DEBITORE… DAI CREDITO! - XXIV Tempo Ordinario (Anno A)
Siamo reduci da una settimana che in quanto a notizie ha provocato ferite e delusioni un po’ a tutta l’opinione pubblica; situazioni che non hanno niente da invidiare ad alcune pagine violente e ambigue dell’antico testamento: a ricordarci che da sempre e per sempre l’uomo è e sarà quell’essere fatto di terra, sì nobilitato dallo Spirito di Dio, ma ecco il punto… quando si vuole eliminare, ignorare e dimenticare quel soffio… ecco che rimane solo il fango! Abbiamo visto questi omini coreani esultare come in un film comico di altri tempi per aver raggiunto la più lunga gittata con dei missili di morte minacciando l’uso dell’atomica… che dire del caso di Noemi, vite spezzate tra odi e rancori familiari, e poi la delusione e la rabbia nei confronti dei due carabinieri… Sembra davvero che non ci sia più nessun freno, nessun limite, nessuna logica … fratelli e sorelle è per questo che siamo qui… Perché abbiamo bisogno di imparare a vivere e orientarci in mezzo a tutto questo. Perché quando pensiamo di poter fare senza Dio siamo più fragili, siamo meno uomini.
Il Vangelo di oggi, nel famoso racconto di questi due servi, chiede una certa onestà intellettuale: “forse che quel secondo servo che neppure si rende conto della contraddizione in cui cade… sono io? Forse sono io quello che sta negando al mio prossimo un tempo per un piano di rientro e “recupero crediti”… Ma forse che nel raccontare di quel servo che non si rende conto di quello che un attimo prima ha ricevuto e gli ha fatto tanto bene, l’ha fatto gioire e ridato vita, e un attimo dopo fa lo smemorato di Collegno, il Signore stia parlando di me? Viene qui toccato il problema di non essere più capaci ad interiorizzare chi siamo e che cosa abbiamo ricevuto dalla vita e dagli altri e tutto quello che continuamente riceviamo, quasi come se ci fosse dovuto, quasi come se fosse scontato e fosse un dato certo. La Parola sembra suggerirci: non siate troppo sicuri di voi, l’uomo è un soffio, non siate troppo certi della vostra integrità morale, della vostra salute, della vostra sicurezza. Siamo un soffio, e basta un soffio per spostarci, farci cambiare direzione e farci cadere. Fate memoria del racconto di Natan a Davide: “Tu sei quell’uomo”. Insomma quanto è facile scandalizzarci e puntare il dito e non vedere la trave nel proprio occhio. Quanto è facile criticare e non accorgersi che siamo dentro fino al collo a quell’errore che volevamo correggere!
Siamo tutti debitori nei confronti della vita… ma se non me ne rendo conto e decido di schierarmi dalla parte del creditore a cui sempre tutto è dovuto, sarò perennemente frustrato e vivrò da arrabbiato cronico. Ed ecco che allora anche il fegato si farà sentire! La prima lettura associava proprio questo tema alla guarigione. Pensate a quanto sia attuale questa parola, confermata oggi da tutto lo studio sulle malattie psicosomatiche… L’odio, il rancore, l’assenza di perdono ci fanno ammalare! Fanno perdere luce agli occhi.
Il Vangelo ci porta al cuore della vita raccontandoci il segreto delle relazioni, e donandoci una medicina per una guarigione profonda: il perdono! Il perdono è vitale, essenziale come l’ossigeno… E se Pietro da pescatore concreto cerca di far entrare subito nel ragionamento il meccanismo di mercato e quantifica il perdono “sette volte”, bhè il Signore dice che i fratelli possono essere in disaccordo almeno “settanta volte sette”: cioè un’infinità di volte! Interessante, non si sta parlando qui del “nemico”, ma del fratello: “Signore, se mio fratello commette colpe contro di me…”.
La Bibbia non vive di idealizzazioni e ci chiede di fare altrettanto. Bhè ecco la scoperta dell’acqua calda: marito e moglie litigano, due amici litigano, i parenti litigano… i fratelli litigano… ma se due amici possono lasciarsi e smettere di esserlo, se due coniugi possono separarsi, anche se io arrivassi ad odiare mio fratello, questi non smetterà mai di esserlo!! E’ un legame eterno… ecco perché siamo chiamati “fratelli e sorelle”: per blindarci nel legame d’amore.
Per indicare i due servi della parabola, l’evangelista usa un termine che tradotto significa “servo-insieme”: siamo insieme perché fratelli e sorelle.
Allora intravvediamo il perché dobbiamo perdonare… In primis per non ammalarci! In seconda istanza, per ottenere noi stessi perdono (è la rilettura del Padre Nostro “rimetti a noi come noi rimettiamo”!), e anche e soprattutto semplicemente perché così fa Dio che ci ha fatti a Sua immagine, e che come ci ha fatto pregare il salmo: “Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe . Allora ricordati Israele “non odiare” e perdona fino a “settanta volte sette”… che vuol dire che le relazioni vivono solo se c’è perdono. Che vuol dire che ci sarà vita solo fino a quando ci sarà ancora perdono. Quella del perdono è la via da percorrere, ed è via efficace non se raggiungerà il risultato sperato, ma in quanto portatrice di logiche “altre”, di logiche liberanti… di nuove possibilità, ossigeno pulito che produce parole, gesti e frutti di vita e non di morte!
Se Dio è colui che dona vita, i suoi servi sono chiamati a fare altrettanto… e a farlo “insieme”. Il perdono infatti non è mai solo concesso, ma condiviso! Chiamato a sentirmi debitore per le grandi cose che ha fatto in me il Signore e che mi ha dato la vita, sono chiamato a dare IO stesso credito ad altri, e dar credito significa dare fiducia, dare fiducia significa vivere di fede!