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TUTTI A TAVOLA: CI MANGIAMO! - Corpo e Sangue di Cristo (Anno C)

E oggi è la festa dell’eucaristia, festa nella quale innalziamo il nostro rendimento di grazie perché nel cammino della vita il Signore ci accompagna, passo passo, con il suo corpo e il suo sangue!

E ad introdurci a questa festa veniamo accompagnati da un personaggio misterioso: Melchisedek, re di giustizia e di pace, che è un sacerdote particolare, che non deriva dalla discendenza dei leviti (famiglia che per diritto garantiva la successione sacerdotale; figura che è addirittura prima del sacerdozio ufficiale che verrà solo con Mosè. Di lui non si conosce la genealogia o discendenza (i testi apocrifi parlano di Melchisedek come di un discendente di Noè e dicono che sarà sacerdote per sempre).

E lo abbiamo sentito, questo personaggio offre doni a noi noti: pane e vino. È cioè figura profetica di quanto si realizzerà in Gesù Cristo che la Lettera agli Ebrei definisce come il Sommo, Unico e Vero Sacerdote!

E Abramo che torna dalla battaglia contro Chedorlaomer, vinta con sua sorpresa, offre a questo sacerdote la decima di tutto quanto ha.

Abramo sa che il sacerdote è colui che finalizza tutte le cose a Dio, e allora poiché sa che tutto quello che ha, anche la sua vittoria, viene da Dio, a Dio la restituisce per mezzo di Melchisedek attraverso la pratica della decima...

Vogliamo vivere in questa chiave il momento dell’offertorio eucaristico, dove nel restituire i doni che Dio stesso ci ha dato, il pane il vino, noi li riceviamo moltiplicati e trasformati nel corpo e sangue che danno la vita eterna. Sia tutta la nostra vita una gestualità eucaristica... Che cioè nel prendere delle cose, sa che le ha sempre ricevute in dono e per questo ringrazia e benedice e condivide.

L’eucaristia è l’invito a unire tutto a Dio, mettere tutto alla sua presenza - come diceva la seconda lettura - : “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete al calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga”.

Affinché tutto di noi sia unito a Lui e perché Egli venga nella nostra vita per salvarla, nutrirla e curarla, come diceva il vangelo: “In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure”. E se io chiedessi qui, per alzata di mano, chi di voi ha bisogno di cure? Penso che si alzerebbero proprio tutte, perché tutti in un modo o nell’altro abbiamo bisogno di cure: nell’area della salute perché abbiamo qualche acciacco o malattia, nell’area dello spirito, perché abbiamo delle paure, poca fede, sbalzi di umore... Sapete questa mattina un papà con i suoi figli è venuto a chiedere alla nostra comunità preghiere per sua moglie, una giovane mamma di 33 anni, Alba, ricoverata in ospedale per una brutta leucemia, e in tutte le messe l’abbiamo ricordata, vogliamo farlo anche noi questa sera... perché il Signore è venuto a guarire quanti avevano bisogno di cure!”. E questo pane e vino, motivo per il quale siamo attorno a questo altare è la cura per la nostra vita se diventa invito ad aprire il cuore per ascoltare la Parola, invito ad aprire gli occhi per vedere il fratello che ci è accanto e riconoscerci come comunità, invito ad aprire il cuore e a rendere grazie perché tutto quello che abbiamo non è scontato ed è un dono... E noi siamo chiamati in prima linea affinché tutto questo possa raggiungere tanti altri e possa avverarsi come i discepoli del vangelo che dopo quella bella giornata di predicazione, hanno un problema: la folla ha fame! È importante sentire la fame, perché quando si ha fame si è disposti a cercare, ad ascoltare... ma c’è anche il rischio di mangiare la prima cosa che ci capita sotto mano, e che ci può anche fare male...

I discepoli sono in imbarazzo e si arrendono all’evidenza: "Congeda la folla! Non c’è nulla da fare!"... Ma invece di disperare e andare via a comprare a cercare la soluzione fuori, altrove, la soluzione va cercata in Dio! A cui dobbiamo restituire proprio tutto: il bene e le nostre fatiche... la nostra sazietà e la nostra fame!

Innanzitutto ci si mette sdraiati, non si mangia più in fretta come la notte di Pasqua in Egitto, possiamo metterci tranquilli perché il cibo che ci sfama è con noi!

E poi il comando di Gesù: “date voi stessi da mangiare”! - ma come facciamo, abbiamo così poco - Non è vero che non avete il necessario, quello che avete è tutto quello che ci vuole, voi stessi! Datevi da mangiare gli uni gli altri, imparate l’arte della condivisione e della fede in circolo... e troverete vita: non quando difendi e risparmi vita, ma quando siamo disposti a offrire vita nella libertà sulla parola del Signore, la troverai moltiplicata!. «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste». È questa l’economia della fede: più dai, più avrai; più fai del bene, più guarirai e riceverai bene... Allora anche noi affrettiamoci ad offrire tutto di noi nelle mani di Gesù che inevitabilmente per guarire ed essere saziati, ci rimanderà alle folle affamate di oggi, perché trovino discepoli capaci di dare loro da mangiare.


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