C'È UN ALBERO CHE TI ASPETTA! - XXXI Tempo Ordinario (Anno C)
"La tenerezza del Signore si spande su tutte le sue creature!"... e oggi persino su Zaccheo il pubblicano, uno messo male, anzi il capo dei pubblicani, dice la Scrittura, quindi il capo dei "messi male". Ma aggiungeva il Salmo: "Tu sei indulgente con tutte le cose, perché (tutte le cose) sono tue, Signore, amante della vita". Come a dire: Tu sei così buono con noi, Signore, perché siamo "roba tua", tuoi figli! Perché anche un Zaccheo è figlio di Abramo, anche uno messo molto male è figlio di Dio. E a ribadire questo la Scrittura sottolineava: "Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto"... ciò che era messo male, messo nel male.
E se questo è il nostro Dio che persino post-mortem, il sabato santo, scende negli inferi per salvare e liberare... allora come diceva la seconda Scrittura: "non lasciatevi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi..." di che cosa aver paura? Capita a tutti di attraversare momenti-alla-Zaccheo, periodi della vita nei quali andiamo ad abitare a Gerico, la "città sotto il livello del mare", Gerico è l'immagine degli inferi dove uno è proprio messo male.... quando si dice "come sono caduto in basso!"... E un uomo basso caduto in basso è proprio il top, rafforzativo del negativo! Ma è anche vero che il Signore creatore e amante della vita ci ha creati con delle riserve di forza, delle risorse che neppure noi conosciamo... Una forza da sommergibili, cioè capaci di portare su di noi il peso di tanta acqua, di tante cose... e poi anche di venire di nuovo su in superficie, in quel gioco di equilibrio tra pressione esterna e pressione interna. Zaccheo ha una pressione interna che forse era manifesta in lui in quel senso di inadeguatezza, quella coscienza che non gli faceva fare sogni tranquilli... Insomma Zaccheo non si è arreso all'etichetta pubblica del pubblicano, e sapete il Signore sta cercando nel suo popolo chi non si arrende, se non al suo amore!
Avete mai sentito parlare del filosofo americano Chomsky e del principio della rana bollita? Racconta di una rana che vede un bel pentolone di acqua fresca nella quale sguazza convinta di aver trovato una piscina privata. Quando il fuoco viene acceso, ovviamente l'acqua si riscalda piano piano. Presto l'acqua diventa tiepida, e la rana la trova piuttosto gradevole. La temperatura sale sempre di più, ma la rana si è stordita, indebolita, e non ha più la forza di reagire. E se il fuoco continuasse a rimanere acceso, la rana finirebbe semplicemente bollita! Ma se l'acqua fosse stata già bollente, la rana non ci si sarebbe mai immersa, avrebbe dato un forte colpo di zampa per salvarsi.
A volte noi viviamo tutto questo con il peccato... e non ci accorgiamo che un giorno dopo l'altro la temperatura si fa sempre più calda e non distinguiamo il punto di cottura, di bollitura, che vuol dire la fine. Zaccheo non vuole più stare in quel torpore, ha in sé quel desiderio profondo di cambiamento, "voleva vedere Gesù", qualcosa d'altro,, e quel bisogno di uscire dal suo isolamento lo porta a fare un gesto strano, come un salto elastico di una rana da una pozzanghera d'acqua gelida ad una bollente... compie un gesto fuori luogo per un uomo capo dei pubblicani. Il macho che non deve guardare in faccia a nessuno, diventa il bambino che deve guardare negli occhi di un predicatore di grido. E così accetta di diventare persino ridicolo, sale su un albero, come facevano i bambini per giocare... "Se non diventerete come bambini"... non vedrete e non entrerete nel Regno! E Zaccheo fa un'interessante scoperta... lui che vuole vedere, si scopre visto, e come un bambino che l'ha combinata grossa ed è beccato sul fatto, si aspetta il rimprovero del genitore... Ma cosa trova? Riceve un invito a pranzo... un autoinvito nella propria casa.
Gesù quando vede Zaccheo appollaiato sull'albero non gli elenca gli errori commessi, non lo giudica, non punta il dito. La pedagogia di Dio non fa dire a Gesù: "Zaccheo, scendi e cambia vita; scendi e andiamo a pregare..." Zaccheo si sente guardato, accolto, amato, e poi si converte! Gesù offre la sua amicizia, gli dà credito... Gesù non lo guarda (e non ci guarda) dall'alto in basso, come invece sempre si era sentito guardato da tutti Zaccheo; Gesù lo guarda (e ci guarda) sempre dal basso verso l'alto, con infinito rispetto, annullando ogni distanza... Come se dicesse "ho bisogno di entrare nel tuo mondo". Questo ci devono ricordare quelle tavolate imbandite, tante, attorno alle quali Gesù riunisce i peccatori!
E così Zaccheo trova in quello sguardo l'insieme delle possibilità negate... "Oggi devo fermarmi a casa tua"... Forse è il primo a fermarsi nella sua vita. Quante persone "di passaggio"... ma chi si ferma? Lui vuole fermarsi a casa sua! Lui vuole fermarsi a casa nostra!
E l'efficacia e autenticità di quell'incontro la troviamo non solo a livello dei pii pensieri, ma nel cambiamento, nel passaggio dalle parole alla pratica...
Qualcuno mi ha ridato la dignità, e io voglio ridare quanto ho rubato... (la metà dei beni era quanto previsto dalla legge rabbinica per la penitenza; restituire quattro volte tanto era quanto previsto dalla legge romana per il furto).
Qualcuno si è fermato nella mia vita e io voglio fermarmi sui miei sbagli, ravvedermi e fermarmi nel bene... fermarmi nella vita degli altri... ma più che dei soldi di Zaccheo, quei poveri hanno goduto - ed è il regalo che Zaccheo fa anche a noi oggi - della testimonianza di una vita che può cambiare, che può ripartire, che ha qualcosa da dare perché ha ricevuto tanto... una vita che anche se bassa, sotto tutti i punti di vista, non si rassegna e svetta verso l'alto... Fratello mio c'è da qualche parte un albero che ti sta aspettando, guarda oltre la folla e il tuo limite e inizia a pensare cosa preparare per pranzo, perché si è auto-invitato Dio stesso.
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