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SANTITÀ FERIALE: VEDERE DIO IN TUTTO - Onnisanti

La Bibbia oggi dà i numeri! 144.000 salvati, numero formato dalla moltiplicazione X12: le tribù di Israele all’infinito per dire “la moltitudine immensa che nessuno può contare”. Il numero immediatamente lascia spazio all’infinito, alla moltitudine, perché questa è la volontà del Signore: che tutti siano salvati, questa è la misura sovrabbondante ed eccessiva di Dio, con cui, (per fortuna!) i conti non tornano mai! Lui che lascia le novantanove pecore per venirci a cercare, che moltiplica il nostro poco: pochi pani e pesci per far avanzare cestini di bene, Lui che centuplica la benedizione per chi lo segue, che ripropone il numero perfetto 7 nella variante del per sempre, 70 volte 7…

E della moltitudine di questi salvati, é detto che sono “davanti al trono dell’Agnello segnati sulla fronte da un sigillo”… salvati perché capaci di riconoscere che “la salvezza appartiene a Dio”. Questo sigillo dei Redenti prenderà una forma particolare quando si capirà che quel “trono” particolarissimo in cielo, è la Croce, e che quell’Agnello mansueto, è Cristo nell’atto del suo donare la vita. Quella croce diventerà sigillo, memoria della sorgente e del culmine di ogni santità possibile, di ogni generosità, di ogni carità, di ogni amore, di ogni voce controcorrente…. Nel sangue di quell’Agnello, nella morte di questo agnello, vengono “lavate le (nostre) vesti” per una vita Nuova, pulita, ordinata, e “l’eleganza” promessa è quella di essere “simili a lui” - “perché lo vedremo così come egli è”… E come in uno specchio ci verrà “rimbalzata” la sua grazia.

Ecco perché i salmi ci fanno pregare ripetutamente “Signore, mostrami il tuo volto!”, “il tuo volto io cerco”, perché c’è una sola via per questa salvezza: la somiglianza con Lui, il Santo, che si apprende con lo stare in Sua presenza e imparare da Lui la vita. Questa è la storia dei santi dei nostri altari: una continua ricerca di questo volto. E nel Vangelo ci è stato fatto intravedere che chi vedrà il suo volto sarà finalmente felice, beato: “beati i puri di cuore perché vedranno Dio”… E i puri di cuore non sono quelli che non sbagliano mai, ma coloro che pur nell'errore, proprio a motivo del loro peccato, (che sanno riconoscere e vedere!), anelano a Dio e sentono in tutte le loro ossa, in ogni brivido, in ogni movimento, il bisogno di un Salvatore che inverta la tendenza e la logica solo e troppo umana… quella del potere, dell’egoismo, dell’individualismo…

E’ vero tra di noi c’è anche cattiveria, disperazione, confusione… il ‘campo’ del Signore però è proprio questo, con una prospettiva particolare: laddove tu penseresti di trovare SOLO erba cattiva, c’è invece anche il grano buono, in mezzo alla folla affamata ci sono figli di Re. E questi “figli” sono proprio quei poveri, quei miti, quegli afflitti, quei bisognosi di qualcuno che renda loro giustizia, perché somiglianti in almeno uno dei tratti somatici di quel santo volto dei volti, quello di Cristo. Santo è chi non è povero, afflitto, nel pianto, nell’ingiustizia, ma chi pur in tutto questo ha trovato una luce, perché ha intercettato lo sguardo del Signore. Papa Francesco ce lo ha ricordato nel documento sulla chiamata alla santità: santità non è “perfezione”, perché la “perfezione” non esiste. Questo retaggio ci ha fatto sentire lontana e irraggiungibile la santità. Ma poiché esiste l’amore perfetto di Dio anche noi

possiamo riceverlo e trasmetterlo, e di conseguenza l’unica possibile perfezione per noi, per il nostro amore, consisterà proprio nel diventargli somiglianti. E come?! Non è una impresa impossibile?!? Certo. Ma va anche aggiunto che il figlio non fa nulla per meritarsi di somigliare al padre o alla madre… va da sé, è un dono, è indipendente da lui… si assomiglia al padre o alla madre “semplicemente” perché si è da loro generati… Allora come disse il cardinal Martini "Essere santi è prima di tutto un problema di Dio”. A noi spetta desiderare di stare nelle mani del vasaio contemplando il suo volto nelle cose di ogni giorno lasciandoci guardare da Dio come Dio guarda al figlio Gesù, consapevoli che, (ce lo ricorda sempre il Papa) “lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel popolo fedele di Dio”… Dio chiama e santifica un popolo! Ci santifichiamo insieme, come popolo, come chiesa, come fratelli e sorelle che pur nelle pagine controverse della storia sanno pronunciare con la vita: “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli”. E’ quello che vogliamo esprimere in questa eucaristia nella comunione con tutti i santi del cielo… e quelli della terra!


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