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RISTABILISCI LA NOSTRA SORTE - II Domenica di Avvento (Anno C)

Che possiamo uscire da questa celebrazione con "il sorriso sulle labbra” (salmo), come di chi ha incontrato la luce di una speranza!!

Procede il nostro cammino di Avvento e penso che a darci la giusta chiave interpretativa di tutto il percorso possa essere il versetto del salmo “Ristabilisci Signore la nostra sorte”. Periodo di correzione, periodo di conversione, periodo di grazia. “Ristabilisci Signore la nostra sorte”. Come a dire “Signore c’è un pensiero che tu hai quando hai pensato all’uomo, all’umanità, quando hai pensato a me, ora questa storia ha ingarbugliato tante cose, ha sfibrato e tirato parecchi fili, ha storto parecchi segmenti: “ristabilisci le cose”, siamo un terreno da bonificare, e se è vero che siamo figli, quel pensiero originario è la nostra eredità, e lo vogliamo su di noi, non vogliamo esserne brutta copia… E Signore, come l’Israele raccontato dal profeta, facci ritornare “a casa”, facci ritornare dai nostri esilii e facci entrare nella Terra Promessa…” Noi siamo figli della Promessa, non siamo figli di nessuno, ma figli di Re… Allora potremo davvero deporre la veste del lutto, perché quale che sia il prezzo pagato fino a qui, c’è ancora lo splendore della gloria che mi aspetta, ancora la dignità del figlio del Re, una gloria che mi è ancora possibile, come un arretrato bloccato dall’infinita burocrazia, ma che ora arriva come regalo inaspettato, come regalo di Natale.

La meravigliosa liturgia di ieri ci ha riportato all’origine, in Eden, dove Adamo ed Eva si sono ritrovati e scoperti nudi, come se il peccato li avesse spogliati e li avesse tolto tutto… e abbiamo trovato quel Dio che con estrema tenerezza e cura, ha cucito loro addosso un nuovo vestito, e che oggi ci ricorda: “deponi il vestito del lutto e dell’afflizione e rivestiti dello splendore della gloria… mettiti sul capo il diadema”, la corona del re, come a dire: rivestiti di luce, deponi le tue lacrime, la tua depressione, il tuo male di vivere e non cadere nella trappola della rassegnazione, ritorna sulla via diritta che è quella che non ti fa deviare né a destra né a sinistra rispetto a dove cammino io, perché nessun uomo che si trovi altrove può essere felice”. L’altro giorno in catechesi avevo un ragazzo che era l’emblema dello scoraggiamento cronico… Gli parlavo delle meraviglie di Dio e lui “ehh ma tanto la vita è dura, ma tanto questa società… ma non è facile… ma purtroppo il mondo gira così…un amore così non esiste, una gioia così non esiste”… sono le parole di chi non sa più nemmeno immaginare qualcosa di diverso rispetto a quello che vede e sente… e ciò accade quando ci siamo troppo accontentati delle nostre parole e ripiegati su brutte notizie, per questo il Signore dice: “la mia parola non ha posto in voi”… E come non pensare in questo periodo d’avvento a quando sentiremo risuonare parole simili dette a quella donna incinta Maria, e al suo consorte Giuseppe : “nell’albergo non c’era più posto”… E poiché Dio è un incorreggibile nell’amore, nella relazione, quello stesso Dio che dirà “se non mi ascoltate voi parlerò alle pietre, parlerò ai banchi, parlerò alla città”, oggi parla nel deserto… Sembra un affronto, il Vangelo ha citato nomi e luoghi di prestigio: Tiberio Cesare, Ponzio Pilato, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca

dell’Abilène e ancora Anna e Càifa”… (nomi meravigliosi per i vostri futuri figli e nipoti :)) … ecco nonostante il fior fiore di possibilità, “la parola di Dio venne su Giovanni, nel deserto”. Il deserto, non Roma, diventa “l’ombelico del mondo” … Ma è il luogo dove non c’è nessuno??… Solo se c’è la capacità del silenzio c’è la possibilità per qualcuno, solo se si fa silenzio c’è la possibilità che qualcuno parli, viva e si esprima… dentro la confusione parla il rumore, il cuore non sente e non si sente, la verità è distorta.

Ieri abbiamo sentito che nel “codice immacolato” di Maria, nel suo grembo deserto ha parlato lo Spirito; è stata coperta dall’ombra dello Spirito, oggi la parola “fu su Giovanni”: che viene coperto dalla sua parola. Essere coperti dalla sua Parola per essere rivestiti della sua Gloria… quella Parola mi viene incontro e viene a cercarmi in tutti i burroni della mia esistenza, i luoghi in cui cado, in cui metto a rischio la vita, in cui mi faccio male… E viene a raccattarmi, a raccogliermi, a curarmi. Queste sono le grandi cose che compie il Signore, talmente grandi che “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”… pensate alle bocche degli increduli che rimarranno spalancate e diranno “Nooo non ci posso credere!” Ecco appunto colpiti dalla solita malattia incorreggibile(!!), e invece dovevi crederci… perché non sai quello che ti sei perso e che forse ti perderai! Ecco che quel giorno non ci colga così: increduli e su strade diverse. Anzi prepariamo strade, il monito di oggi è: “preparate strade”, cioè mettiamoci su quella Via, raddrizziamo i sentieri della Parola, che spesso è così data per scontata, così bistrattata, mal interpretata, mal ascoltata, e moltiplichiamo le vie d’ascolto!

Su tutti può scendere la Parola, perché nessuno ha meno di Giovanni nel deserto. Attendere la venuta del Signore significa essere disposti al deserto, mettere in discussione potenzialmente ogni cosa: non solo ciò che è in disordine, ma persino la nostra presunzione di essere in ordine. Ieri abbiamo festeggiato chi ci ha insegnato a vivere questo, Maria: mica aveva qualcosa di brutto o negativo da sistemare…eppure anche lei… ha attraversato il deserto, e lo ha fatto fiorire insegnandoci che l’obbedienza al Signore, porta frutto, porta vita.


#sorte #terreno #Giovanni

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