UN PORTACHIAVI CHIAMATO RESPONSABILITÀ - XXI Tempo Ordinario (Anno A)
L’immagine delle chiavi affidate a Pietro e del potere di “legare e sciogliere” ci riporta subito ai fiumi di parole scritte sull’interpretazione della figura del papato, della sua infallibilità, alle intere pagine sul sacramento della riconciliazione…
Ma non si tratta di questione semplicemente giuridica, burocratica, legalista…
Il cosiddetto “potere del maggiordomo”, il “potere delle chiavi” - al capitolo 18 (18,18) dello stesso Vangelo di Matteo, e anche in quello di Giovanni (20,23) - sarà subito esteso a tutta la comunità di credenti che partecipano della stessa vita morte e risurrezione di Gesù. Tutti coloro che con Pietro professeranno quella stessa fede godranno dello stesso potere di Gesù di “aprire e chiudere” di “legare e sciogliere”… In sostanza potremmo rileggere così: cielo e terra si toccano, sono in comunione, e… si fondono in noi, in quello che siamo e che facciamo. Nelle nostre parole e nei nostri gesti c’è seme di eternità! E non a caso proporrei di leggere questo brano in parallelo a quel versetto che ci ricorda quanto è vero che si raccoglie quello che si semina! Il potere di questa chiave “portata sulla schiena” (cfr. 1° lettura ) e che ci fa subito pensare alla croce di Cristo, necessita di un “portachiavi” chiamato responsabilità… perché tutto porta con sé delle conseguenze che vanno assunte e portate sulla schiena!… Il nostro paradiso allora non è questione di un imprecisato futuro ma di quello che leghiamo e sciogliamo già qui e ora, quello che scegliamo e per cui ci spendiamo già qui ed ora! Quello che facciamo entrare o uscire in noi e nella nostra vita!… E’ ora di finirla con il cristianesimo visto come attività domenicale staccata dal lunedì! E allora diventa importante in questo susseguirsi di “oggi”, la risposta che diamo a quella domanda di Gesù: “ma voi chi dite che io sia?”. (Perché Simone stesso chiamato Pietro-pietra, ci ricorderà nella sua prima lettera che la vera roccia, la “pietra viva” da cui non dobbiamo mai staccarci è Cristo e non lui o le cose da fare, fossero anche quelle pastorali!! Allora la liturgia di oggi ci chiede di fare luce sul vero volto di Gesù per noi, in noi).
“Ma voi chi dite che io sia?” come a dire: chi sono io per te? Perché nessuno deve dare su Cristo risposte per sentito dire, nessuno deve accontentarsi di parole d’altri. Non servirebbe a nulla. La chiesa non è edificio di lobotomizzati che la pensano tutti uguale e dicono le stesse cose, ma corpo di discepoli. E il discepolato nasce con la risposta personale a questa domanda. Insomma la risposta “giusta” è solo quella che puoi dare tu! E che ci chiede davvero di deciderci per un cammino personale! (Fra poco ricominceranno le attività pastorali… fratelli è fondamentale nutrire la nostra fede, ripulire l’immagine di Dio, crescere come fratelli, liberi da immagini deviate, frutto magari di un catechista volenteroso più che preparato… Come sarebbe bello che nessuno di noi fosse fuori da almeno una proposta di gruppi settimanali pomeridiani o serali di preghiera, formazione, catechesi, volontariato. Non troviamo scuse! E’ vero abbiamo tante giustificazioni ma spesso non ci accorgiamo che queste motivazioni ci allontanano dalle domande del cuore che ci metterebbero sulla giusta via per capire il perché e il per chi viviamo). L’inchiesta che fa Gesù è interessante. Le risposte che vengono date allora sono come quelle che vengono date oggi:… “a sì, Gesù è un uomo rispettabile, un grande uomo, un grande profeta, capace, intelligente…” Ma Gesù è come se ci ricordasse che tutto questo non basta! Egli non è semplicemente una brava persona con un impegno sociale! E Discepolo è colui che ha capito la singolarità di Gesù … la sua unicità! Proprio come quando ci si innamora di una persona che da quel momento sarà unica! E l’amore è esigente. Vi ricordate quando Gesù dirà che nulla gli deve essere anteposto, nemmeno gli affetti più naturali!!?!
Gesù riprende questa questione e quella sorta con Scribi e Farisei che invece di aprire la porta della salvezza la sbarravano (Lc 11,52). Allora consegnando le chiavi a Pietro Gesù non lo incarica di fare il portinaio del Paradiso come spesso raccontano le barzellette, ma gli affida il compito di aprire quelle porte e sciogliere i legami con il male in nome di quella relazione personale che egli stesso ha sperimentato. E chiunque professi questa fede ottiene il potere di diventare una presenza che slega e apre, che trasfigura di bellezza e speranza anche nelle esperienze più difficili e brutte. Che esprime il potere di legarsi al bene anziché al male, al vincolo della carità come ci insegna Paolo, e di legarsi ai fratelli anziché all’individualismo ed egoismo: questa è la Chiesa! Questo è il legame che ci apre il battesimo! Allora questa domenica Pietro risplende come immagine di colui che ha visto Gesù passare nella sua vita come liberatore e salvatore e se ne è legato, e gli ha aperto la porta, non se lo è lasciato scappare: “da chi mai andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Parole che fanno vivere la vita”.