FRANTUMARSI PER ESSERE POLVERE DI STELLE - Epifania del Signore
E per il cristiano, quella dell’Epifania è la vera notte di s. Lorenzo, notte nella quale ci concediamo di guardare il cielo e lasciarci guardare e guidare da una stella… In questa notte la scia luminosa della cometa forma come un punto di domanda: la tradizione popolare quando ci fa vedere una stella cadente, ci chiede di esprimere un desiderio: ma ci sarà ancora spazio e tempo per i miei desideri? Ho ancora una speranza che mi anima? E dove mi condurrà questa stella? Dove mi porteranno i miei desideri?… Ecco che i magi, sono queste figure misteriose che ci dicono che vale la pena alzare gli occhi e riscoprire il cielo, vale la pena alimentare certe speranze e desideri, è opportuno smettere di essere solo curvi sulla terra e e su se stessi e i propri beni per sentirci degni e all’altezza del cielo… c’è la speranza che quelle profezie antiche, quelle promesse di cielo, del futuro Messia, si possano realizzare anche se sono trascorsi secoli interi… Israele attendeva da ottocento anni quel Messia…
E quel senso di attesa, quelle preghiere erano diventate dense, altro che polveri sottili… polvere di stelle!
Se magari il peso della vita te lo ha fatto dimenticare un po’, se il tanto tempo trascorso in una stessa situazione non lieta, non bella, ti ha fatto un po’ perdere la speranza, se forse per un motivo o per l’altro hai perso la luce… magari lasciala anche come ultima opportunità, ma ricordati che hai ancora il cielo… lasciati attrarre dalla stella che ti indica Cristo, che ti ricorda che sei un figlio di Dio, che l’eredità di Dio è tua, e magari lo sta facendo attraverso una persona, uno scopo, una eucaristia, una scelta da prendere, perché se il tuo cielo non ha stelle, se la tua vita non ha astri, sei un DIS-ASTRO: se non c’è una luce che ti guida, una speranza che ti anima e indica il cammino, ti perdi! “Lampada ai miei passi è la tua parola”… stella per orientarmi nel mio viaggio. Oggi è la Festa di questa luce, della manifestazione della gloria del Signore di cui, ci invitava la prima lettura: occorre rivestirci… Quella luce non deve solo illuminarci ma occorre Vestirci, coprirci, rivestirci, come una seconda pelle! Spogliarci di noi e delle nostre presunte certezze, frantumare le nostre corazze per essere rivestiti di Lui. Vestirci della sua forza, potenza, bellezza, grandezza, mitezza, capacità di perdono e amore…
Dio vuole diventare il tuo stilista, non è solo un modo di dire scanzonato.., ma vi ricordate in Genesi dopo il peccato di Adamo ed Eva Dio confeziona per loro un vestito di pelli… per la Sacra Scrittura l’inventore del Vestito è Dio. Qui il vestito è una conseguenza del peccato, ma proprio ciò che è conseguenza del peccato, diviene la via attraverso cui Dio raggiunge l’uomo. Ogni situazione può essere “stella”, anche la “stalla” (!), occasione per un nuovo vestito che non è solo di pelli, ma di luce… “hai cambiato la mia veste di sacco”, l’abito del lutto, “in un abito di gioia”. Dio che in Gesù “veste la carne”, vuole rivestirti della sua luce Lui, che nel salmo 104 appare proprio “vestito di luce come di un manto”
E questa possibilità, anche se è stato scelto il più piccolo e sperduto dei paesi, Betlemme, non è solo per una porzione di terra, ma per il mondo intero, è per tutte le genti: non c’è oriente e occidente, non c’è vicino o lontano… tutti sono chiamati, tutti possono vedere il prodigio nel cielo… tutti cioè sono chiamati in Cristo Gesù a rivestirsi di Lui, di questo nome che significa: “Dio Salva”, che ti ricorda che sei della schiera dei salvati, dei redenti, che la creazione è redenta... che il germe di bene, e di questa luce, di questa cometa… non è fuori di te, ma in te, e ti condurrà a quel bimbo appena nato. E così quella nascita diventa stimolo per una rinascita, per la possibilità di una Vita Nuova.
E se Erode arroccato nel suo palazzo e nelle sue certezze, non va in cerca della verità e della Vita nuova, perché è convinto di possederla già, ma semmai è in cerca del rivale da eliminare, i magi, studiosi, uomini di scienza, continuano a cerare verità e vita e si mettono in cammino, escono fuori da loro stessi, dal loro mondo… … e questi uomini dal cuore nobile e regale, fanno regali, Il gesto che qui sulla terra più ci avvicina a Dio. DONARE e FARSI DONO!
Anche noi vogliamo raccogliere quanto di più prezioso abbiamo che vale più dell’oro, dell’incenso e della mirra - le nostre vite - e donarle come lode e preghiera su questo altare, perché diventino luce per noi, per gli altri…