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NATALE TRA GIOIA E TURBAMENTO - IV Domenica di Avvento (Anno C)

Meraviglioso Dio che per salvare la nostra carne si fa carne, per dare un senso al nostro continuo correre - nell’ultimo tratto di strada verso il Natale - mette di corsa Santa Maria in un vangelo letto e scritto “in viaggio”, stile così attuale per i nostri giorni. Ma non per qualcosa di ‘frettoloso’ quanto di “premuroso”: c’è finalmente una buona Notizia che si deve far conoscere, che dice ai disgraziati della terra “c’è grazia per voi”, “c’è nuova possibilità”, e allora si ha premura di non arrivare troppo tardi, c’è una sana inquietudine affinché quella Buona Parola sia annunciata, portata, condivisa… e perché no, perché quella Parola sia confermata… perché il “turbamento” non è sempre così leggero e passeggero. La storia del Natale porta con sé la parola “turbamento” (quello di Maria, quello di Giuseppe, quello di Zaccaria, quello dei Magi, quello dei pastori…) e ci ricorda che turbamento e gioia possono stare insieme, i dubbi possano aprire la porta alla fede… Infatti… Chi lo ha detto che una gioia non possa passare anche attraverso una via difficile, dura e accidentata? Natale è anche questo: nei vari passaggi di questa storia incontriamo ipotesi di un ripudio segreto, mutismo improvviso, la strage di Erode, la fuga in Egitto…

Ma Nel turbamento Maria sa di non essere abbandonata, le è stato dato dall’angelo un segno, quel “nulla è impossibile a Dio” rivolto all’anziana cugina Elisabetta… Allora c’è bisogno di condividere con lei, di incontrarla; perché dobbiamo imparare che c’è bisogno di mettere in circolo non solo le brutte notizie ma anche quelle buone e soprattutto la gioia che ne deriva. Dove arriva Dio, c’è possibilità di un sussulto del cuore, di un turbamento che è un risvegliare le forze e le energie assopite, la fede smorta, dove arriva Lui c’è la possibilità di un canto magnifico, e la possibilità che cambino i nostri rapporti. E così Maria, senza certezza alcuna, concede il beneficio del dubbio all’angelo, e le mura dell’umile casa della cugina, ascolteranno parole antiche e parole nuove. Le antiche promesse trovano due nuovi profeti: Maria ed Elisabetta. Due figure così “piccole”, come i poveri che ci passeranno davanti nel Regno dei cieli, come gli ultimi, come Betlemme di Efrata, così insignificante da essere snobbata come “luogo del nulla”. Anche il piccolo e il grande possono stare insieme! L’ordinario e lo straordinario, anche questo è il Natale.

E non appena la voce della madre del Signore giunge ad Elisabetta, qualcosa cambia. Basta un dialogo fatto di voci, senza tante parole, fatto di presenze inabitate dallo Spirito Santo, di sguardi tra chi sa ascoltarsi-dentro e si percepisce un canto nuovo, una capriola, il miracolo della novità nelle proprie viscere.

Quanto abbiamo bisogno di essere riconosciuti in quello che viviamo e che noi siamo, di avere un feed back… qualcuno che ci dica che abbiamo prodotto un frutto buono… Elisabetta attesta questo ma non solo da un punto di vista umano ma dal punto di vista del credente che si fa bocca di Dio… Che bello essere circondati da persone che rilancino questi rimandi, queste eco nella luce della Parola, alla scuola del Signore…

“A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” Maria sei davvero beata, e si legge tra le righe “ ma benedetta ragazza come hai fatto a credere?!” Io sono anziana, sazia di giorni e di esempi della Storia della Salvezza di grembi sterili che partoriscono: Sara, Rachele, Anna, la mamma di Sansone… ma tu Maria, così piccola, hai dato lo spazio ad un prodigio così grande, singolare, mai

sentito prima!?! E hai creduto, hai detto di sì! Grazie Maria perché hai creduto a cose ancora più grandi di quelle già viste e udite prima. Quante volte noi diamo credito solo se è già successo o accaduto… se in qualche modo c’è una garanzia di un esito positivo, di un investimento che meriti fiducia; lei no, e così apre alla novità dell’impossibile. L’anziana cugina riconosce, ciò che Dio ha già compiuto in se stessa e si apre a qualcosa di ancora più grande… E questo incontro diventa icona della dimensione testimoniale della fede. In ogni incontro si dovrebbe vivere questo: fare l’esperienza di Gesù Cristo presente nel prossimo, un incontro capace di far spazio al di più di Dio.

Due donne, la vergine e la sterile, entrambe incinte in modo “assurdo” annunciano che viene nel mondo un “di più”…ciò che l'uomo da solo non può darsi.

Il Signore cerca ancora uomini e donne capaci di fare spazio al di più di Dio, cerca ancora l’attitudine della madre per incarnarsi, donne e uomini con grembo di madre, capaci di credere, capaci di accogliere e di portare, capaci di ascoltare ciò che si muove dentro e di condividerlo. Ieri ha trovato Maria ed Elisabetta oggi Possa trovare noi...


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