “ alza gli occhi”, per vedere e seguire i doni che Lui ti sta facendo… In poche parole: non basta sapere che Gesù è venuto in mezzo a noi, occorre ora che noi andiamo da Lui, questo il senso dell’adorazione dei magi, del nostro essere qui oggi, del nostro dire Amen… A Gerusalemme non mancava la scienza dei magi, ma l’Attesa dell’Atteso che i magi hanno viva, la speranza che le promesse possano realizzarsi, che le profezie davvero possano compiersi, insomma mancava la fede (!). Ed è paradossale, ma tremendamente vero che, ancora una volta, come diverse volte accadrà nella Sacra Scrittura, ad insegnarci la fede siano i pagani, gli stranieri… All’apparenza niente di strano. A parole siamo tutti per la fratellanza universale e tuttavia sotto sotto rimaniamo molto sospettosi nei confronti dello straniero e ci piace poco creare un rapporto di prossimità e intimità con lui. Ancora una volta nella Scrittura lo straniero ci salva, diventa l’intelligibilità, la possibilità della comprensione della Parola e delle stelle… “Sappiamo ancora adorare qualcuno al di là di noi stessi?!?” La stella, lo straniero, diventano questa domanda. E occorre l’audacia di chi si sa mettere in viaggio, di chi ha il coraggio di uscire e venire allo scoperto, e osa anche il rischio di chiedere informazioni alla persona sbagliata (Erode), ma con quella consapevolezza di non rimanere mai deluso dal Signore che alla fine si manifesterà! Siete convinti? Allora andiamo a cercare anche a Betlemme, là dove sembra impossibile trovare qualcosa che vale, e troveremo il senso di questo vagare, il senso di tanta fatica nei nostri cammini! Ed è così grande il dono che hanno ricevuto che i magi danno quello che di più prezioso hanno: danno onore con l’incenso, danno ricchezza con l’oro, danno tutto fino alla mirra, fino alla morte, fino alla fine…
Per questo ora proviamo a rivivere quanto hanno fatto i magi: passerà un cestino a raccogliere un vostro dono - so che non vi avevo avvertito e sicuramente avreste voluto donare qualcosa di importante al vostro re, ma non importa, il Signore lo sa - donate semplicemente quanto di più prezioso avete con voi… in borsa, nel portafoglio, al collo o al dito (non vale la moglie!)…
Come mai siete così smarriti!?!?!?
Bene… ci siamo capiti. Ecco che possiamo anche noi imparare dai magi ad entrare nel cammino con questa attitudine del cuore: sapere dare tutto…perché abbiamo imparato e crediamo che riceveremo ancora di più: una misura scossa pigiata e traboccante che supera persino la nostra immaginazione e quanto possiamo osare chiedergli, e questo a partire da relazioni nuove capaci di fare epifania… manifestandoci gli uni gli altri qual è la rotta, qual è la meta, qual è il senso di tutto questo…