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L’ATTESA - I Domenica di Avvento (Anno B)

(oggi, dopo la lettura del Vangelo, son sparito dal presbiterio)

…Avrà dimenticato il foglio della predica? Si sarà sentito male? Un’urgenza?

No. Questa volta no :)! Ed era il mio modo per darvi il benvenuto nel tempo di Avvento che, ogni anno nella prima domenica, ha come riflessione il tempo, il tempo dell’attesa… un ingrediente fondamentale della vita. Noi cari fratelli e sorelle veniamo da una “dolce attesa”: la nascita, e siamo in una costante attesa di Qualcuno o qualcosa che possa dare seguito ai nostri sogni, concretezza alle nostre aspettative, speranza ai nostri bisogni, una costante attesa che speriamo possa essere dolce, cioè feconda, cioè capace di generare vita, perché la fretta apparente riempitivo del vuoto dell’attesa… la fretta fa figli ciechi!!

Oggi è frequentissimo il “peccato della fretta”: non ho tempo di aspettare quello che desidero, di vagliare quello che sogno, di attendere quello che mi sembra bello e buono, di vigilare su quello che già ho: e genero amicizie cieche, amori ciechi, famiglie orbe, lavori ipovedenti… Non ricevo da chi vorrei e vado a cercare altrove… non rispettano i miei tempi e riempio da altra parte… Ma la vita non è un supermercato!

Ma ecco un gioco di parole: perché non “attendiamo” e non siamo “attenti” - vigilanti?!?. Perché riteniamo che niente e nessuno sia “attendibile”. Ma se non sono attendibili le persone che vediamo, come potremo attendere Dio che non vediamo?

Domanda: A chi piace dormire?

Benvenuti in Avvento! Dove un’altra parola chiave è proprio “svegliaaaa!” ma non perché ci sia qualcosa di non buono nel giusto riposo, ma perché proprio come un padre ogni tanto deve dire al figlio adolescente “sveglia!”, “apri gli occhi!”, il Signore deve dirci “Veglia!”.. perché non tutto è scontato o dato per certo, “non perderti degli aspetti preziosi della vita!” non fare della tua vita una anestesia… Quante volte viviamo da addormentati… senza consapevolezza di quello che sta avvenendo intorno a noi e persino dentro di noi. Il Signore ci sta dicendo che occorre restare svegli mentre tutt'intorno si dorme, crederci quando più nessuno lo fa. E Svegliarsi è anche accorgersi della forma che abbiamo preso, per chiedere a Dio di essere ri-formati, come argilla nelle mani del vasaio! Voglio essere formato, in-formato e ri-plasmato… Quando hai i piedi per terra la stessa realtà ti ricorda che sei parte di quella terra, che sei argilla… e allora diventa estremamente importante chiedersi “ma da quali mani sono plasmato"… “nelle mani di chi sono”? Da chi mi sto facendo modellare, chi ha influenza su di me? Che forma ha preso la mia vita, la mia attività, la mia famiglia?

E’ vero che a volte la vita ci riserva degli schiaffi improvvisi che ci staccano un pezzo, ci sfregiano, ci cambiano espressione… certo, ma che spesso sono conseguenza dell’esserci dimenticati di “vegliare” su tutto questo. Vegliare come è chiamato a fare il custode, come i servi del Vangelo. In una vita vissuta senza preparazione le batoste sono solo distruzione completa. Se hai vegliato non ti sorprenderà “il ritorno del padrone”, non ti sorprenderà la battuta d’arresto che avevi già messo in conto, perché sai che solo il Signore è eterno come le cose in Lui. Quella prova non accadrà come distruzione di tutto ma semmai come completamento perché nella Bibbia la fine è sempre impastata con un nuovo inizio!

Dio mette il mondo nelle nostre mani, come quel padrone con i suoi servi. Vegliare vuol dire allora tenere vivo il compito che la vita mi sta affidando… ma senza dimenticare che lo si sta facendo in “dolce attesa” del Signore, altrimenti quello che stai facendo rischierà di diventare “cosa tua” e non risposta al compito che ti ha affidato. Non ti viene chiesto semplicemente di essere un esecutore di una lista di comandi, ma di capire per chi stai vivendo la tua vita, e qual’è questa tua missione. Perché, per bravo ed abile tu sia, tutte quelle che stai facendo, pensando, realizzando…. saranno opere portate a compimento e conclusione piena solo da Colui che te le ha affidate… difficile? Certo ma Paolo ci ha ricordato che “nessun dono di grazia ci manca”!… Nessuno! Una grazia che va chiesta e cercata, sperata e attesa.

Tutto in questa liturgia è partito da una invocazione, da un grido “se tu squarciassi i cieli e scendessi” … cioè da un forte desiderio di vedere il Volto di Dio… Quel popolo tornava dall’Esilio, aveva tutto distrutto ed espropriato ma sente il bisogno di ricominciare da Dio, dal ricostruire l’altare di Dio, dalla relazione con Lui perché sà che Dio è attendibile! E una persona “attendibile” merita tutta la fatica della mia attesa, poiché certamente arriverà e manterrà le promesse. Ci sono persone che si possono aspettare anche a lungo e da cui si può continuare ad aspettare qualcosa, altre no! L’Avvento ci ricorda, ed è questa l’esperienza che insieme vogliamo fare, che il Signore è attendibile, che il Signore è vicino ed è affidabile… e presto ci farà vedere il Suo Volto, nel volto di un bambino.


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