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IL TALLONE D'ACHILLE DI DIO - IV Avvento (Anno C)

E questo Natale ormai alle porte, fa uscire come ogni anno dall’anonimato la piccola Betlemme di Efrata, evocata e ricordata dai nostri presepi e dai presepi del mondo intero e dalle liturgie natalizie... “E tu Betlemme di Efrata, così piccola”... Eppure sei fra i villaggi di Giuda il luogo più grande perché prediletto e scelto da Dio, nel quale nascerà lo SHALOM, non il principio della pace ma il principe della pace, non una teorizzazione e filosofia di un principio pacifico ma un BAMBINO che sarà la PACE stessa, Dio stesso!! Con questa parola - Shalom / pace - terminava la pagina profetica di Michea, un profeta minore dell’Antico Testamento, un umile contadino che ha un senso molto forte della giustizia calpestata dai capi di Giuda, e che profetizza che sarà possibile la restaurazione della giustizia e della pace, proprio come per Dio è possibile che un grembo sterile possa essere fecondo, che una vergine possa partorire e che una città insignificante sia così determinante.

La logica della benedizione di Dio segue e predilige la via della piccolezza: ma come, stiamo parlando di un Re potente, di un liberatore, di Dio... dove sono i grandi palazzi regali, le grandi città, la scorta, le raccomandazioni...?? La Palestina, il cuore di contadini e pastori, una Vergine povera a suo servizio...

Il salmista lo aveva capito bene: “rispondimi perché io sono povero!”(Sal 85,1)... La povertà, la miseria e la piccolezza toccate dallo Spirito sono davvero trasformate in beatitudine perché ci immettono nella cerchia di quelli che stanno ancora aspettando qualcosa e qualcuno che porti e completi la salvezza, che non sono saturi e completati dalle loro opere, dai beni, dalla ricchezza, dal successo, che non si sentono “arrivati”, ma che vivono il tempo dell’avvento, dell’attesa, aspettando che qualcosa o qualcuno porti compimento nella loro vita. Il Signore ha un debole per queste persone, è “il suo tallone di Achille”, non riesce a resistere al povero che confida in Lui.

Nel Libro dei Giudici si racconta della chiamata di Gedeone: “Oh Signore come farò io a liberare Israele? La mia famiglia la più povera di Manasse e io sono il più insignificante nella casa di mio padre ( Gdc 6,15). I poveri e gli insignificanti, i rigettati e reietti sono nel cuore di Dio, perché sono gli unici pronti per rispondere liberamente ad un suo appello, senza avere come scusa altro di più importante da fare. E nel Vangelo, questa umile e povera pronta per la festa del primo Natale della Storia, è la Vergine Maria, che da qui in poi verrà benedetta da tutte le generazioni “perché ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). La beatitudine e la benedizione di Maria nasce qui: dall’ascolto della parola di Dio, dalla sua fede e dal suo obbedire alla Parola. Potremmo mettere sulla sua bocca le stesse parole che il figlio Gesù pronuncerà da grande, e che ha imparato dalla madre: “Ecco io vengo a fare la tua volontà!”. Se avrai il coraggio di percorrere la fede, le fatiche e i sentimenti di questa risposta, anche tu così piccolo, così disastrato, così peccatore e insignificante potrai essere uno strumento prezioso di Dio e vedere la benedizione di Dio sulla tua vita. Ma per obbedire alla Parola, occorre ascoltarLa: forse per questo è necessario l’intervento di un angelo che tappa la bocca a Zaccaria, e per nove mesi lo rende muto dinanzi al miracolo avvenuto in Elisabetta.

Cambia la prospettiva: non fare la volontà di Dio (come schiavo o sotto ricatto) per ottenere ricchezza, salute, successo, il profumino del pranzo di Natale con il cappone ripieno, il salone addobbato con l'alberello, le luci e i pacchi da tutte le parti e forse il presepio... quanto invece usare di noi, di tutto questo e dei nostri beni, dei nostri doni per Fare la volontà di Dio, per rendergli gloria... questo è il Sacrificio gradito a Dio, non quello freddo ed esteriore dei rituali! E quando Dio entra nel cuore dell’uomo, l’uomo prende a vivere secondo Dio e fa la sua volontà come pane quotidiano. E così avviene in Maria che si alza, si leva, e in fretta va verso la regione montuosa per incontrare Elisabetta: due donne che stanno vivendo un momento di grazia del tutto particolare. E non è Elisabetta a benedire Maria, ma semplicemente riconosce che Maria è già benedetta, la benedetta da Dio e può trarre a sua volta benedizione da quella donna benedetta! Come sarebbe bello imparare ad essere cassa di risonanza della presenza del Signore nel fratello... E non solo eco di pettegolezzo e cattive notizie! Elisabetta fu toccata dallo Spirito Santo e il bimbo nel suo grembo ha cominciato a fare capriole di gioia; a Pentecoste tutti saranno toccati e riempiti di Spirito Santo, e faranno capriole con la loro vita. Forse è il momento di sgranchirci un po’ e dare il nostro contributo in questa “coreografia” che ci chiede di danzare e cantare la vita.


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