DIO LOGORROICO: PARLA PARLA FINO A FARSI CARNE - Santo Natale (Anno C)
Dall’inizio alla fine la Sacra Scrittura è attraversata da una voce: quella di Dio. Un Dio logorroico che parla continuamente!
E la lettera agli Ebrei ce lo attesta: “Molte volte e in diversi modi Dio ha parlato agli uomini per mezzo dei profeti”… ma la sua Parola è come se venisse rimbalzata dalla durezza dei cuori, chiusi e alla Parola e all’uomo visto più come minaccia che come fratello. Quando le orecchie si vestono di auricolari e si chiudono all’ascolto, chi ci circonda rimane anonimo e sospetto, un generico straniero che sembra volerci rubare lo spazio vitale (e quello lavorativo!). Ecco allora che quando il tempo è stato ‘pieno, pronto’ “Dio ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni"; - tanto che - “tutti i confini della terra vedranno” ciò di cui stiamo parlando, e sarà “la Salvezza”… E uno pensa chissà di quale prodigio sta parlando il profeta?! Chissà di quale grande battaglia e vittoria tale da azzittire ogni presunto potere… E invece parlava della ‘notte del Natale’… del regalo di un bimbo. Un bambino che Dio ha mandato in questo casino, in mondo armato fino ai denti, un ‘fagotto’ disarmato per farci “stare dentro” con la luce della sua stella e perché ogni stalla potete diventare la stanza del suo tempio regale… perché ogni escluso e persino ogni “bestia” potesse essere una figura del suo presepe, perché ogni disgraziato potesse trovare grazia come un filo di paglia in quella grotta. Insomma il Signore viene ad aprire uno spiraglio di luce, per ricordarci che “fin dal Principio” e per sempre “nulla è senza di Lui”, e così ci apre una possibilità di pacificazione tra il cielo e la terra, tra potere e la debolezza, tra povertà e ricchezza, tra Erode e la capanna, tra i pastori e gli angeli, tra la scienza dei magi e il cielo….
Dio si è immerso e compromesso a tal punto in questa umanità, per far esplodere di senso ogni suo aspetto, dalla gioia alla fatica, dal bene al male… gettando luce persino sulla morte.
Allora questa festa ci dice e richiama che c’è speranza ancora e anche là dove ogni dignità umana viene negata: “La luce splende nelle tenebre”! Dio ha il coraggio non solo di accostarsi all’umanità, ma addirittura di abitarla mettendo la sua tenda. Natale sta a ricordarci di anno in anno che le tenebre non vincono, ci provano ma non ce la fanno!… Ma questo prodigio, questa pace annunciata nella notte, appena sorge il sole del giorno, sembra già essere nuovamente lontana…
“Venne ma i suoi non l’hanno accolto…” Abbiamo paura del buio, ma rifiutiamo la luce! Che non ci capiti mai, che non capiti più… perché a coloro che invece lo accolgono è promesso qualcosa di grande: “diventare figli di Dio”, non essere più solo figli di Adamo, plasmati da una eredità di fragilità ma che possiamo vivere il potere di rinascere dall’alto, di rinascere di nuovo… diventare “figli di Re" “non da sangue, né da volere di uomo ma da Dio stesso”.
Oggi si rinnova per noi tutto questo! E il tempo favorevole diventa quello… lungo una messa! In questa eucarestia, si inverano le antiche promesse perché tu possa diventare vero, tutto si incarna, perché tu non possa sprecare e buttare via niente di te, tutto si fa luce, perché ogni area della tua vita possa essere
luminosa, Dio “diventa” pienamente e realmente Dio perché tu possa diventare pienamente te stesso.
L’Evangelista Giovanni ci ricorda che anche quando la vita ti ammutolisce e azzittisce, e rimane priva di parole, anche allora, un nuovo inizio è possibile.
E “il verbo”, la parola si è fatta carne! Da Dio ci aspettiamo una parola. Una parola buona che abbia il sapore della speranza e gli spunti della gioia, una parola che rinvigorisca la nostra fiducia. Ma c’è un problema: un bambino appena nato, non sa parlare. O meglio parla ma a modo suo. Un linguaggio fatto di suoni e versi apparentemente insensati e sconnessi fra loro, grida e pianti… a proporci un linguaggio nuovo che, se vogliamo entrare in relazione con Lui, dobbiamo imparare! Imparare rinunciando al nostro solito modo di parlare e pensare. Il Natale ci lancia una sfida: “Come puoi capire la lingua del Dio Bambino che non vedi, se non vuoi intendere la strana-parlata di tuo fratello che vedi?”. Chissà quanta gioia ci perdiamo ogni giorno! Che il Natale ci rimetta in gioco, con le sue luci a richiamarci la vera luce, con i suoi regali, a richiamarci il vero dono, con la sua umiltà ad invitarci alla semplicità e sobrietà… con la Sua Parola a rinnovare i nostri dialoghi e allora là dove la vita ci ha messi, sarà la nostra Betlemme. Auguri di questa possibilità, buon Natale.