SARAI QUELLO CHE SEI - XXVI Tempo Ordinario (Anno C)
Il Vangelo di questa domenica potremmo dire cavalcare l’onda della beatitudine della povertà: “beati i poveri in spirito”, perché sono nelle mani di Dio, come Lazzaro, il cui nome significa proprio “Dio aiuta!”; “beati” i poveri perché sono scortati dagli angeli e hanno come avvocato Abramo, sono nel seno del padre Abramo, sono al suo fianco, espressione per indicare, il posto d’onore nei banchetti, e questo caso posto d’onore nel banchetto e festa della fede, perché Gesù ci ha insegnato che gli ultimi saranno i primi!
Lazzaro guarda a quel ricco con la stessa fame di senso, di verità, di bene, di quella donna sirofenicia, pagana, che guardando a Gesù che non le dà risposta, dice: ”Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli” (Mc 7:28). E qui invece i cagnolini mangiano le piaghe stesse di Lazzaro, che senza ricevere aiuto da chi può darglielo, senza ricevere cibo, muore.
L’universo di senso di questa pagina non va però semplicemente appiattito sull’esortazione morale a compiere atti di carità verso i poveri, ma ben di più come nell’imparare a vedere nel povero e nelle povertà la possibilità di essere raggiunti da Dio stesso, che come dice il salmo 36,25: “non lascerà che il giusto mendichi il pane”; la possibilità di essere grazie al povero uomini e donne migliori, essere commensali del Signore, che se li sceglieva come ospiti d’onore…
Luca non insiste tanto su ciò che avviene tra il povero Lazzaro, che porta il nome dell’amico di Gesù, e il ricco che rimane anonimo, ma il cuore, è il mettere in evidenza, le conseguenze di una vita che trascura il confronto con i bisogni dell’altro. La scorsa settimana ci dicevamo che alla fine della fiera l’unica vera e onesta ricchezza che possediamo è quella che piantiamo nel cuore dell’altro, nel giardino del fratello. E il profeta Amos si appellava oggi agli “spensierati di Sion”, a coloro che “della rovina di Giuseppe non si curano e preoccupano… ” E Giuseppe qui può essere oggi il tuo vicino di banco, il tuo dirimpettaio, il tuo familiare, il Lazzaro che mendica alla tua tavola. Ci viene ricordato che c’è il rischio che coloro che passano una vita agiata e tranquilla, rischiano di dimenticare tutti gli altri… E questo è un grido contro Dio (!) La spensieratezza è in questo senso qualcosa di allergico per la fede e per l’amore, perché fede e amore ci chiedono sempre di raccogliere i pensieri, e mettervi occhi e orecchie aperte a vantaggio dell’altro. E così anche se uno fosse tutto intento e preso dalle cose di Dio (fra l’altro il ricco è descritto con abiti di porpora e lino, che erano tipici dei sacerdoti), ma insensibile al povero si deve ricordare sempre che non c’è preghiera che valga quanto l’accoglienza del grido dei poveri!
Il problema qui è proprio l’ossessiva e totalizzante preoccupazione per se stessi che pian piano scava l’abisso che ci separa dagli altri e da Dio. Che crea l’inferno… quella distanza invalicabile (!), che segna un punto di non-ritorno, la scaviamo proprio giorno dopo giorno, e ci ricorda che saremo quello che siamo!! Se sei una persona che crea muri vivrai l’inferno della solitudine!
Quante volte abbiamo detto che il contrario dell’amore è l’odio, qui vien ribadito che è l’indifferenza!
Il ricco infatti non ha infierito sul povero, né tanto meno lo ha aggredito o umiliato, ma questa indifferenza è un grido assordante la voce stessa di Dio, è indifferenza a Dio stesso… che da ricco che era, si è fatto povero perché ogni povero potesse avere come Lazzaro, un nome d’amico.
Quando invece si verifica lo stato amorfo dell’indifferenza, san Giovanni dice in modo diretto, che si tratta di omicidio: perché “chi non ama è omicida” (1 Gv 3,15). E l’amore mette in conto quanto diceva la seconda lettura: “Tu, uomo di Dio tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza”… e potremmo aggiungere alla misericordia del buon Samaritano !
Il ricco epulone è invece il contrario dell’immagine di Cristo: se il ricco si veste di porpora e lino, Cristo si spoglia della sua uguaglianza con Dio, e sulla sua tunica gettano la sorte; se il ricco si dava a lauti banchetti, Cristo pure vi partecipa, ma per donarsi come cibo, perché prima ci sei tu e poi lui, e per questo ti lava i piedi, cura le tue ferite e ti serve…. Questo è Gesù!
E quando l’epulone sembra aver capito chiede di poter avvisare i familiari, se uno dall’al di là potesse raccontare a quelli dell’al di qua… - La risposta è lapidaria “hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro”. Il ricco insiste, perché pensa che ci sia qualcosa di meglio e di più efficace… e quante volte anche a noi capita sotto sotto di andare, come il figliol prodigo, alla ricerca di qualcosa di meglio della casa del Padre, della sua Parola, della Parola di Dio e della Testimonianza del figlio Gesù… ma in realtà è tutto qui… e se non ti vuoi mettere davvero in ascolto di quella Parola e - oggi ci viene aggiunto - e della parola dei poveri, bhè neppure se un uomo risuscitasse potrebbe convincerti e farti cambiare vita.
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