R.I.P. - VIII Tempo Ordinario (Anno A)
Quante volte nel nostro servizio di ascolto, nei nostri dialoghi e chiacchierate, esce fuori - anche quando va tutto abbastanza bene - l’espressione “sono stanco”. Sembra che abbiamo a che fare con un tempo stanco: una generazione di giovani stanchi, una chiesa stanca, una politica stanca, una fede stanca, e questo molto spesso é perché abbiamo l’impressione di essere soli nelle nostre battaglie ed obiettivi, ci sentiamo un po’ abbandonati, lasciati a noi stessi, sembra che l’unico in ascolto sia… il peggio!… E allora si apre la diga :”Nessuno mi capisce, nessuno mi aiuta, sono proprio stanco”…
E si vive avendo come meta ed obiettivo il RIPOSO: ma poi, magari (!) si vivesse tutta la settimana in funzione della preparazione del giorno del riposo vissuto come celebrazione e festa della vita, dell’intimità familiare, dell’incontro con il nostro Dio, invece si vive il riposo per recuperare le forze in funzione delle fatiche della settimana. La logica è ribaltata! Si vive avendo come obiettivo, altro che la VITA ETERNA, ma IL RIPOSO ETERNO (a parte che l’eterno riposo ha più a che fare con i morti che con i vivi !), riposo che riassumiamo plasticamente nella vacanza ad agosto, o nel lavoro che ha come obiettivo, la pensione! (Che oggi vediamo sempre più come un miracolo). A tal proposito, pensavo a quel “giovane” del Vangelo che va in cerca del colloquio con Gesù, in questo contesto probabilmente gli avrebbe chiesto: “Maestro buono che cosa devo fare per avere la pensione e una bella vacanza ad agosto?”. La Parola di oggi cerca di aprirci gli occhi nel ricordarci con il salmista che “SOLO IN DIO RIPOSA L’ANIMA MIA”… Non ha senso vivere l’anno per la vacanza al sole, cerca il Sole che mai tramonta… non ha senso vivere il lavoro per assicurarti la pensione, cerca la roccia eterna che mai si frantumerà, cerca il fondamento!
Nel termine aramaico “mammona” nel Vangelo tradotto con “ricchezza”… risuona la parola “AMEN”. A chi diamo il nostro “Amen”? Ai doni di Dio o a Dio? Ai miracoli che vorremmo vedere, o a Dio a prescindere dai miracoli? Alla buona salute o a Dio nella salute e nella malattia, nella buona e cattiva sorte? In chi o che cosa riposa la nostra vita? Cosa chiediamo noi in quest’incontro con Gesù?
Ci svegliamo stanchi e la qualità del sonno è sempre peggiore, perché abbiamo un cuore preoccupato. PRE-OCCUPATO: occupato già prima che il nuovo giorno ci dia il buon giorno! E questa è la forza da contrastare quando ancora devi scendere dal letto, e tutto questo stanca, logora! Forse che il Signore abbia oggi uno sguardo un po’ troppo incantato e disincarnato. Bhè “disincarnato” direi proprio di no: crediamo in un Dio fatto carne!! Ma il Signore non ci chiede di non occuparci delle cose di tutti i giorni, ma di non preoccuparci; quello del Vangelo non è un invito al lassismo: Gesù ha lavorato trent’anni a Nazareth e proprio “quando si avvicinava la pensione” ha dato il meglio di sé! Il Signore ci chiede di non pre-occuparci perché prima che i nostri occhi si aprano, qualcuno che ci ama li ha già aperti su di noi!
Cercate prima di tutto quello sguardo, quella presenza, che invita ad accettare la nostra condizione umana, (questo è il primo vestito da imparare ad indossare) fatta sicuramente di bisogni elementari e naturali del vivere e… “Il Signore sa che ne avete bisogno”, ma ci invita ad occuparcene non con affanno, rassegnazione o disperazione, ma con fiducia. E liberare il cuore dagli affanni significa colmarlo di fede e di speranza, significa contrastare la negatività del mio “sono stanco, sono stufo, sono solo” con la Sua parola che mi fa dire “va bene tutto”… MA… ho un DIO come Padre, che mi promette di non abbandonarmi e di essere con me sempre!
Allora la preoccupazione non sarà L’AUTO-PROVVIDENZA, l’AUTO-NOMIA E l’AUTO-REFERENZIALITA’. “AUTO-AUTO”. Anche questo è il blocco delle “AUTO” di cui abbiamo bisogno per ripulirsi dallo smog interiore :)!
Qualche tempo fa ho visto un documentario ”La teoria svedese dell’amore”. Sapete tutti che per anni, forse ancora oggi, si è guardato alla Svezia come alla Terra Promessa: un luogo perfetto per qualità della vita, leggi, la libertà, il modo di vivere affetti e relazioni… All’inizio degli anni ’70 il manifesto di tutto questo diceva che il fine era dare a ciascuno una vita totalmente autonoma e sicura e negli anni si è seguito l’obiettivo di rendere indipendente ogni individuo. Oggi la metà della popolazione vive in completa solitudine, con poche relazioni significative e legami, un quarto muore da sola senza che alcuno se ne accorga: un contesto disumanizzato! Alla fine di questo documentario il sociologo Bauman, che ci ha lasciati da poco, affermava: « La felicità non viene da una vita senza problemi, ma dal superamento delle difficoltà. L'indipendenza non è la felicità; alla fine porta ad una completa, assoluta, inimmaginabile noia e stanchezza del vivere ». E questa non è parola di Dio, ma della scienza sociale. Cristo non ha tolto i problemi, non ha tolto la morte, l’ha attraversata… Oggi la società vive secondo l’espressione latina “Etsi Deus non daretur”, tradotta di getto con “vivere come se Dio non esistesse”, bhè il Vangelo di oggi ci provoca e ci chiede di vivere come se Dio esistesse! Ricordati che Lui c’è e si ricorda di te! Ricordati che ha attraversato e vinto la morte… Ricordati dei gigli del campo e degli uccelli del cielo…