“PECORA NERA” MA… NON CANE! - XX Tempo Ordinario (Anno A)
Nel Tempio di Gerusalemme esisteva un luogo chiamato atrio dei Gentili, era lo spazio dei non credenti, dove i pagani commerciavano gli animali per i sacrifici, cambiavano le monete. Al centro dell’Atrio c’era un luogo sopraelevato, separato dal resto con una balaustra di pietra che segnava il limite invalicabile. Circa un secolo fa è stata trovata un’insegna in greco e latino che riportava queste parole: “Nessuno straniero metta piede entro la balaustra … colui che vi fosse sorpreso sarà la causa per se stesso della morte che ne seguirà”… La parola d’ordine era “separazione netta - esclusione”! E nel Vangelo di oggi sembra che Gesù tenga alta questa balaustra: a quella donna pagana “non rivolse neppure una parola”… Che sia chiaro che il Messia è venuto per i figli di Israele! (Sapete è un atteggiamento molto umano e ricorrente anche in noi, quello di dire, in una situazione di emergenza, crisi o pericolo “prima io, prima noi, prima i miei…” Pensiamo ai nostri giorni e al confronto con il tema del lavoro, casa, salute… )
E in aggiunta Gesù affronta la donna con una parola dispregiativa tipicamente usata per contraddistinguere i senza Dio: “cane”. E qui la donna risponde con un colpo di genio, meglio con un’ispirazione dello Spirito, con un colpo di fede: “anche i cani hanno bisogno di mangiare”! Anzi i cagnolini che girano sotto la tavola spesso mangiano allo stesso tempo dei figli e dei padroni, quello che tanto padroni e figli non mangerebbero e sprecherebbero! Un’ecologia del cuore… Quella donna mette in atto non la fede dei dottori della Legge ma la fede di madre: di una madre che chiede guarigione per la figlia…
Quella madre ha il coraggio di esprimere davanti a Gesù tutto il suo dolore, le sue necessità, e il bisogno di vita che invoca, è anche più forte dello smarrimento che le provoca il silenzio di Dio e l’umiliazione di essere chiamata “cane”. E cominci a saziare la sua fame con la pazienza e speranza: resta là, senza muoversi, non scappa e non indietreggia neppure dinanzi alla resistenza di Dio, al suo silenzio, al suo insulto. Ma la sua motivazione è grande: una figlia.
Anche i cani mangiano… e quella briciola data da Gesù sa, pur non conoscendo la parabola, che è come il piccolo seme, può produrre il 30, il 60, il 100 per uno! Anche se non conosce, intuisce che questo Dio è Padre. Quell’attitudine e disposizione del cuore che in quanto madre ha per sua figlia, quanto di più Dio Padre per i suoi figli, è lei è figlia! La sua grande fede sta nel credere che nel cuore di un padre non ci sono figli di serie A e figli di serie B, forse c’è la “pecora nera” ma non il cane! Figli diversi ma sempre figli! E in quanto figlia e madre osa chiedere. Questa fede strappa il miracolo. Dopo il “Signore salvami” di Pietro, questa donna grida: “Signore aiutami”. Stiamo imparando delle preziose giaculatorie della fede, piccole, delle “briciole” che sono preghiere affamate del pane di vita!
Ed è come se grazie a quella donna, Gesù stesso, che ha anch’egli bisogno di fede e tempo per capire appieno la sua missione (!), come se avesse inteso che il Padre diceva: “è arrivato anche il loro momento”, come già aveva dichiarato Isaia, ”gli stranieri, che hanno aderito al Signore [...], li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera” (Is 56,6-7 - Prima lettura).
Perché… che siano d'Israele, di Tiro e Sidone la fame è uguale; che siano italiani, spagnoli, cristiani o musulmani, quello che è accaduto a Barcellona grida lo stesso dolore di madre. E Gesù è venuto per il dolore di tutti. Per la vita di tutti.
La preghiera costruisce la casa di Dio per tutti i popoli, la fede smuove il cuore di Dio e… cambia le religioni! Fino ad allora il divieto era assoluto per i pagani, da quel momento c’è posto davvero per tutti! Se questa parrocchia, questa comunità è casa di preghiera allora…è paradiso, è luogo di gioia, è luogo di fraternità, è luogo dove non c’è il pregiudizio, è il luogo sano dove far crescere figli, dove intessere relazioni, è luogo di miracoli…
Se non siamo qui per questo, siamo fuori luogo… Non mettiamoci noi fuori dal recinto, dietro la balaustra, ma accostiamoci all’altare di Dio con fede di madre e di padre ricordandoci che siamo figli!