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LA PAURA DEL PICCOLO - XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Questa liturgia ci fa aprire solennemente il nuovo anno pastorale posando lo sguardo su un bambino, “messo al centro”: il luogo di Gesù. “Al centro” della nostra comune umanità, “in mezzo”, vicino, alle nostre gioie e dolori, non come un intruso o un impiccione che vuole violare la privacy, ma come un Re a nostro favore, un avvocato dalla nostra parte - come a dirci: comunità civile, comunità religiosa impara a non scappare dalle situazioni e stai “al centro” della vita che ti è stata donata, non strappati la gloria gli uni dagli altri - come stavano facendo i discepoli lungo a via - e ricordati che l’uomo vale quanto vale davanti a Dio, quel Dio che si è messo al “centro”, si è fatto uomo perché attraverso ogni uomo possa darsi l’immagine di Dio e attraverso il servizio ai fratelli (ecco la postura di Gesù), possa rendersi gloria a Dio! Allora servi l’uomo… per diventare più umano…. e più “divino”. Viviamo in una cultura che fin da piccoli ci inclina alla competizione, alla rivalità, al confronto, e questo fa sì che l’altro sia più un nemico da combattere che un fratello da servire. Pensiamo che dobbiamo temere l’altro e schiacciarlo per accrescere, ‘crescere’, invece la sapienza divina ci dice che il segreto è “diminuire”, togliere: diventare bambini, ritornare a quando per essere felici bastava sapersi amati da papà e mamma, un tornare cioè a quella consapevolezza di essere semplicemente “figli”. Il bambino si fida e affida totalmente a chi gli sta intorno e diventa il primo proprio perché ultimo, cioè bisognoso di tutto!! Ma per capire questa verità occorre prendere le distanze dalla folla, per questo Gesù “portò i discepoli in disparte”, prendere le distanze dal comune pensiero, dalle mode, dal ‘così fan tutti’, dai luoghi comuni… per un luogo nuovo: il cuore di Dio, il suo stesso pensiero!

E proprio quando Gesù sta confidando ai discepoli la sua morte, loro cosa fanno? si mettono in disputa, bisticciano… un po’ come quando un caro deve ancora morire e già si litiga per l’eredità… Sembra che quanto Cristo stia provando, sia lontano da loro. Il loro peccato allora non è semplicemente il gareggiare per il primo posto, il loro peccato, sembra essere la superficialità, la leggerezza con cui stanno vicino all’amico che soffre…

Non è per nulla scontato, spesso, presi dal demone del potere e della gloria, dell’accumulo e della grandezza non stiamo nel mezzo di quanto Gesù ci sta dicendo, non siamo sul pezzo, come i discepoli che non sono con Gesù, nel centro di quanto egli sta provando e condividendo! Gesù si sta presentando loro come uno sconfitto e un perdente, uno che cade e soffre… con la pretesa però di affermare che in tutto questo c’è potenza, in questa via la forza e la vera grandezza.. E’ l’annuncio del mistero Pasquale che rinnoviamo in ogni liturgia… il passaggio in mezzo a noi di un Dio meraviglioso!! Che si fa piccolo per incontrare i suoi piccoli, i suoi figli… Se non fosse stato così, personalmente, credo non lo avrei mai incontrato!… Fratelli e sorelle siamo tutti feriti, delusi, malati in qualche modo, in qualche area e aspetto della nostra vita, ma la differenza, se c’è, tra chi è qua dentro e chi è là fuori …è solo una: io so che il Signore è venuto proprio per questo! E so che “l’altro” non è un nemico o un avversario, anche quando si traveste da questo… ma un uomo ferito e fragile in cerca del Padre, dell’amore, della felicità.

E in qualche modo i discepoli ieri, noi oggi, tendiamo a fare quanto descritto nella prima lettura: “Tendiamo insidie al giusto perché è per noi d’incomodo”… Cioè tante volte vogliamo togliere dalla nostra vita le cose scomode, e siamo portati a rimuovere dal libro della nostra storia personale, chi si oppone alle nostre inclinazioni, ai nostri modi di fare e di essere… Tante volte vogliamo togliere dalla nostra vita il Signore perché ci chiede di fare verità, di fare sul serio… Oggi ci viene detto di rinnovare la nostra alleanza con il giusto, che non è chi non sbaglia mai, ma il bambino che si fida sempre! Giusto sarà colui che prende la sua croce come fosse il suo scudo e la sua lancia perché attraverso questa esprime la sua ricerca del Signore, giusto é colui che sa che quale che sia la sua situazione, “il soccorso gli verrà”… e solo chi ha questa consapevolezza filiale può sperimentare l’aiuto del Padre. Ma dov’è questo soccorso, questo aiuto? Troppe volte, come ci ricorda Giacomo: “chiediamo e non otteniamo perché chiediamo male, per soddisfare le nostre passioni”: quando cioè ci mettiamo al centro, ma al centro di noi stessi… senza il Signore… “soli” a costruire castelli sulla sabbia…. Il problema fratelli e sorelle, non è avere passioni, il problema non è avere problemi, quanto fare entrare Lui nelle nostre passioni. La vita non è evitare i problemi quanto trovare Dio e incontrarlo proprio lì dove sembra che la vita ci venga tolta di mano… Così facendo i limiti di cui facciamo quotidiana esperienza non saranno solo difetti da cancellare, ma degli “alleati”, luoghi in cui lasciarsi amare, visitare, abbracciare, curare!

Oggi mettiamoci alla scuola di questo bambino, alla scuola dell’abbraccio… e non abbiamo paura della piccolezza ma in noi la paura del piccolo: quella di perdere il padre o la madre… E rinnoviamo così la nostra fede nel desiderio di stare ora e per sempre con il Signore.


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