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AMABILITÀ NOTA: ESSERE APE - III Avvento (anno C)

…Ed è stato iniziato solennemente questo Giubileo della Misericordia, un tempo di grazia aperto nel giorno dedicato a Maria, la piena di Grazia! C’è già un gran parlare, e alcuni giornalisti ed opinionisti si sentono in dovere di “difendere la purezza del Vangelo e il vero volto del Dio biblico"…perché sono presi dalla paura che questo papa ponendo troppo l’accento sulla misericordia dimentichi la giustizia, la verità… Non lasciatevi ingannare!! La verità è che la misericordia, l’amore gratuito, ci spaventano terribilmente, perché abituati a mercificare tutto, a compravendere ogni cosa, a scambiare pagando… non riusciamo ad accettare e capire l’abbondanza dell’amore che tutto copre, che sovrabbonda dove abbonda il peccato; ci fa uscire di testa l’amore gratuito! Ma Dio sa fare il suo mestiere e non ha crisi d’identità. Non è papa Francesco ad avere inventato la misericordia di Dio,

ma Dio stesso che rivelandosi per la seconda volta a Mosè si definisce come il «misericordioso lento all’ira e grande nell’amore»! La grazia è forse inconcepibile nella nostra testa, ma peccato - o meglio per fortuna (!) - che la Parola stessa ci ricorda: “Io sono Dio e non uomo” (cfr. Os 11,9) e allora… godiamoci questo regalo, senza troppe elucubrazioni mentali e resistenze, Lui è Dio e può perdonarti dalla testa ai piedi, Lui è Dio e può fare con te e del tuo peccato quello che vuole. Pensa: anche amarti così come sei… senza passare dai ritocchi di photoshop!

“Il Signore ha revocato la tua condanna”… “non temere, non lasciarti cadere le braccia”. Quando diciamo: “mi fai cascare le braccia…” è per esprimere profonda delusione, sconforto, è dire quel: “non è possibile!”… Ma non farlo perché…

Il “Signore tuo Dio, in mezzo a te è un Salvatore potente!” Per questo, questa domenica è domenica gaudente, di gioia profonda… Perché è stata preparata per noi la via della salvezza ed è il tempo nel quale attingere con gioia alle acque della salvezza…

Per questo Paolo ci ripete (e ci invita a ripeterlo!): “rallegratevi nel Signore, sempre!” Non dice “quando va tutto a gonfie vele e siete nel pieno delle forze”. Nelle nostre avversità, “rallegratevi nel Signore”; nelle nostre storie intricate, “rallegratevi nel Signore”; nelle nostre fatiche, “rallegratevi nel Signore”. “Siate sempre lieti nel Signore, rallegratevi” perché le sofferenze/le prove del momento presente passeranno e sono nulla rispetto alla gioia che è stata preparata (Cfr. Rm 8,18).

Piangi, arrabbiati, lotta, ma non disperarti e perdere la speranza! È quello che Francesco chiamava “perfetta letizia”… non perché un figlio dei fiori ante-litteram ma perché sentiva risuonare nel cuore “In mezzo a te è un Salvatore potente!”.

E - continuava la Parola - “la vostra amabilità sia nota”: Cristiano sei chiamato ad essere nella comunità e nella società AMABILE… uno ti vede e dovrebbe dire "ma guarda come è amabile... è sicuramente un cristiano". Invece ti vede e dice ?! ...Sapete qualche giorno fa ho avuto la gioia di andare in moschea, abbiamo parlato con i fratelli musulmani, quelli che vivono e cercano di vivere il vero islam - (quello che non ha niente a che fare con l’Isis o con certi modi di trattare le donne…ecc…) e ci dicevano che sono un po’ smarriti e confusi nel sentire che in Italia, a Torino, tutti si dicono battezzati, e quindi giustamente per loro vige l’equivalenza "sono tutti cristiani" e però… però si comportano come se non lo fossero... Certo è un po’ una semplificazione e valutazione sommaria, ma quanto è vero che non diciamo più un granché fra di noi, nelle nostre stesse assemblee... che stiamo perdendo un po’ di sapore… È vero, il Signore ci dice di elevare la preghiera nel segreto della propria stanza; ma anche di gridare la verità sui tetti e di essere luce e sale, e che “la vostra amabilità sia NOTA A TUTTI”. Se in questo periodo dell’anno si dice “A Natale si è tutti più buoni”… per noi diventi “Tutti i giorni dell’anno Cristiano sii amabile”…

I discepoli, gli uomini che ascoltavano Gesù, si chiedevano “Maestro che cosa dobbiamo fare?”. La risposta che viene suggerita non fa immediatamente riferimento a Dio (tipo "offrite sacrifici al vostro Dio", "passate più tempo in Chiesa", "fate più offerte"…) ma: “fare qualcosa al fratello”, “dargli la tunica", "dargli da mangiare”. In un altro passo troveremo: “Non può dire di amare Dio chi non vede, chi non ama il fratello che vede!” (1 Gv 4,20)

…Forse è il momento storico e spirituale in cui diventare testimoni credibili, in cui diventare misericordiosi, in cui salutare chi non si saluta più. Tempo nel quale perdonare di cuore un fratello, fare un sorriso con chi hai rotto da un po’, fare pace, riconciliarsi, rompere i muri che dividono, andare a trovare un anziano, un malato… Facciamo qualcosa altrimenti l’anno del giubileo è come dire l‘anno delle olimpiadi, l’anno dell’unità di Italia e così via… bello... Ma la vita non cambia!

Tutto questo può sembrarci difficile… Bene, il primo a saperlo è il nostro Dio, che ci dice di impugnare l’arma della preghiera: “In ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti”. “E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza” (ogni nostro comune e naturale ragionamento) “custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”.

La prima regola per il nostro abitare la Terra da cristiani sia: prenderci cura gli uni degli altri.

Che cosa dobbiamo fare? In un attimo di silenzio ciascuno pensi e raccolga ciò che la coscienza gli consegna. E vi lascio con un versetto del corano trovato in questa visita in Moschea: “Essere come l’ape che mangia il buono, lascia il buono, si posa sul ramo e non lo spezza”…


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