SU DON ABBONDIO FAI VINCERE FRA CRISTOFORO - XXIII Tempo Ordinario (Anno A)
Come ci sono delle immagini di cibi succulenti che ci fanno venire l’acquolina in bocca, così ci sono delle parole che catturano immediatamente la nostra attenzione, dove le sinapsi del cervello si attivano e fanno festa… Ad esempio pensate a quanto ci piaccia la parola “guadagno, guadagnare…” che ci spinge a mettere naturalmente un like…
E oggi abbiamo sentito come “guadagnare” sia un termine evangelico… Ma un “guadagnare” che non apre il link su quello che immediatamente penseremmo noi, non fa il collegamento con i soldi o con l’oro, ma che chiama in ballo i fratelli… “guadagnare fratelli”, “guadagnare vite”… perché con il passaggio di Gesù nelle nostre vite, siamo chiamati un po’ tutti a vivere la missione di Pietro: diventare pescatori di uomini… La forma della vita cristiana è ecclesiastica, cioè vita dentro un’assemblea, una comunità di fede. E’ questo il senso del termine CHIESA, ekklesia = essere convocati nella fede, dove ciascuno si riconosce in un debito positivo e sano nei confronti dell’altro. Dove l’altro mi rimanda una Parola che mi riguarda, una bellezza che mi riguarda, una possibilità che mi tocca da vicino, e al tempo stesso io divento testimone di una speranza che riguarda tutti. Dovremmo avere il coraggio di guardarci negli occhi a testa alta e dirci: “tu fratello sei la mia polizza d’assicurazione e il mio investimento migliore…” E’ questa rete che può pescare uomini… è questo stare insieme che può salvarci!
Il fratello che oggi è in piedi vicino all porta d’ingresso e la sorella qui in prima fila… Ecco avete bisogno l’uno della fede dell’altro… avete bisogno che uno alimenti la fede dell’altro anche se magari neppure vi conoscete…c’è una linea immaginaria che vi unisce. E’ quello che diciamo nella preghiera eucaristica quando preghiamo per la chiesa nel mondo, per i figli di Dio ovunque dispersi, per il popolo che Dio raduna da ogni confine della terra… Invece purtroppo la fede del cristiano moderno ha i tratti di una religione invisibile e privata e che, soprattutto, può fare a meno della Chiesa.
Alcuni di voi si ricorderanno la frase Extra ecclesiam nulla salus attribuita - pare impropriamente - a san Cipriano… Strumentalizzata poi per farle dire che chi è fuori dalla chiesa cattolica va all’inferno, bhè se questa visione non la possiamo proprio accettare, possiamo e dobbiamo accettare invece il fatto che abbiamo bisogno della Chiesa di Dio, della comunità, per vivere di quella grazia che ci è stata data proprio in questa rete: il senso della vita non è cosa che si può scoprire per conto proprio ma solo attraverso la testimonianza di altri e all’interno di una Parola che motiva e sostiene… Ecco la Chiesa… Ecco la Parola… Ecco i sacramenti…
E una comunità, si misura principalmente dalla qualità dei rapporti umani… In una società improntata tutta sulla competizione, il cristiano è la forza controcorrente che brilla come custode, debitore, intercessore dell’altro!
Ma non si tratta di ruffianarsi le persone e forzare i sorrisi e fare smancerie né tanto meno di dire agli altri quello che a loro piacerebbe sentirsi dire… ma la comunità dovrebbe essere il luogo dove si sperimenta quanto sia liberante la verità. Una fabbrica del carisma della verità nella carità… che si può permettere anche la correzione fraterna. Perché non sono chiamato a compiacere l’altro ma ad agire e dire secondo quello che gli può fare bene!
Gran parte dei nostri problemi sono un problema di relazione e comunicazione…! Dove il non detto diventa un rifiuto tossico… il velato un elemento inquinante. Chi ama sa riprendere e correggere… Chi no, semplicemente offende, punta il dito o abbindola. Spesso purtroppo in comunità su questo tema, ci limitiamo a giocare al ribasso sperando che l’altro non ci disturbi. Ma noi su don Abbondio dobbiamo far vincere padre Cristoforo… e non solo perché era un frate cappuccino (!), ma perché incarna il coraggio della verità nell’affrontare don Rodrigo; perché oggi ci veniva detto attraverso Ezechiele che siamo chiamati ad essere sentinelle del fratello.
Con quanta forza risuona in questa liturgia la domanda retorica di Caino “sono forse custode del mio fratello?” Si Caino! Perché se non ne sei custode il rischio è quello di ammazzarlo, (appunto!…) Ma che cosa mi autorizza a intervenire nella vita dell’altro? Il Padre Nostro… il fatto che siamo fratelli, figli di un unico Padre… il fatto che per il cristiano, il nemico “quasi” non deve esistere… perché “se tuo fratello commetterà una colpa contro di te”, - non dice tu avrai diritto ad un buon risarcimento !- ma “tu va’”… non lasciare cioè che “la colpa” diventi tuo fratello, che il risentimento ti prenda a braccetto e faccia strada con te… questo magari non vuol dire tutto e subito, o meglio, non subito, ma tutto sì! Nel senso che il cristiano non può arrendersi al detto di Hobbes che fa l’uomo lupo per l’altro uomo ma è chiamato a realizzare quel “se due o tre” che si prendono cura l’uno dell’altro, allora lì c’è Dio, allora l’uomo diventa ““Dio”” per l’altro uomo…
Fra poco vivremo in concomitanza con la ripresa dell’anno pastorale, la festa della comunità che sia davvero un’occasione per investire in fraternità… e guadagnare fratelli, perdere magari un po’ di noi (tempo / impegno) ma per guadagnare vita eterna!