AMARE LA STRADA QUANTO LA META - XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
La liturgia di oggi ha un sapore, per così dire “estivo”… Al profeta viene detto di andare: “va’ e profetizza”, agli apostoli viene detto di partire per un viaggio e annunciare… la fede è infatti cammino, è viaggio, la fede è movimento, è azione… E se un viaggio è ricerca di bellezza, di armonia, conoscenza, relazione, ecco che essere discepolo di Gesù è avere occhi belli e puliti per cercare e trovare tutto questo nel fratello che incontri per la via, e in tutto quello che ti capita lungo la strada: è amare la meta quanto la strada! E non si tratta di un viaggio per evadere e scappare, perché punto di arrivo, ricordava il Vangelo, è la casa: “a quella casa portate la pace”. E’ un viaggio per tornare al cuore, all’essenziale, alla verità… Certo non è un viaggio low cost, ma ti chiede tutto perché vuole donarti tutto e non è neppure un viaggio organizzato perché rischia sempre l’imprevedibile: spazi e tempi non sono solo nelle tue mani, il viaggio apre ad imprevisti e sorprese che non ti aspettavi… così è il viaggio, così è la vita!… E non è neppure un viaggio in solitaria perché è sotto il comando del “due a due” dove l’altro è prima di tutto un testimone di qualcosa di bello che è stato intravisto, intuito, magari ascoltato da altri. Non si partirebbe mai per un luogo brutto e vuoto, inutile e sterile. E nel viaggio della fede, Testimone, è colui che attraverso le forme pratiche della propria vita offre un segno della verità del vangelo. E’ colui che intuisce il bello di Dio e l’attesta. In questo senso la figura della testimonianza ci insegna una nuova idea di verità. Se per le “scienze”, la verità ha semplicemente la consistenza di un “oggetto” che deve essere accertato e verificato in laboratorio, o in una prospettiva astratta e in tal senso “oggettiva”, slegata cioè da ogni riferimento al soggetto; essa ha invece qui la consistenza di una voce che chiama. “Li chiamò”, e “li mandò “due a due”. E’ la forma essenziale dell’annuncio evangelico. “A due a due” perché da soli non si fa nulla e non si va da nessuna parte. La comunione è l’unico reale potere con cui Dio ha scelto di affrontare il mondo, il male, l’individualismo, l’egoismo.
E in questo viaggio non puoi imbarcare il bagaglio in stiva, hai solo quello a mano, o meglio quello che porti con te e allora per essere agile e leggero, per poter muoverti liberamente, ti viene chiesto di mettere il più possibile nello scompartimento del cuore! Il comando del Signore a non portare né questo, né quello … ancor più che un invito alla sobrietà fine a se stessa è taglio della superficialità e appello alla libertà interiore. Dobbiamo avere il coraggio di essere essenziali per imparare a dare spazio alla Provvidenza e alla ricchezza che è l’altro… Altrimenti c’è un duplice rischio. Alla continua ricerca di quello che dobbiamo avere e preparare prima di partire per “avere tutto” in termini di sicurezze, certezze interiori ed esteriori, qualità morali, etc… il rischio, è quello di posticipare troppo la partenza o forse di non partire mai! Il bagaglio perfetto non esiste, si deve correre sempre il rischio di “aver dimenticato qualcosa”… Non devi essere perfetto e saturo altrimenti Dio non troverà spazio per entrare… A differenza di quanto dice il mondo non devi essere un supereroe, non devi essere bello, non occorre essere ricco, non devi essere sempre al top…Perché è Lui che ci ha scelti: “In lui ci ha scelti prima della
creazione del mondo”… E’ Lui che ha scelto noi e non noi Lui, sulla base di questa chiamata ora sta a noi guardarci come ci guarda Dio, accettarci, amarci e seguirLo! Altro rischio: se ci muoviamo troppo equipaggiati possiamo avere troppe cose da difendere, o donare tante cose ma, in fondo, mai noi stessi. Questa parola non invita ad essere tirchi, anzi generosi, abbondanti ma… nella fede! E registra una logica antropologica, umana, quotidiana… quando hai troppo non comprendi! Un salmo bene ce lo ricorda: “l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono”. Nel vangelo Gesù è sobrio. Il primo annuncio che i Dodici portano è infatti praticamente senza parole: è l'andare insieme, l'uno al fianco dell'altro, unendo le forze. In due è possibile sostenersi. Il viaggio incontra infatti anche i momenti di scoraggiamento e di sfiducia. Mi colpisce molto che Gesù non dica nel dettaglio quello che devono dire e fare (che spesso è una nostra preoccupazione !) ma come devono essere: “a due a due”. E’ la sfida che ci sta davanti come comunità, è la sfida persa da Caino “devo forse essere custode di mio fratello?”. Sì Caino altrimenti fai pasticci! Oggi la fede e la religione vengono relegate sempre più nel privato, nell’individualismo “io la penso così, io credo in quel modo’”. A due a due perché Gesù non è un fai da te… A due a due é la fatica necessaria per non appropriarsi delle cose, del viaggio, del vangelo stesso…per non diventarne padroni.
Allora buon viaggio, per questo viaggio che è possibile sia per chi rimarrà in città, sia per chi andrà altrove. Una partenza verso l’essenziale che ha il sapore della libertà per spogliarsi delle proprie zavorre inutili, che oggi deponiamo ai piedi dell’altare: la rabbia, lo stress, la continua critica, la perenne ansia e insoddisfazione… tutto questo per prendere una pausa dai pensieri e dalle relazioni che ci consumano senza generare nulla e finalmente riposarci in Lui.