MI AMI? - III Pasqua (Anno C)
Ogni uomo vive di obbedienza, un’obbedienza alla vita con le sue leggi prevedibili ed imprevedibili, obbedienza al proprio corpo con i propri bisogni ed esigenze, obbedienza ai superiori, capi di lavoro, politici e leggi… Ma non dobbiamo mai dimenticarci che la prima obbedienza è a Colui che ha fatto e plasmato tutte queste cose, e che in questo senso, come ci ricordava la prima lettura: “Bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini!”.
Nel Vangelo, Pietro obbedisce all’invito del Signore e le sue reti prima vuote ed infruttuose diventano piene! Un’obbedienza perché la nostra vita sia piena, feconda, abbondante. Con questa obbedienza Gesù ci attrae, come Pietro, sulle acque... E non ci aveva forse detto: “Quando sarò innalzato attirerò tutti a me”?!?Per innalzare, per far salire, per far risorgere la vita...
Dopo questo innalzamento sulla Croce, come in ogni delusione che si rispetti, gli Apostoli sono tornati alla vita di prima, alle mansioni di sempre, alle parole di sempre, ai riti del quotidiano. Ma insieme alle false sicurezze del posto fisso e stabilito, ritornano anche gli insuccessi, la fatica, la pesca vuota: tutta la notte di lavoro e sudore, senza alcun risultato... E si fidano e obbediscono a quell’uomo che in prima istanza neppure riconoscono perché presi dal loro niente, dal loro vuoto che è diventato il loro tutto... e accettano la sfida di ributtare le reti dal lato destro.
Perché lo ascoltano, e con una proposta così bizzarra? Perché quando le cose vanno male le provi tutte per cambiare la sorte, e accetti ogni consiglio e idea strana...
E così ancora una volta Gesù accetta di andare in aiuto ai suoi discepoli, ritorna là dove tutto era cominciato, nella loro vita di prima, perché sa che come le onde di quel mare, anche i suoi discepoli di ieri, di oggi e di sempre, faranno avanti e indietro e saranno sballottati dalle circostanze, e non chiederà onore e gloria, ma sarà Lui che ancora una volta si inginocchierà, si piegherà davanti alla brace per preparare da mangiare... perché la fede non si separa mai dalle cose della vita. Perché non c’è nulla di autenticamente spirituale che non passi dall’autenticità della carne...
E una volta riconosciuto, tramite il dialogo con Pietro, Gesù fa echeggiare domande risuonate infinite volte fino agli estremi confini della Terra... le parole dell’amore instancabile: “Mi vuoi bene? Mi ami?”…
E così Pietro vede il suo Signore mendicante d’amore... ma cosa vuol dire questo? Forse che Gesù sia un insicuro alla continua ricerca di conferme affettive? No! Piuttosto che dinnanzi alla mia storia fatta di andi e rivieni, di dubbi e tentennamenti, di miei tradimenti, gioie e dolori, queste domande, che non chiedono il tornaconto o il regolamento dei conti ma che nel chiedere offrono possibilità, profondità, relazione, intimità, confidenza, sono l’unico strumento per salvarci da noi stessi: “Mi ami? Mi vuoi bene? Mi sei amico?”. Termini differenti che dicono stadi diversi del cuore, perché ciascuno ha una velocità e una capienza differente... E l'amore vero mette il tu prima dell' io, almeno così fa l’amore di Dio. "Simone mi ami?" per ben tre volte, il numero dei suoi rinnegamenti, il numero della verità… Certe domande vanno ripetute più e più volte, certi sentimenti e relazioni vanno ripresi più volte, ogni giorno, più volte al giorno…!
E terminerà questo dialogo con un “Seguimi!”... così come era iniziata la loro storia tre anni prima. Questo comando di seguirlo è il comando del discepolo, giorno dopo giorno… perché in quel seguirlo Pietro si ritroverà, e recupererà i suoi fratelli.
Pietro è chiamato ad interrogarsi sul suo amore, sul suo cuore, sulle sue intenzioni profonde. È invitato a fare sul serio, ad amare fino in fondo come colui che lo ha amato fino alla fine. “Mi ami più di queste cose? Più del pesce che ti ho fatto pescare? Più della tua barca, delle tue reti, del tuo mare, del tuo ruolo, di te stesso? Più delle vecchie cose a cui sei ritornato?"...E noi come avremmo risposto?
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