PER ADDOMESTICARE TUTTO “L'INADATTO” CHE C'È - Festa della Santa Famiglia (Anno B)
In questi giorni abbiamo contemplato la potenza di Dio che si rende presente in quel Dio-bambino in mezzo a noi; quel Gesù nato da un concepimento del tutto particolare: “per opera dello Spirito Santo”, per dire la piena e completa iniziativa da parte di Dio, figlio annunziato da prodigi, in un canto di angeli e di cielo…questo Dio ha però bisogno di una FAMIGLIA per crescere e diventare uomo! E’ come se questa liturgia ci dicesse che se funzioneranno le dinamiche familiari noi potremo vedere, toccare ed imparare qualcosa riguardo al mistero di Dio, che ha scelto proprio “la famiglia” per rivelarsi, e che nella Scrittura per parlare del suo Amore sceglie sempre l’amore umano, quello tra uomo e donna e quello tra fratelli. E allora quanto abbiamo bisogno nei nostri giorni della Festa della Santa Famiglia! Dire che la famiglia è la cellula fondamentale della società, che è importante, oggi è molto politically correct, tutti lo dicono, (anche la ns. Cost art. 29!), nessuno lo smentirebbe… però sappiamo bene quanto ai giorni nostri la famiglia sia in profonda crisi..
E allora vogliamo guardare a questa icona biblica di Nazareth, per imparare alcune cose. Maria e Giuseppe si scontrano con quella realtà che prima o poi ogni genitore deve affrontare: un figlio non è un possesso ma un dono, e chi meglio di loro se ne rende conto fin da subito!
Abramo e Sara, hanno atteso a lungo il figlio desiderato e poi promesso, ma la nascita di Isacco si è attardata moltissimo fino a diventare impossibile, ma proprio per questo quella nascita è apparsa ai loro occhi davvero come un dono dell’Altissimo, davvero come l’inaspettato… ottenuto proprio perché Abramo da quando ha incontrato Jhavé ha vissuto totalmente per Lui più ancora di quello che poteva ottenere da Lui! Ed ecco allora che presentare il primogenito come prescriveva la legge… “Ogni maschio primogenito sarà offerto al Signore” … significa dire che questa famiglia ha messo davvero al centro il Signore. “Signore Dio non sei e non sarai nella mia famiglia l’ultima ruota del carro… A te le primizie!” E pensavo a quante coppie giovani quando hanno un bambino ad esempio non vengono più a messa, non frequentano più gli amici e la comunità, non hanno più spazi né per loro né tanto meno per Dio… perché al centro c’è questa creatura… Da una parte è cosa nobile e buona, naturale, ma Maria e Giuseppe ci insegnano che mettere al centro Dio, è il miglior regalo che si possa fare a quel bambino ricevuto in dono. E quaranta giorni dopo la nascita li troviamo al tempio, non si disimpegnano e giustificano con il Signore…ma vanno alla sorgente di quella vita! La vita va consegnata a Dio perché non la possiamo gestire da soli… Un figlio è anche sempre simbolo di questo: dell’impossibilità di controllare la vita. Anche Maria e Giuseppe avranno un momento nel quale diranno di “non capire” poi molto questo bambino… Ecco proprio per questo è importante affidarlo a Colui che capisce più di noi… Ascoltiamo il dialogo tra versetti della Parola Sal 63:7 “un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso” chi può penetrare questo abisso?…. e in Sir 42:18 troviamo: “Egli - Dio - scruta l'abisso e il cuore e penetra tutti i loro segreti”. Penetra come una spada, e la lettera agli Ebrei 4:12 “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”.
Allora capiamo il senso di quelle parole dure di Simeone “una spada ti trafiggerà l’anima” ma impariamo anche che il dolore non cancella o tradisce la benedizione originaria… il verbo si farà carne proprio in quel dolore mutandolo in gioia per quella famiglia e per tutte le genti…. Maria è e sarà la benedetta tra tutte le donne perché ha il coraggio insieme a Giuseppe di ricapitolare tutto anche il non capito, il non certo, il non chiaro, in quel Dio da cui ha ricevuto la Promessa…
E ancora questa pagina evangelica ci insegna ad imparare ad invecchiare: nel presentarci la figura di Anna e Simeone, questi anziani che continuano a confermare Il Signore quale opzione fondamentale, quale alta priorità. Continuano ad andare al tempio, e in mezzo a quella moltitudine di gente solo Simeone riconosce il Messia Atteso! Si può invecchaire bene solo se si mantiene nel cuore il desiderio di un Attesa, meglio, di un Atteso, se si orientano i giorni verso di Lui… E così le stanche braccia del vecchio, per un istante reggono il peso dell’Eterno! E anche se è lui ad avere tra le mani il Signore, ha la conferma che la vita, ogni vita anche la sua… è nelle mani di Dio! Capisce che se Dio lo si trova nel tempio, è anche vero che misteriosamente lo si ritrova tra tutto quello che accade fuori! Normalità e quotidianità sono l’alfabeto di Gesù…. e quelle di “famiglia” sono le prime parole che Gesù ha pronunciato… E se quel bambino è Dio, egli sarà presente anche in tutto quello che non va, se non è così, Cristo non esiste… Ed ecco che “l’inadatto” per un Re, per un Dio: una stalla, una insignificante città, una famiglia; “l’inadatto” è il luogo, è il segno che proprio perché il mondo spesso è “inadatto” e non va come deve andare, c’è ingiustizia, conflitto, confusione… proprio per tutto questo c’è Gesù! Che o è anche lì o non è! E forse è proprio per questo che in tutta la Scrittura, la famiglia è stata il luogo delle promesse più antiche e radicali di Dio e al contempo anche il luogo delle prove più difficili. Un intreccio di vicissitudini familiari… piene di problemi, tradimenti, peccati, omicidi, furti, sotterfugi, una moltitudine di famiglie irregolari!
Abbiamo bisogno della festa di oggi non per fare poesia, ma per ri-orientare il desiderio…! Abbiamo bisogno di “Domus” di “casa” per addomesticare tutte le cose, le realtà, le circostanze, per riportarle cioè alla “casa” di ogni casa, alla casa di Dio. Allora che anche noi possiamo fare questa scelta, come scelta prioritaria… Ci auguriamo che anche noi prima di lasciare questa terra, possiamo vedere, come Simeone ed Anna, il volto del Signore e riconoscerlo nell’alfabeto familiare… nel cenacolo delle nostre case.