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LE MANI PULITE DI GESÙ… SONO SPORCHE DI FANGO! - IV Quaresima (Anno A)

In questa domenica della gioia, vogliamo lasciarci conquistare dalla bellezza del mistero di Dio che zampilla nella Parola appena ascoltata. Vogliamo abbandonare la saccenza farisaica del “so tutto io”, che ci irrigidisce sugli schemi, che ci blocca sulle norme ed i ragionamenti cavillosi. Questi farisei, anche se sanno la teologia, si sono persi Dio! La Parola di oggi ci chiede occhi nuovi per gioire di un vino nuovo! Un salmo fornisce questa immagine: dinanzi al Signore gli alberi, se potessero, applaudirebbero e anche i fiumi batterebbero le mani. E noi? E’ quasi come se volessimo tenere una certa distanza… quanta fatica prima di “fidarci ciecamente” di Lui… e questo perché abbiamo sempre da recriminare su ciò che non và nella nostra vita!

Ma forse non abbiamo capito che noi non viviamo per le circostanze favorevoli, ma per le Promesse di Dio che sono capaci anche di passare “per la valle oscura”, e nella valle oscura si vede proprio poco, quando dobbiamo attraversarla, siamo tutti nella condizione del cieco, siamo degli ipovedenti, ma l’opera di Dio non è finita! Gli è avanzato ancora un po’ di fango… Allora coraggio!

Noi non vogliamo vivere per il pollice all’insù - il like - della gente, ma per il dito della mano di Dio che oggi mi viene passato sugli occhi e mi ricorda che anche quando la situazione non cambia, io posso ancora qualcosa: oltre che a fidarmi solo del mio bastone-guida, ho una voce che mi guida e posso cambiare lo sguardo. Posso spingermi a vedere dietro a quella situazione avversa il senso dell’opera di Dio che si manifesta nelle cose, nelle situazioni, nelle persone, e anche nelle risposte che sto aspettando e che non arrivano, anche nei miracoli che sto chiedendo e non si vedono… Il Suo passaggio, il Suo tocco è per una mia nuova creazione, per farmi rinascere dallo Spirito e non dipendere tanto dalle cose, quanto da Lui.

Questa nuova creazione mette a tema la fede, come il caso serio per ogni uomo. Fede che ha a che fare con il Credere e il Vedere, perché non c’è nulla di spirituale che non passi dal corporale e tuttavia i sensi (il vedere in questo caso), spesso sono al tempo stesso ciò che impedisce maggiormente la fede.

In certi momenti ci sembra che quando il Mistero di Dio non passi sotto i nostri cinque sensi che la nascita ci ha regalato, insomma quando non passi sotto il nostro controllo, sotto la nostra percezione, non sia autentico, vero, reale, e forse ne mettiamo in dubbio persino l’esistenza!

Ma forse che i nostri sensi abbiano bisogno di dischiudersi e di aprirsi al loro vero Senso?!?! Fratelli e sorelle gli occhi che sanno vedere vanno conquistati, al di là delle apparenze! Ormai siamo abituati a “vedere troppo”, e a “vedere male”, ormai i nostri sensi sono diventati quella finestra sul razionale che spesso vuole a tutti i costi escludere Dio come in una scommessa d’onore, che vuole avere l’ultima parola su tutto e anche sul suo modo di parlare, agire, creare e ricreare… La scelta del suo Re, Dio, la fa ricadere proprio sul più piccolo, perché ha altri criteri rispetto ai nostri e sa vedere oltre l’apparenza! Criteri che sembrano scriteriati e assurdi come guarire con una medicina fatta di fango e sputo.

Una vista malata ti fa vedere il bene come male ed il male come bene… Ci sono dei passi del Vangelo nei quali Gesù stesso è scambiato per il capo dei demoni, viene chiamato Belzebù, questo perché guarisce di sabato e dice delle cose che spezzano gli schemi del tempo e quell’equivalenza Dio = Legge… Ecco gli occhi dei farisei si fermano a questo.

E allora provocatoriamente mi viene da rileggere al contrario questa pagina, chiedendo al Signore, non la vista, ma il dono di una sana cecità che ci possa far arrendere alla sua guida, al suo amore, alla sua voce, alla sua iniziativa di agire come vuole e quando vuole… E’ quanto Lui stesso ci propone quando dice: “Sono venuto perché coloro che non vedono vedano e coloro che vedono (presumono di vedere, dicono di vedere) diventino ciechi”. Forse solo quando non vediamo più ci accorgiamo di non potercela fare da soli ed invochiamo aiuto… Allora che il Signore ci conceda di vedere solo quanto è necessario, e cioè di vedere che anche noi con la nostra situazione di buio e ombra, con il difficile dei nostri giorni, siamo degli inviati - è questo il nome della piscina a cui è mandato a lavarsi il cieco - cioè possiamo fare di quel problema e di quella situazione la nostra missione. Missione che non va sviscerata cercando “i perché e i per come” quanto piuttosto il “dove” mi può e mi vuole portare… E per il cieco questo “dove”, questo luogo, è stato il cuore stesso di Dio… questa cecità lo ha portato dritto dritto nelle mani di Dio, lo ha condotto ad incontrare e riconoscere il Messia… E non è questo il senso dei sensi? Non è questo il senso del nostro vivere? Forse potremo dire di vedere bene solo quando nelle cose di ogni giorno vedremo il Suo giorno, il Suo passaggio, quando davvero potremo fare la nostra professione di fede e dire che tutto, davvero tutto, concorre al bene di coloro che amano Dio perché anche nelle cose spiacevoli io continuerò a rimanere nelle mani sporche del Signore che sono le mani più pulite che ci siano perché ci indicano la via, la verità e la vita, perché ci insegnano a guardare in faccia alla realtà, e a vedere come stanno le cose, perché ci inviano a scoprire che c’è sempre un oltre, oltre a tutto quello che non capiamo e che non vediamo!


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